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    Home»Costume e società»Cultura»Film»Inshallah a boy
    Film

    Inshallah a boy

    Erica ArosioBy Erica Arosio14/03/2024Updated:18/03/2024Nessun commento2 Mins Read
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    Lo sappiamo davvero quanto la condizione della donna nei paesi islamici sia disperata? No, non ce ne rendiamo conto fino in fondo, perché tutte le usanze e gli obblighi imposti da quella cultura sono talmente lontani da noi, dalla nostra meravigliosa libertà, da renderli inconcepibili. E invece per le donne soggiogate da quella arcaica tradizione la vita può diventare insostenibile. Lo racconta un bel film ambientato in Giordania che, nel mondo dell’Islam è persino uno dei più aperti e “democratici”.

    Inshallah a boy, di Amjad Al Rasheed, presentato alla Semaine de la critique di Cannes, vincitore di molti premi internazionali, candidato all’Oscar per la Giordania racconta il calvario di Nawal, una trentenne che rimane all’improvviso vedova con una bambina piccola, Nora e può contare solo su un modesto lavoro come badante di una vecchia signora. Secondo la Sharia una vedova senza figli maschi perde qualunque diritto sulla proprietà ed ecco che i rapaci parenti del marito, il cognato in testa, cercano in tutti i modi di mettere le mani sull’eredità, compresa la casa ed anche di strapparle la figlia. Nawal combatte con tutte le sue forze per conservare dignità e indipendenza, in una società ostile, bigotta, repressiva e soprattutto maschilista.

    L’orrore di un mondo nemico si insinua in tutte le pieghe delle sue faticose giornate, dove conquistare spazio e rispetto sembra impossibile. Scena dopo scena assistiamo alla prepotenza del cognato che sa di potersi approfittare della situazione perché le leggi della Sharia sono dalla sua parte: una donna senza un uomo al fianco, senza un figlio maschio non è più niente.

    Ci sono momenti del film che ci fanno stare male, anche quando raccontano piccole cose, come la sequenza in cui la figlia che avrà 5, 6 anni va a sbattere contro un mobile perché si sta esercitando a portare il velo, la hijab, incoraggiata dalla anziana donna che la cura quando Newal lavora. Si parla di molte tematiche nel film, con secchezza e buona mano narrativa, si affronta il tema dell’aborto, ovviamente illegale ma praticato, si parla delle app di appuntamenti che tantissimi usano perché come sempre accade la moralità è intrisa di ipocrisia. Gli uomini soggiogano le mogli ma sono infedeli, irrispettosi, violenti.

    Sembra che davvero non ci sia speranza, che non esista la possibilità del riscatto e della libertà e solo un regalo del destino potrà restituire a Nawal la sua dignità e indipendenza. Film consigliatissimo.

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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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