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    Home»Costume e società»Cultura»Libri»Lettere senza tempo di Donatella Liguori
    Libri

    Lettere senza tempo di Donatella Liguori

    Maria Giovanna FarinaBy Maria Giovanna Farina27/05/2019Updated:27/05/2019Nessun commento5 Mins Read
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    Trecentotrentanove i giorni della condivisione – Ludwig (ed Rupe Mutevole) è il primo libro di Donatella Liguori, un romanzo verità dove l’autrice narra sé stessa e il suo progresso nella cura dovuto anche alla scrittura

    libro copertinaTrecentotrentanove i giorni della condivisione – Ludwig (ed Rupe Mutevole) è il primo libro di Donatella Liguori, un romanzo verità dove l’autrice narra sé stessa e il suo progresso nella cura dovuto anche alla scrittura. Come accade in ogni romanzo, i protagonisti sono celati dietro nomi di fantasia e lei stessa sceglie Antonella, la voce narrante, per raccontare la storia di una donna che ha sofferto a causa di un grave senso di inferiorità: grazie al suo costante impegno è stata in grado di concludere e trarre beneficio dal suo percorso di scrittura. Il libro, che ha la IV di copertina di Max Bonfanti filosofo e curatore della vicenda romanzata, racchiude il bellissimo carteggio che Antonella intrattiene con Ludwig, un uomo maturo e sensibile, colto e desideroso di dialogare con una donna in grado di andare oltre le apparenze. Grazie a questa esperienza, l’interprete troverà la forza di guardarsi dentro per capire, ad esempio, quali esseri umani sono autentici e quali approfittatori spietati. Il libro è molto di più, attraversato da una velata ironia, in un crescendo di emozioni e dialoghi, diventa un’inesperienza di condivisione con il lettore e con chi cerca beneficio nel confronto con l’altro. Ora lascio la parola Donatella alias Antonella…

    Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo che è un libro-verità dove narri te stessa con la voce narrante di Antonella?

    Questo romanzo nasce come conseguenza di uno scambio epistolare. Quando lo scrissi ero già da qualche anno in analisi, ma qui racconto il solo tratto conclusivo del percorso analitico per dare rilievo al valore curativo della scrittura. L’idea iniziale nasce dal suggerimento del mio interlocutore epistolare, Ludwig, che accortosi della mia sempre maggiore disinvolta capacità di scrivere, intravvede nella messa su carta delle nostre riflessioni ed emozioni, un atto necessario a suggellare i miei progressi. L’Analista mi ha resa consapevole di quanto il carteggio contenesse il mio percorso di ri-valutazione del Sé e quindi mi avrebbe dato un gran beneficio, ricco com’era di spunti di riflessione su importanti argomenti come la dipendenza, la solitudine, il senso di colpa e il senso di inadeguatezza. Ho iniziato a crederci, la mia inesperienza poteva essere, una volta scritta, un buon stimolo per coloro che stessero vivendo il disagio di una personalità resa fragile a causa di schemi mentali sbagliati, per lo più altrui, incamerati inconsapevolmente o accettati acriticamente.

    Ludwig, come mi hai raccontato, è una figura fondamentale che conduce Antonella verso il traguardo della guarigione tramite un carteggio. Com’è stato questo rapporto esclusivamente epistolare?

    La prima reazione di Antonella è stata di assoluto panico dovuto al senso di inadeguatezza. Tutto ha avuto inizio quando lei ha risposto ad un’inserzione, devo dirti che lui scrive con uno stile letterario anacronistico, fa richieste fuori dal tempo; Antonella capisce che dovrà confrontarsi con una persona molto istruita e, a sensazione, con diversi anni più di lei. Dovrà spremersi non poco per raggiungere un livello almeno sufficiente per interloquire con un plurilaureato, nonché avere la meglio sulla voglia di esimersi dal farlo; successivamente, stimolata dagli argomenti e prendendo sempre più dimestichezza, lo scrivere diventerà anche per lei un momento di piacevole scambio. Ludwig cercherà di metterla a suo agio invitandola a dimenticare il grande divario tra loro e a condividere con generosità e fiducia, su uno stesso piano di scambio, una comunione di intenti.

    Nel libro c’è un’altra figura importante che tu metaforicamente chiami Virgilio come l’accompagnatore di Dante, quanto hanno contato i due per giungere alla meta?

    Le due anime evolute che supportano Antonella in questo viaggio alla comprensione di sé sono: l’Analista che, per il fatto che la conduce attraverso l’oscura foresta della sua mente, chiama metaforicamente “Virgilio” e Ludwig, il suo interlocutore epistolare, che si inserisce solo ad un certo punto, quando cioè pubblica su internet un accorato appello rivolto ad un’ipotetica donna emancipata non dimentica del garbo di altri tempi e stanca delle brutture attuali. L’Analista comprende che l’appello non si può lasciar cadere e propone alla paziente di accettare lo scambio epistolare. Un’idea, una decisione, che si rivelerà vincente.

    Figure femminili significative se ne incontrano nel tuo romanzo?

    Le donne presenti nella storia sono estremamente incisive nella formazione di entrambe le personalità, sia positivamente che negativamente. Le prime che incontriamo sono le rispettive madri, accomunate da uno spiccato carattere severo e poco incoraggiante verso i loro figli che sono tuttavia di carattere diametralmente opposto: Antonella insicura e remissiva è incapace di sottrarsi al condizionante giudizio materno, Ludwig viceversa non accetta ingerenze materne. Lui è un uomo trasgressivo e per nulla intimorito dal giudizio materno. Una donna che lascerà una forte impronta positiva nella formazione della personalità di Ludwig, contribuendo a renderla forte e motivata, è la sua tata Greta che prenderà il posto della madre nell’educazione del piccolo, di ciò Ludwig le sarà grato per tutta la vita. Anche altre due donne saranno fondamentali per la vita di lui: Clara e Francesca, ma di queste preferisco non anticipare nulla.

     

     

    donatrlla liguori
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    Maria Giovanna Farina
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    Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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