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    Home»Donna e lavoro»Donne e agricoltura»Il volto dell’agricoltura è donna
    Donne e agricoltura

    Il volto dell’agricoltura è donna

    DolsBy Dols07/08/2019Updated:12/08/2019Nessun commento4 Mins Read
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    donne-agricoltura
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    Nella maggior parte del mondo il volto dell’agricoltura è femminile. Ma esistono ancora molti stereotipi di genere che ostacola il loro cammino.

    Dare il potere alle agricoltore di nutrire il mondo, di Maryellen Kennedy Duckett, tradotto e rielaborato da Daniela Domenici

     

    Globalmente, riferisce la FAO, la maggioranza delle donne attive economicamente nelle nazioni meno sviluppate lavora nell’agricoltura. E secondo il censimento dell’agricoltura del 2012 (i dati più recenti a disposizione) il 30% degli agricoltori sono donne. Il problema? Gli ostacoli “gender specific” come la carenza di accesso alle terre, i finanziamenti, i mercati, l’istruzione e il training in agricoltura, condizione di lavoro adatte e trattamento equo danno alle agricoltore uno svantaggio significativo prima ancora che arino un campo o seminino.

    Probabilmente il più grande blocco sono i diritti sula terra. Nelle nazioni in via di sviluppo solo il 10-20% dei/lle proprietari/e terrieri/e sono donne e in alcune parti del mondo le donne non possono ancora possedere o controllare terre legalmente. Quando un’agricoltora non ha il potere di prendere decisioni sulla terra che lavora è impossibile per lei fare degli accordi per contratti terrieri che possano fornirle maggiori guadagni e affidabili fonti di introiti.

    Inoltre i radicati ruoli di genere, nelle nazioni in via di sviluppo, possono impedire alle donne di portare i loro raccolti al mercato o perfino uscire dai loro villaggi senza il permesso dei loro mariti. Mentre le agricoltore negli Stati Uniti non affrontano le stesse restrizioni Lorie Fleenor, 33 anni, agricoltora da otto generazioni a Bristol nel Tennessee, dice che il persistente pregiudizio di genere in agricoltura rende “più facile” lasciar gestire al marito Ben le transazioni di affari e le telefonate per la Magna Vista Farm della famiglia. “Anche se io conduco la fattoria e prendo le decisioni gli agricoltori non vogliono parlare con me quando tagliano il fieno o quando sellano il bestiame o quanta pioggia abbiamo avuto. Vogliono parlare a un uomo” dice” immagino che essendo una donna devi andare al di là per provare te stessa “.

    In media le fattorie gestite da donne producono il 20-30% meno di quelle gestite da uomini. Le ragioni per questo “crop gap”, secondo la FAO, non hanno niente a che fare con un’attitudine all’agricoltura ma sono correlate soltanto agli ostacoli “gender specific”.

    I pregiudizi intrinseci di genere nel sistema economico, per esempio, limitano regolarmente l’accesso di una donna al credito. Questo è vero soprattutto per le agricoltore di piccole proprietà nelle nazioni in via di sviluppo in cui le norme culturali e la mancanza di garanzie spesso frenano le donne dal chiedere denaro in prestito. Senza adeguati fondi per investimenti di capitale le agricoltore hanno meno probabilità degli uomini di comprare e usare fertilizzanti, semi resistenti alla siccità, pratiche agricole sostenibili e altri strumenti e tecniche agricoli/e avanzati/e che aumentino i raccolti.

    Abolire le barriere “gender specific” in agricoltura, dice la FAO, non solo autorizzerebbe le donne a ottenere il loro massimo potenziale economico ma potrebbe aiutare a nutrire un mondo affamato. Secondo la FAO la maggior parte delle 820 milioni di persone che nel mondo sono sottonutrite vivono in nazioni in via di sviluppo, le stesse dove le donne sono la chiave della produzione di cibo. Dare alle donne l’accesso alle stesse risorse e alla stessa istruzione degli uomini potrebbe incrementare la produzione di cibo da parte delle donne fino al 30%, eliminando così potenzialmente la fame per 150 milioni di persone. La FAO sostiene inoltre che il guadagnare di più metterebbe in grado le donne di spendere più denaro per la cura della salute, per la nutrizione e per l’istruzione dei/lle propri/e figli/e, investimenti che potrebbero produrre risultati positivi a lungo termine per le famiglie della fattoria e per i/le loro vicini/e.

    E come sostiene ancora la FAO se le donne in agricoltura otterranno l’accesso alle stesse risorse delle loro controparti maschili anche il mondo intero mangerà di più.

    https://www.nationalgeographic.com/culture/2019/03/partner-content-empowering-female-farmers/

    fonte: https://danielaedintorni.com/2019/08/07/dare-il-potere-alle-agricoltore-di-nutrire-il-mondo-di-maryellen-kennedy-duckett-tradotto-e-rielaborato-da-daniela-domenici/?fbclid=IwAR1413k2wACanqOl00XYBic98HI26n2XUNIGToDWKF7_H6le-Gh2_3N48hE

     

    agricoltura
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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