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      La solitudine dei non amati

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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Maddalena, testimone della Pasqua 
    Costume e società

    Maddalena, testimone della Pasqua 

    Daniela TuscanoBy Daniela Tuscano21/04/2025Nessun commento3 Mins Read
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    No, non è apparso per primo a Pietro, né ai Dodici. Il Risorto si rivelò a Maria di Magdala, la «Maddalena». Nella sua vitalità cosmica e con qualche ricordo terrestre, al punto che l’Apostola lo aveva scambiato per un umile giardiniere. In Maria tutto è piano e vegeto, anche il sepolcro. Vegeto-vegetale come il giardino, la natura che fa il suo corso e in cui il miracolo s’insinua quasi di nascosto, palpitante ma lieve. In quel giardino, Maddalena, Eva redenta, sposa smarrita del Cantico, Lazzara resuscitata, anch’essa, dal nome, finalmente ritrova l’amato, e trova la sua strada. Nel momento dell’unione, egli la invia lontano: pur se solo a Gerusalemme, da quei «fratelli» che nuovamente non capiranno, che ancora confidano in un riscatto politico, nazionale. Ai «fratelli» sarà comandato di «rimanere». Non dovranno muoversi dalla città, proprio da lì sorgerà la «chiesa» universale, delle molte lingue e degl’innumerevoli popoli.

    Maria coi suoi brevi ma entusiasti passi (simili a quelli della Samaritana dopo la rivelazione), per una via impreveduta, anticipa i grandi viaggi di Paolo.

    Nulla tra i «fratelli» e le «genti» accadrebbe senza la sua voce – voce di donna, derisa, ignorata, infine udita, ma subito dimenticata, peggio: accantonata: «non è più grazie a te che crediamo…» -. Il Maestro ha accettato una seconda volta il rischio di non esser creduto, non più come semplice uomo, nato da donna, ebreo crocifisso, pietra scartata, ma come Cristo, consegnando l’annuncio della sua divinità a un’altra donna, in un angolo domestico, accanto a una tomba vuota, dove perfino la compassione angelica – con una domanda che è una carezza, quasi una parafrasi delle parole rivolte alla vedova di Nain – è discreta, sommessa. 

    Cristo, come all’inizio Gesù, ha voluto manifestarsi tramite una donna.

    Cristo pone a Maria la questione decisiva: chi cerchi? Maria ha contemplato il fallimento, l’infrangersi sia delle promesse del Messia, sia di qualsivoglia esperienza umana. Ma dietro tutto questo ha pure avvertito una invisibile, arcana sacertà, che l’ha trattenuta, forse inconsapevole, sulle sponde del vuoto.

    Ed è spinta ad andare oltre. Il tempo delle lacrime è finito. È vero, c’è stata la croce, la morte, il silenzio. La croce è indispensabile, irrinunciabile. E… superabile.

    Maria aveva cercato un uomo vissuto in un determinato tempo e spazio; l’ha seguito fino all’ultimo, fino alla soglia estrema, non sapendo bene cosa sperare ancora; ma, chissà come, ha resistito. Per questa disarmata fedeltà, che è stata la sua forza, le spetta ora il dono di annunciare un Uomo d’ogni tempo e ogni spazio. 

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    Daniela Tuscano

    Daniela Tuscano, docente di italiano e storia all'IIS «Enrico De Nicola» di Sesto San Giovanni (MI), esponente di Radfem Nord Italia e del gruppo I-Dee, si occupa di storia delle donne, di arte e scrittura nonché di dialogo interreligioso. Organizza incontri interculturali nelle scuole e presso varie associazioni. È autrice di volumi di prosa e saggistica, tra cui ricordiamo: «Femmine e preti non sono poeti» (con Madre Maria Vittoria Longhitano) e «Maternità surrogata, utero in affitto e gravidanza

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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