Il fumetto americano punta tutto sulla leggerezza, finendo per diventare un divertente b-movie.
E quindi ecco che questo Superman non solo comincia in medias res, ma comincia con Superman che le ha appena prese di santa ragione da un altro di quelli che Gunn ha deciso di chiamare “metaumani”, umanoidi, ma coi superpoteri.
Lois Lane e Clark Kent , stanno già insieme, e lei sa che lui è Superman. Superman, fa il vanitoso, il permaloso, l’arrabbiato.
Fortissimo, quasi invincibile, Superman, ma, per il resto, umano. Supereroi con problemi non super ma normali.
Superman è divertente, perché Gunn, ha avuto l’intelligenza e il coraggio di non prendere sul troppo sul serio un personaggio e un universo.

Quello di giocare, di essere un sciocco, di far ridere: anche attraverso la non eccelsa intelligenza del suo stesso protagonista. Di usare la commedia come modello di riferimento.
Che poi non esclude che possa essere capace di inserire qualcosa magari non di profondo, ma di più serio e che ha a che fare col sentimento come il rapporto di Clark con la sua famiglia adottiva.
Il Superman di Gunn – più corto del resto dei cinecomic, è un film divertente soprattutto per via di questa sua leggerezza scanzonata, che trova la sua massima espressione nel supercane Krypto, il personaggio migliore del film, che poi scopriremo non essere nemmeno il cane di Superman.
Ci sono poi alcuni momenti visivamente affascinanti, nei quali Gunn ha messo a frutto l’esperienza accumulata in Marvel, quando si entra nell’”universo tascabile” creato da un Lex Luthor cattivissimo e mosso dall’invidia, interpretato molto bene da Nicholas Hoult e Rachel Brosnahan come Lois.
Ma anche lì, in quell’universo un po’ cupo, ecco la trovata geniale, le scimmie incatenate ai computer per sputare veleno sul prossimo – e su Superman in particolare – via social.
Tra le righe qualche commento o stoccata al mondo in cui viviamo.

Superman non intelligentissimo, ma testardamente, buono che si fida di chiunque, che va alla ricerca del bene, candido.
James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
James Gunn prima di tutto capisce che fare l’ennesima origin story sarebbe una cosa inutile, e si permette di dare per scontate un bel po’ di cose che sarebbe altrettanto inutile ribadire.
Poi racconta Superman come un supereroe con problemi poco super e molto umani. Ma soprattutto, capisce che il cinecomic deve piantarla di prendersi così tanto sul serio, e usa la leggerezza, prende in giro sé stesso e il suo protagonista buono e simpatico, scanzonato e farsesco.
In tutto questo, non esita a inserire le battaglie e gli effetti speciali. Ma alla fine dei conti il Superman di Gunn rimane un bizzarro b-movie da 225 milioni di dollari, che ci dice che il bene potrà essere anche banale e ingenuo, ma rimane necessario.

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.