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    Home»"D" come Donna»Gianna Melis e le donne Israeliane
    "D" come Donna

    Gianna Melis e le donne Israeliane

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre30/10/2018Updated:31/10/2018Nessun commento8 Mins Read
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    Guardare in volto Gianna Melis è aprirsi ad un mondo di serenità, voglia di vivere e di partecipare attivamente alle realtà femminili. La interroghiamo sul suo viaggio in Israele e sulle sue donne.

    Gianna, cagliaritana  (con una graziosa casa a Domus de  Maria), emigrata in Lombardia a 18 anni,  ora è giornalista  free lance, specializzata su argomenti di benessere, salute, medicina e chirurgia estetica, bellezza, turismo termale e cultural-gastronomico. E le piace molto il lavoro che fa e le permette di coniugare la sua creatività con l’andare in giro per il mondo.

    gerusalemme-città sacraCoautrice del libro “La Bellezza autentica”, di Antonino Di Pietro, Sperling&Kupfer Editore, autrice del Libro “Pasta d’autore”. Autrice della sezione indirizzi della guida Chatwin- Sardegna, Rizzoli Editore.

    Sei una giornalista che ama viaggiare. Ora torni da Israele. Quali sono le cose che ti sono piaciute maggiormente in quel paese?
    Viaggiare è una delle cose che amo di più, ogni volta che preparo una valigia mi emoziono come la prima volta. Penso ai visi, ai sorrisi, alle mani e alle storie che sfiorerò, ai luoghi che vedrò e anche ai sapori che gusterò: il cibo piccante, i profumi delle spezie, il dolce della frutta. Per me le diversità e la distanza non sono un problema, ma spunti di riflessione e di incontro. Durante il mio breve viaggio in Israele, questa volta ho visitato solo Tel Aviv e Gerusalemme, sono rimasta colpita dai grandi cambiamenti delle due città. Tel Aviv, che avevo visto 20 anni fa, mi è sembrata una città completamente nuova. È come se l’avessi vista per la prima volta, è una metropoli cosmopolita, giovane e moderna, dove tradizione e modernità s’incontrano, tra l’architettura contemporanea e le vie antiche del porto di Jaffa, che raccontano popoli e religioni.

    Hai insegnato a lungo alla Scuola ebraica di milano. Cosa ti è rimasto nel cuore di quell’esperienza?
    Ho insegnato per 16 anni alla scuola ebraica di via Sally Mayer e l’esperienza è stata molto interessante. In quel periodo ho creato rapporti importanti, con colleghe e allieve, tanto che ancora adesso, dopo molti anni che non insegno più, continuo a vedere le persone di allora. Anche in Israele ho incontrato ex allieve ed ex colleghe, che mi hanno aiutata a capire meglio la situazione del paese. In ebraico si dice che una morà (una maestra) è per sempre, e con molte allieve è proprio così, è rimasto un legame forte che durerà tutta la vita. A scuola ho imparato molte cose, la più importante è che la comunità ebraica ha molte sfaccettature, gli ebrei sono un popolo con un mix incredibile di persone e storie, uniti dalla religione e dall’appartenenza allo stesso popolo. Durante i 16 anni di lavoro alla scuola ebraica ho capito che i riti sono importanti per preservare l’identità, ho festeggiato tante feste ebraiche e ho anche imparato circa 16 parole in ebraico…

    gianna-melisCosa consiglieresti in primis di visitare ad un turista italiano non ebreo ma solo curioso?
    A Tel Aviv sono da scoprire i musei e l’architettura Bauhaus. Per questo tipo di costruzioni Tel Aviv è detta la “Città Bianca”, ed è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. I palazzi Bauhaus sono appunto bianchi e hanno forme geometriche pulite e asimmetriche, i più belli sono tra Rothschild Boulevard (con interessanti monumenti architettonici e ottimi ristoranti) e Dizengoff Center. Allenby Street è il cuore dello shopping di Tel Aviv, ma non lontano c’è il Carmel Market, un mercato molto popolare con profumi di spezie, le friggitorie di falafel, i banchi di frutta di tutti i colori e anche i souvenir tipici. Sono da vedere il quartiere Neve Tzedek, la piccola Soho di Tel Aviv, un quartiere bohémien con negozi fashion e di design e tanti i localini lungo le stradine dove è possibile fermarsi per un pranzo, anche vegetariano. Al chiosco Est 1920 in Rishonim st. 16 si beve l’espress italiano. Molto interessante il Tel Aviv Museum of Art con una mostra permanente di opere donate da collezionisti e benefattori israeliani, periodicamente mostre di artisti emergenti. Stupendo il giardino con le sue opere in open air e il ristorante. Il luogo più vivace è comunque il lungomare dove a tutte le ore si vedono persone che fanno sport, chi corre, chi va in bici, chi si allena sulle piattaforme attrezzate, e i tanti chioschi sulla sabbia con stabilimenti balneari attrezzati, ristoranti e bar. .Il lungomare termina a Jaffa, la vecchia città con il porto, tanti vicoli con negozi di tutti i tipi e il mercato delle pulci  con oggetti vintage e artigianato locale, nuovi mall e ristoranti con i tavoli all’aperto. Bellissima la visita al Museo Ilana Goor, un’artista che ha trasformato la sua casa in una galleria d’arte, con creazioni sue e di tanti artisti amici, molto interessante anche il Design Museum firmato da Ron Arad ad Holon.

