Ho visitato di recente la bellissima mostra Un altro sguardo Opere dalla Collezione Gemma De Angelis Testa a Villa Panza, (Varese). aperta al pubblico dall’11 aprile al 12 ottobre 2025 che rappresenta l’inaugurazione di un ciclo espositivo dedicato al tema del collezionismo come espressione di un pensiero e strumento di indagine del presente.
In mostra sono esposte 39 opere della collezione di Gemma De Angelis Testa, alcune delle quali mai esposte prima, che includono artisti come Cy Twombly, Robert Rauschenberg, Francesco Vezzoli, Shirin Neshat, Marina Abramović, William Kentridge e Ai Weiwei. L’esposizione è curata da Gabriella Belli, Marta Spanevello e dalla stessa Gemma De Angelis Testa.
Per Gemma l’arte ha occupato sempre uno spazio molto importante, da anni si impegna a promuovere l’arte italiana, per questo ha fondato nel 2003 ACACIA Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, dando vita a una nuova forma di mecenatismo collettivo, con la missione di sostenere l’arte e gli artisti italiani.
Abbiamo voluto intervistarla per conoscere dalle sue parole i motivi che l’hanno spinta a partecipare a questo progetto dedicato al collezionismo.
Come ha raccontato in alcune interviste Lei si è avvicinata all’arte fin da giovane e il suo mondo emotivo è stato permeato dalla passione per l’arte.
Quanto questa passione ha contribuito ad un certo punto ad avvicinarla al mondo della grafica pubblicitaria di un grande e geniale artista come Armando Testa?
Armando ha avuto indubbiamente un ruolo importante nell’alimentare e nel nutrire l’interesse che avevo per l’arte trasformandolo in una passione. Questa passione ci ha permesso di parlare la stessa lingua e di condividere un intero mondo, rendendoci ancora più complici e uniti.

© Villa Panza. Un Altro Sguardo. Foto di Lorenzo Pennati, 2025 © FAI
Ci può descrivere il momento preciso in cui ha deciso di iniziare a collezionare opere d’arte contemporanea?
Ho sempre avuto il desiderio di creare una collezione d’arte di tipo museale. Dopo la morte di Armando, avvenuta nel 1992, mi sono ritrovata ad affrontare un grandissimo dolore e ho riversato le mie energie nell’arte, iniziando a frequentare l’ambiente artistico di Torino, all’epoca molto all’avanguardia ed estremamente vivace. Ho poi deciso che volevo supportare attivamente le istituzioni della città in cui abitavo e apportare un contributo significativo: ho quindi acquistato delle opere da dare in comodato d’uso al Castello di Rivoli. Si trattava di opere di artisti quali Tony Cragg; Ettore Spalletti; Pier Paolo Calzolari; Jan Vercruysse; Marlene Dumas e Anselm Kiefer. Da quel momento ha avuto inizio il mio percorso di collezionista.
·Nella sua scelta di opere contemporanee influisce un collegamento che vede con l’arte di epoche precedenti?
Il mio gusto si è inizialmente formato guardando e studiando gli artisti del passato, come Carlo Crivelli, Pontormo ma anche Van Gogh, Modigliani e Morandi. Queste conoscenze artistiche hanno rappresentato il bagaglio iniziale con cui mi sono tuffata nell’arte contemporanea e continuano ad esercitare un richiamo, influenzando, forse anche in modo inconsapevole, alcune delle mie scelte.
Alla mostra presso Villa Panza intitolata ‘’Un altro sguardo’’ in collaborazione con il FAI con quali criteri ha scelto i quadri della sua collezione da esporre e quale interazione ha avuto con la curatrice Gabriella Belli?
Gabriella Belli ed io abbiamo lavorato insieme in diverse occasioni, non ultima quella della donazione di parte della mia collezione a Ca’ Pesaro: è un piacere lavorare con lei. Andiamo molto d’accordo, e sono stata felice di accettare quando mi ha chiesto se volevo esporre delle opere a Villa Panza. Nominata curatrice della programmazione scientifica di questo prestigioso spazio ha deciso di inaugurare un nuovo ciclo espositivo sul collezionismo mettendo a confronto la collezione di Giuseppe Panza con un’altra di altrettanto spessore. Una prima selezione delle opere è stata fatta da me, poi la scelta finale è stata di Gabriella: voleva delle opere che illustrassero il mio percorso e profilo di collezionista diverso da quello di Panza.
Quanto la conoscenza dell’arte ha un valore educativo per le nuove generazioni?
L’arte aiuta a pensare e a sviluppare uno spirito critico, che ritengo quanto mai necessario in quest’epoca di conformismo e omologazione. Ha quindi un alto valore educativo, che crea le basi del rispetto verso il prossimo e insegna a vivere in mezzo agli altri. Lo ritengo uno strumento di crescita collettiva, perché gli artisti hanno la capacità di vedere avanti e cogliere i cambiamenti della società. Esporsi all’arte significa quindi esporsi alla vita.