di Cesc Gay
con Nora Navas, Rodrigo de la Serne, Juan Diego Botto, Francesco Carril
nelle sale dal 2 ottobre
C’è un’età in cui è naturale rinunciare all’amore? Secondo il buon senso sì, secondo Eva, la protagonista di questa spumeggiante commedia spagnola, proprio no. Anzi, in nome della voglia di riprovare quelle emozioni, di riprendere il gioco dell’amore che da ragazza le piaceva tanto, ribalta la sua vita. Senza rete di sicurezza. Alla soglia dei 50 anni, lascia il marito e i due figli adolescenti e “va a vivere da sola”, con le stesse aspettative di una ventenne appena uscita dalla casa di famiglia. Non è così scontato però che i desideri si avverino. Almeno non subito. Tranquille, non preoccupatevi: siamo in una commedia e l’happy end è d’obbligo. Ma non corriamo troppo e facciamo qualche passo indietro.

Cesc Gay, regista spagnolo di successo (suo Truman – Un vero amico è per sempre), ha avuto l’idea per questo film quando ha scoperto che un’amica sposata stava cercando casa, senza dire niente a nessuno, giusto per capire “come sarebbe stato vivere di nuovo da sola”. Partendo da questa irrequietezza al femminile che non ha mai fine, ha iniziato a scrivere la sceneggiatura.
Eva, la protagonista, è una donna che ci fa subito simpatia appena appare sullo schermo e in film come questo con l’attrice giusta si è già a metà dell’opera.

Lavora in una casa editrice, ha un bravo marito moderatamente noioso e due figli adolescenti che non creano problemi. Potrebbe accontentarsi, peccato che nel suo intimo sia rimasta una ragazza romantica, anche se per tanti anni aveva accantonato questo suo lato, troppo presa dalle cose della vita. Quando, durante un viaggio a Roma per un convegno, incontra per caso uno sceneggiatore argentino con cui scatta un’immediata intesa, ecco che i sogni di gioventù riaffiorano, prepotenti. Il film, come in una commedia degli equivoci, allinea una serie di episodi simpatici, in cui Eva cerca di riprendere in mano la sua vita, inciampando in parecchi imprevisti. Un po’ perché la vita non è prevedibile, un po’ perché è ingenua, pasticciona e dice troppe bugie rimanendone intrappolata. E soprattutto perché è travolta da una ridda di sentimenti che secondo la morale comune dovrebbe avere invece archiviato.

Le conversazioni con i colleghi di lavoro che sono anche i suoi migliori amici prendono la forma di spigliate sedute di psicoterapia: loro si sono accorti che sta succedendo qualcosa e cercano di smascherarla, lei mente, poi si confida, infine cerca una sponda. Ma cambiare vita senza un’alternativa concreta, a 50 anni è un salto nel vuoto e può rivelarsi un disastro.

I figli sono perplessi e faticano a capire il cambiamento della madre, il marito è sgomento perché non riconosce più la donna con cui sta da 20 anni. E poi c’è lei, Eva, che attraversa la burrasca facendosi carico anche di tutto quello che non va secondo i piani. Arriva la solitudine, cerca di contrastarla con gli appuntamenti deludenti delle App di incontri e la sua voglia di ritrovare le emozioni dell’innamoramento non ne vuole saperne di placarsi.
Chi ha apprezzato la serie Dieci capodanni (recuperatela se non l’avete vista, è su Raiplay) ritroverà nel ruolo del migliore amico Francesco Carril che conferma il suo garbo brillante.

Un film che potremo catalogare nel buon cinema medio di cui si ha tanta nostalgia, stretti come siamo fra scontati blockbuster, presuntuosi voli pindarici d’autore e gaglioffate senza capo né coda. Un film perfetto da vedere con le amiche, semplice ma non banale che a tratti strappa sorrisi e poi irrompe, inevitabile, l’identificazione. Perché la possibilità di innamorarsi a 50 anni (e perché no, anche a 60, 70 o 80), alla fine non è un’idea così malvagia.