    E le donne israeliane che vita conducono? Più vicina a quella occidentale o più vicina all’orientale?
    Come in tutti i paesi le donne non sono tutte uguali, l’impressione iniziale comunque è che la maggior parte siano donne libere e indipendenti. Parlando con le mie ex allieve che vivono da tanti anni a Tel Aviv e a Gerusalemme il quadro che è venuto fuori fa ipotizzare una situazione di libertà personale e rispetto da parte degli uomini, ad esempio, si vedono tantissime  donne  che lavorano negli hotel, nei ristoranti, nei musei e negli uffici pubblici, ma  ai parchi si vedono anche tante donne con tre e più bambini. Inoltre non solo le  donne, ma sono molti  gli uomini che giocano con i propri figli e le combinazioni familiari sono le più diverse. In Israele le single sono incoraggiate a fare figli anche senza un marito, con un’efficace assistenza pubblica, e le leggi aiutano le coppie arcobaleno a realizzare il desiderio di maternità.

    Fanno il servizio militare? E se sì, come lo accettano?
    In Israele il servizio militare è obbligatorio per donne e uomini, esclusi gli ebrei ultraortodossi che frequentano le yeshivot (le scuole religiose). Ovviamente ne sono esenti i cittadini arabi gianna-donne-soldatomusulmani e cristiani, ma non gli israeliani che tornano in patria prima del compimento del 18° anno d’età. In questo caso  sono tenuti a svolgere il servizio come qualsiasi altro israeliano, quindi 3 anni per i ragazzi e 2 anni per le ragazze, il periodo è minore se  è sposati e se si è  già genitori. Alla fine del liceo ragazze e ragazzi, a 18 anni circa, sanno che gli anni successivi sono dedicati al servizio militare, e a vederli in giro con le loro divise color kaki e il mitra sul fianco, sembrano felici di farlo.

    Gerusalemme o Tel’Aviv? Che differenza esiste tra le due città?
    Gerusalemme (Yerushalayim “città della pace” in ebraico), è sacra per ebrei, cristiani e musulmani. La città è costellata di sinagoghe, moschee e chiese ed è visitata in ogni periodo dell’anno dai pellegrini di tutto il mondo. Ecco, la quantità di turisti, di pullman e di file mi hanno colpita molto. La parte antica, chiamata Città Vecchia, è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1981 e all’interno della sua cinta muraria lunga 4 km, ci sono quattro quartieri: quello ebraico, quello cristiano, l’armeno e quello musulmano. Il monumento più visitato, è il Muro del Pianto, luogo sacro per eccellenza degli ebrei, residuo del Tempio costruito da Erode il Grande, re di Giudea, ma tantissime file si vedono anche nel principale luogo di culto islamico, la Moschea della Cupola della Roccia, e la Basilica cristiana del Santo Sepolcro, costruita su una preesistente basilica del IV secolo, a sua volta eretta sul luogo tradizionalmente considerato la tomba di Cristo. È assolutamente da visitare The Israel Museum, una costruzione moderna, divisa in diversi padiglioni che proteggono un tesoro immenso di opere e reperti archeologici: la collezione di arte moderna Bezalel Museum of Fine Arts, una collezione di oggetti ebraici ed etnografici, un’esposizione di oggetti provenienti dalla diaspora delle comunità ebraiche, una galleria di opere d’arte; una galleria di opere provenienti da Africa, Nord e Sud America, Oceania ed estremo oriente, un’ala dedicata all’archeologia in cui sono esposti artefatti dalla preistoria al XV secolo, un’esposizione di sculture a cielo aperto con più di 60 opere, lo Shrine of the Book dove sono esposti i famosi Rotoli del Mar Morto ed altri rari manoscritti biblici. Tel Aviv l’ho descritta prima.

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    Ringraziamo Gianna per la sua descrizione non solo di un paese ma della mentalità e costumi delle sue donne.

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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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