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    PSICOLOGIA

    Affetti smarriti e ritrovati

    DolsBy Dols19/02/2025Updated:20/02/2025Nessun commento8 Mins Read
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    di Mattia Morretta


    Alla ricerca del bene dell’anima nella terra desertificata delle relazioni, tra le rovine mitologiche del passato e le chimere robotiche del presente, seguendo la via dell’equilibrio mentale e dell’etica.

    E nelle rime respira quell’amore
    che qui si sopporta a fatica…
    (Boris Pasternak, 1931)


    Cuore, amore, passioni, sessualità sono ormai rubricati d’ufficio tra i temi di evasione e intrattenimento, persino quando esposti con taglio sociologico o psicologico dagli esperti di protagonismo televisivo, titoli in cartellone in replica perenne sul palcoscenico mediatico, che ne ospita volentieri le commedie e i drammi risaputi, con l’intermezzo di raccapriccianti casi di cronaca, senza prendere niente sul serio e sempre di corsa perché lo show (business) non si può fermare.

    Certo si fa di tutto per scongiurare analisi accurate e per restare in superficie, è sufficiente spalancare gli occhi e divorare immagini, confessare debolezze e vizi, dimostrarsi capaci di bassezze triviali e sentimentalismi puerili, che non mettono in discussione il senso comune e rendono ininfluente il buon senso. La mente deve restare chiusa e in fin dei conti retrograda, a dispetto delle sedicenti trasgressioni e avanguardie, l’edonismo è compatibile solo con gusti di tendenza e l’insostenibile leggerezza dell’avere, faccine, like, cuoricini disegnati con le dita, pose volgari, ammiccamenti ed esibizioni tutt’altro che cordiali.

    Sul fondo del lieto calice intanto si accumulano le amarezze e le angosce, non per nulla Dumas ne I tre moschettieri scrive: “L’estrema preoccupazione si combatte solo con l’estrema spensieratezza”.
    Per questo per delucidare e approfondire la problematica non servono dibattiti, iniziative e spettacoli “emozionanti”, perché l’esito è lo stesso dei film del terrore e dell’orrore, dei libri gialli e neri, dei romanzetti rosa, stimoli che impressionano la retina e il subconscio dando la sensazione di saperne (o averne) abbastanza.

    E in effetti, considerando il tedio e l’artificialità che abbondano nelle pochezze erotiche e amorose più quotate, non sorprende che il desiderio latiti e le relazioni Interpersonali languiscano, sfibrate e svuotate, ridotte a involucri o simulazioni. Difatti, più si consumano in fretta e furia i contatti, più si sterilizza e atrofizza l’immaginario simbolico, ndispensabile per la vivacità e la vitalità della psiche.

    Purtroppo per i più è rassicurante sapere che cattive abitudini, strumentalizzazioni reciproche, cadute rovinose, sono la prova del nove della natura umana, minimo comun denominatore inclusivo e democratico, quasi alla pari con la livella della morte.
    D’altra parte su sesso e sentimento sono tutti opinionisti accreditati, nonostante si parli per sentito dire, mettendo insieme alla rinfusa una grammatica improvvisata, nozioni parziali e qualche spunto medico o tecnico, cicatrici di vicissitudini mai sottoposte a rielaborazione, un franco analfabetismo a dispetto dei diplomi e delle lauree “magistrali”.

    Appena si accenna alla sfera intima si verifica un annebbiamento della ragion critica, lucidità e onestà intellettuale vengono bandite, si entra nella selva oscura della pancia e del sonnambulismo, gli ingredienti galleggiano in un pentolone di vecchi pregiudizi addizionati dei nuovi edulcoranti del politicamente corretto. Perché il livello medio di maturazione e consapevolezza in materia è elementare, la maggioranza una volta silenziosa e ora loquace a vanvera è appena un gradino sopra lo stadio di primate, quindi scimmia assai poco sapiens. Inoltre, poiché ciascuno è chiamato in causa nel privato, è impossibile non sfiorare nervi scoperti o maneggiare con disinvoltura un materiale esplosivo.

    Per questo pure specialisti, intellettuali, giornalisti e politici cercano di sorvolare e soprassedere per non ritrovarsi re nudi. E si preferisce prendere posizione, schierandosi pro o contro le maschere di moda, per non dover pensare ai volti senza trucco, perché il problema è reggere la coscienza di ambivalenze, percezioni confuse e scabrose, fantasmi inquietanti, licenze da mercato nero, brame di dominio e odio in agguato dietro paraventi seducenti.


    E dunque, se siamo, oggi come ieri, animali in costume (compreso quello adamitico), costretti tra l’incudine del programma genetico e il martello dell’ambiente sociale, cosa c’è sotto il vestito? E sono davvero nostre, personali e autentiche, le emozioni amorose?

    Siamo più veri e spontanei, meno controllati, quando proviamo attrazioni fisiche o ci affezioniamo a qualcuno? Non dovremmo sapere che nella memoria della specie e dei singoli agiscono dati preregistrati e altri registrati precocemente, che nessun velleitarismo o terapia può del tutto cancellare (a meno di operare una lobotomia)? L’inganno di sempre è credere che l’essere umano disinibito sia più vero, a partire dal detto in vino veritas, mentre nel “lasciarsi andare” non si fa che raddoppiare il giogo e i padroni, visto che gli atti più impulsivi e pericolosi (per sé e/o gli altri) sono compiuti proprio per perdita dei freni inibitori, che nel sistema nervoso rappresentano il meglio delle difese sviluppate nel corso dell’evoluzione. Per non parlare dell’importanza di tutelare l’identità individuale evitando sperimentazioni inutili, marginali o omologanti.


