di Jon Fosse
Regia di Marco Bonadei
Con Angelo Di Genio e Marco Bonadei
Fino al 30 maggio al Teatro dell’Elfo
Se non fosse banale e di moda direi che è un’esperienza più che uno spettacolo teatrale. Non lo definirei una performance, piuttosto un’azione estrema degli attori che avvolge lo spettatore, anche sensualmente, abbracciato com’è da luci e ombre, investito dai suoni ancor più che dalle parole, spruzzato dagli schizzi quando i due protagonisti si tuffano e si perdono nella vasca d’acqua bianca che sostituisce il palcoscenico, attratto dalla pioggia di microfoni asimmetrici che sovrasta la scena.

Il testo, suggestivo e debitore di Samuel Beckett, è composto non solo di parole, ma anche di singulti, grida, risate. Risa che si espandono, diventano singhiozzi e poi pianti trattenuti per tornare a essere un nevrotico, disperato sghignazzo.

L’autore è Jon Fosse, norvegese, premio Nobel per la letteratura nel 2023. Che cosa si racconta in Io sono il vento? Un dialogo a due o forse un colloquio fra le due metà di uno stesso uomo. Forse c’è una barca a vela, forse ci sono il mare e una baia da raggiungere. Di sicuro c’è il vento, che scuote i due protagonisti e rende più difficoltosa la loro rotta. Dove vogliano andare, da dove vengano, chi siano, non lo sappiamo. Come per i personaggi del teatro di Beckett, li viviamo nell’istante, nel qui e ora, che con loro, come spettatori, condividiamo.

Potrebbero muoversi o restare immobili, contrastare il vento o lasciarsi guidare dalle folate. Parlano ma spesso le loro parole sono suoni più che frasi di senso compiuto. Prendono tempo, bevono, preparano una cena, si tuffano nell’acqua lattea che potrebbe essere il liquido amniotico o il fiume Lete. In ogni caso un luogo dell’anima e non un luogo terreno. Più metafisica che fisica. Forse cercano la salvezza e un approdo, più probabilmente anelano alla pace che c’è solo nella fine ultima. Forse è sul senso dell’esistenza che si interrogano o forse sono davvero due marinai che vagano nella notte.

La meraviglia di questo spettacolo speciale è anche nella scelta estrema della performance attoriale. Marco Bonadei e Angelo Di Genio sono spericolati e bravissimi, temerari nella messa in scena, acrobatici e poi masochisti nel restare immersi nella vasca per tutta la durata dello spettacolo. La fatica grande della loro recitazione, il modulare le voci dal sussurro alle grida rendono tangibili e quanto mai vicini anche per noi il dolore, la paura, la ricerca e infine l’arrendersi al mistero. Noi, umani incapaci di conoscere, di capire davvero.

Uno spettacolo magnifico e coraggioso che chiede anche allo spettatore di arrendersi. Quando il teatro è pensiero, corpo e anche scossa elettrica. Quella burrasca emotiva che solo il grande teatro sa dare e che quando la trovi ti fa restare senza fiato.
Io sono il vento
di Jon Fosse
regia Marco Bonadei
con Angelo Di Genio e Marco Bonadei
traduzione Vanda Monaco Westerståhl
collaborazione alla regia Alessandro Frigerio
drammaturgia del corpo Chiara Ameglio
luci Michele Ceglia
dispositivo sonoro Gianfranco Turco e Leonardo Bonetti
ideazione scene Marco Bonadei ed Elena Rossi
costumi Elena Rossi
realizzazione costumi Elena Rossi e Andrea Merisio (tirocinante)
costruzione scene Tommaso Serra e Tommaso Frigerio
foto di Marcella Foccardi
produzione Teatro dell’Elfo