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    Home»Vie e disparità»Buone pratiche Napoli, città rifugio
    Vie e disparità

    Buone pratiche Napoli, città rifugio

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre16/06/2018Nessun commento3 Mins Read
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    Un porto del Mediterraneo è aperto per definizione all’arrivo di genti da ogni dove.
    Napoli stessa è una città fondata da migranti. Il suo nome di “città nuova” è tale rispetto all’Acropoli di Lindos, madrepatria dei Rodii, giunti dal mare Egeo, che qui vollero stabilirsi.

    di Giuliana Cacciapuoti

    Le presenze di tanti popoli di ogni origine e nazione si affollano e sgomitano: tanto numerosi da ricordare, se non in maniera arbitraria e casuale.
    Lungo il decumano maggiore si incontrano via e piazzetta Nilo, rimembranze del Vicus alexandrino, quartiere egizio, e a San Ferdinando via Serapide, divinità egizia.
    Foto-1.-Napoli.Serapide.MZennaro658x433.copia_-300x197

    La santa Patrizia, co-patrona di Napoli, che nella chiesa di via San Gregorio Armeno, straniero lui pure, regala il miracolo dello scioglimento del sangue ogni martedì, giunse da Costantinopoli: dopo aver donato i beni ai poveri scampò alla tempesta che la conduceva verso la Terra Santa e qui trovò rifugio.

    Foto-2.Napoli.San-Gregorio-Armeno-300x197

    E molte altre sante straniere si fermarono qui: Brigida di Svezia, “che si prende il disturbo di venire a salvare Napoli”, o Maria Lorenza Longo, catalana di Lleida, fondatrice del complesso degli Incurabili.
    Tante vie del centro antico raccontano delle innumerevoli presenze e dei continui nuovi arrivi a Napoli dall’antichità a oggi.

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    Le strade raccontano degli scambi commerciali: loggia dei Pisani, la rua (lemma catalano per strada) Francesca frequentata dai francesi e poco distante proprio la rua Catalana.
    Dei diversi regni e governi che portarono con sé l’autorità e il dominio straniero, ma anche l’inevitabile commistione di usi tradizioni e culture diverse, ci restano viale degli Svevi, via Aragonesi e i” Quartieri Spagnoli”, i Fondaci di San Paolo, dei Bianchi, di San Sossio e Severino, Speranzella rivelano la loro origine orientale fin dal nome fondaco – dal funduq arabo per albergo, acquartieramento.
    E poi i nomi di rifugiati famosi in città: Michelangelo Merisi da Caravaggio e la portoghese Eleonora Pimentel de Fonseca, che a lungo abitò in via Santa Teresella degli Spagnoli. E ancora, i residenti illustri: i pittori della scuola fiamminga, Anton van Pitloo e la famiglia di architetti e artisti van Vittel più conosciuti come Vanvitelli, gli studiosi polacchi in città, tra cui i Gustaw Herling genero di Croce, lo scrittore ungherese Sandor Marai che abitò a Posillipo, le famiglie svizzere e viennesi di pasticcieri tra cui spiccarono Caflish e van Houten. E si potrebbe non finire mai.

    Foto-4.658x433.Spagnoli-300x197

    Napoli ha un sindaco, Luigi de Magistris, che conosce bene la toponomastica cittadina, e che condivide la stessa battaglia culturale della sindaca di Barcellona, Ada Colau. Le due città, in controtendenza rispetto a un sentimento di chiusura diffuso in tutta Europa, sono città rifugio per i migranti.
    Lo scorso 19 gennaio 2018, un protocollo d’intesa promosso dal Comune di Napoli e firmato dal sindaco – con la Comunità di Sant’Egidio, gli atenei Federico II e l’Orientale di Napoli, gli Ospedali AORN Santobono-Pausillipon e l’Ospedale evangelico Betania, la Fondazione Pausillipon, la GVC onlus e l’Associazione “Chi rom… e chi no”, la Fondazione evangelica Betania, la Chiesa cristiana del Vomero e la Chiesa metodista di Napoli – ha stabilito l’elaborazione e la sperimentazione di un nuovo modello di accoglienza che punta sull’autonomia delle persone ospitate, rendendo Napoli un porto e un approdo sicuro.
    Napoli resta ancora una porta spalancata sul Mediterraneo.
    http://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/12/13/news/citta_rifugio_da_napoli_il_progetto_umanitario_per_aleppo-154028012/

    fonte:  https://www.impagine.it/toponomastica/napoli-citta-rifugio/

     

     

    napoli porto
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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