    Il falso ideologico attuale, che non incontra alcuna valida opposizione o contestazione, sostiene
    l’illusione del godimento facile e dell’usufruibilità senza costi aggiuntivi, chiavi in mano, dei sensi e degli affetti, benché l’esperienza di ciascuno, la storia collettiva e persino i proverbi certifichino il contrario, con l’incessante casistica di battaglie sanguinarie fuori e dentro il letto, ferite organiche e psicologiche insanabili e talora letali, errori pagati per l’intera esistenza e lasciati in eredità. Più in generale si propaganda che l’uomo è ciò che gli piace, anche se spesso è un piacere ad altissimo prezzo, oppure con truffa incorporata, perché una volta aperta la confezione il prodotto è poca cosa, il resto è materiale di imballaggio.

    Sul fondo si ode la cinica risata degli imbonitori economici senza scrupoli, demiurghi palesi e occulti che intontiscono con droghe e comodità i compiaciuti ma scadenti consum-attori, per far posto a robot e intelligenza artificiale.
    Tuttavia, celando o rimuovendo rischi e danni, non si fa che favorire la patologia e il delitto, aumentando a dismisura il lato buio, primitivo e sadomasochistico delle passioni, impedendo al contempo di coltivarne le componenti luminose, creative e positive.

    Perché nei nostri desideri di scambio o unione, nelle attrazioni spontanee, nella percezione di affinità elettive, nelle simpatie ineffabili, nell’ideale amoroso fanno il nido filosofia e poesia, figure e simboli che dimorano nella psiche profonda e attendono di venire alla luce per aiutarci a salire, crescere e maturare nella verità e nel bene. L’elemento di “malattia” implicito nell’attaccamento agli altri e alle cose è perciò potenzialmente utile, in quanto sintomo della carenza di un aspetto di realtà importante da integrare, uno squilibrio che può indurre a trovare un più solido equilibrio, a generare un Io risanato mediante l’accettazione del male e le cure appropriate.


    Può allora servire richiamare Plotino, il geniale filosofo mistico del III secolo, che distingueva tra affettività spirituale e aspirituale, affermando che la prima è super-logica, cioè va oltre il semplice pensiero, perché mira a realizzare l’unità inscindibile di reale e ideale, intelligibile e intuitivo, volontà e fantasia. Il suo tentativo di coniugare l’equilibrio mentale e l’etica (invitando a non fare compromessi con la morbosità di sensazioni e sentimenti), ci offre ancor oggi la rivelazione di un mondo che sembrava perduto, non rivoluzione, ma ritorno e conquista, sintesi suprema di universale e particolare, netta presa di distanza dalla visione materialistica dell’umanità e del cosmo.

    Perché quel che più difetta nell’odierna Babele di prosaicità, egocentrismo e indifferenza, trionfanti grazie alla scienza e alla tecnologia sponsorizzate dal mercato globale, sono i diritti dello spirito, la dignità del mondo interiore, la bellezza dei rapporti disinteressati. Infatti, dopo la definitiva caduta degli dei, il tramonto di Eros e Afrodite, ai contemporanei sono concessi solo fuochi fatui da seduta spiritica, un love d’importazione ridotto a psicofarmaco da banco, la fisicità in confezioni usa e getta, il naufragio della carne nella sordida o banale virtualità.


    Eppure, se il sesso a sé stante è un gesticolare incomprensibile e il cuore a cuore alla lettera un copione teatrale di poche battute sempre uguali, l’affetto dell’anima è per principio votato alla libera interpretazione, vuol dialogare nel riserbo e nella separazione, ma è pronto a cantare in gruppo o in coro, consapevole della gioia caduca e della fragilità delle relazioni, umiliate dalle brame di sopraffazione e gregarietà premiate in società. È un Amore però che ha bisogno di noi, del nostro aiuto fattivo e continuativo a favore delle buone compagnie, della conciliazione e del lieto fine, il rispetto della personalità propria e altrui, la moralità dell’agire, scegliendo anche contro l’evidenza di credere in una fiducia ragionevole e una speranza alata. Per fare appello all’eternità pur nell’attimo fuggente, come nei versi di Miguel Hernandez composti in carcere: “Se fosse in noi la vita della rosa / e della rosa l’intensità…”.

    Mattia Morretta, saggista, medico psichiatra e psicoterapeuta

    Psichiatra, psicoterapeuta e sessuologo, collabora con associazioni, biblioteche, riviste e con l’Ordine dei Medici di Monza per iniziative di divulgazione culturale. Si è occupato di formazione, educazione alla salute nelle scuole e solidarietà nel mondo del volontariato. È autore di saggi di psicologia sociale e biografie letterarie: 

    Che colpa abbiamo noi. Limiti della sottocultura omosessuale (2013), Tracce vive. Restauri di vite diverse (2016), Viva Dalida. Icona immortale (2017), Questo matrimonio non s’ha da fare. Crisi di famiglia e genitorialità (2019), Tra di noi l’oceano. Modernità di Emily Brontë ed Emily Dickinson (2021, premio Antica Pyrgos), Di petrolio e poesia. L’eredità di Pier Paolo Pasolini (2022). Un archivio di scritti è consultabile sul sito www.mattiamorretta.it

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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