Raccolgo volentieri l’esortazione di Caterina Della Torre a scrivere per questa nuova rubrica di DOL’S Magazine, in cui illustrare le città in cui siamo nati o dove abbiamo trascorso gran parte della nostra vita. Oppure, come è nel mio caso, che ci sono rimaste impresse a fuoco nel cuore e nella mente. Il problema è che, in effetti, questo invito mi ha mandato un bel po’ in crisi; perché i posti che in qualche modo hanno inciso sulla mia esistenza non sono assolutamente pochi
Innanzitutto c’è Bari, mia “città madre”. Qui sono nato e qui sono tornato a vivere i miei ultimi giorni. È pertanto pleonastico che debba scriverci sopra qualcosa; per quanto quel che ho in mente non la dipingerebbe come appare ai turisti di mezzo mondo o a chi naviga tra i reel che illustrano la manifattura delle orecchiette e la cottura di spaghetti bruciacchiati. Se di questa città si intendono cogliere tutti gli aspetti è bene sapere che, piuttosto che quella descritta nei dépliant promozionali, ne verrebbe fuori una immagine assai più simile a quel che ne pensava Pierpaolo Pasolini nel suo racconto del 1951 intitolato “Le due Bari”. Anzi, peggiore.
Poi c’è Cagliari, che definisco la mia “città amante”. Lì dove ho trascorso il periodo più appassionante e gratificante della mia esistenza. Non la vissi da turista, ma da autentico “stampacino”. Ovvero abitante di Stampaxi (si pronuncia Stampace): un quartiere così intriso di magia (anche nera, accidenti) che non riesco ancor oggi a comprendere perché non venga assimilata a Torino, Lione e Praga, componenti il triangolo esoterico più potente del mondo occidentale. Ho già dedicato al capoluogo sardo il mio primo libro, il pamphlet “L’invidia dei Fenicotteri” (edito da La Zattera, 2015). Quindi, figuriamoci se su quella città non aspergerei un bel po’ di altre parole d’amore anche da queste righe.
Poi, …accidenti quante sono…, non riesco a fare a meno di pensare anche a tutte le altre città dove ho messo piede. In alcune per motivi professionali quali Valona, Chimoio, Mutare, Drawsko, Norimberga, Peč, Pristina, Roma, Madrid, Valencia. In altre per personale necessario trasporto culturale: Parigi, Siviglia, Praga, Terezin, Budapest, Vienna, Cracovia.
Come diamine potrei riuscire a sceglierne tra esse solo qualcuna di cui narrare, quando in ognuna sono stati scanditi momenti salienti della mia esistenza?
Io ho respirato l’aria di quelle città. A pieni polmoni. L’ossigeno del loro cielo è penetrato in ogni mia cellula, ne ha raggiunto il nucleo, si è fissato sulle molecole del mio DNA ed è, così, diventato parte di me. Imprescindibilmente.
Ognuna di esse mi ha mostrato, insegnato, lasciato qualcosa. A mia volta, in ognuna di esse ho lasciato un frammento di me: i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni.
Ognuna di esse mi è stata fattrice di sapori, profumi, sensazioni di vario genere, passioni. Soprattutto di tante riflessioni. E, ma sì…, anche di qualche rimpianto.
In ognuna di esse mi è accaduto un qualcosa che meriterebbe di essere raccontato. Magari proprio qui su DOL’S.
Un po’ per volta, però; che la serratura che serra lo scrigno della mia memoria ormai comincia ad ossidarsi.