La maschera della vita

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La maschera ci nasconde e noi non siamo più quelli di prima.

Se è vero che nessuno mostra in pubblico, tranne in rare eccezioni, il vero volto, il vero sé, l’intima natura, è altrettanto reale affermare che le mascherine sono un obbligo, prima che istituzionale, morale per non diffondere ai sani la malattia e per preservare noi stessi dal contagio. Viviamo una situazione surreale non solo per il distanziamento sociale per cui siamo obbligati a non toccarci, ma per la negazione del nostro volto che viene in parte nascosto da una copertura innaturale. Ciò che la maschera nasconde è il nostro sorriso, quel riflesso capace di illuminare gli occhi, di comunicare la gioia, ma la maschera cela anche l’espressione di disappunto, di dolore che nasce da uno stato interiore. La maschera oblia la nostra essenza, considerando che andrebbero messi mascherine2anche gli occhiali, a questo punto diventiamo altro e il mondo ci riconosce per come camminiamo, per il tono della voce, per i gesti, mente la mimica facciale scompare. Cosa cambia del nostro mondo relazionale? La domanda si impone, soprattutto penso a quanto diventa complicato capire se l’altro ci sta mentendo, se ci vuole essere amico o se gli siamo semplicemente indifferenti. Gli occhi, specchio dell’anima, sono sufficienti per trasmetterci il mondo interiore delle persone? Non credo e per questo dobbiamo fare appello alle nostre risorse, alla capacità di comprensione dei gesti e di tutto il modo di comunicare degli altri, dobbiamo imparare a capire senza osservare la mimica facciale.

Girando per la città si scorgono esseri umani senza il vero volto e allora quanto il nascondimento attuale influenzerà il mostrarsi futuro? Saremo più liberi, una volta smascherati, e curiosi di rivedere il vero volto? Credo di sì, sono convinta che senza comunicazione, per quanto possibile sincera tra noi esseri-nel-mondo, l’esistenza non possa essere più la straordinaria occasione che ogni giorno ci apprestiamo e vivere. Questo periodo di mascheramento ci consente però di essere, paradossalmente, più sinceri, non dobbiamo sorridere per compiacere il conoscente che incontriamo per strada, ma possiamo rimanere seri: tanto la maschera ci nasconde.

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Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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