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    Stereotipi & Co

    QUALCOSA DI BLU

    Stefi Pastori GlossBy Stefi Pastori Gloss06/03/2017Updated:06/03/2017Nessun commento3 Mins Read
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    donna-sposa
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    Sul finire degli anni ’80, a ventun anni arrivò vergine al matrimonio, perché avrebbe voluto sposarsi in chiesa pura come prescrive la dottrina in cui credeva, quando le sue amiche a dodici o tredici anni avevano già perso in realtà la loro innocenza.

     

    Ma a lei non interessava essere presa in giro per i valori fondanti in cui aveva riposto fede. Già quei valori avevano vacillato sotto i colpi della rivoluzione sessuale, però il poter indossare lo stereotipato abito bianco che simboleggiasse la sua purezza era per lei un obiettivo imprescindibile. Anche il futuro marito era d’accordo, nonostante avesse eseguiti maldestri tentativi impuri, riconosceva il valore di quel credo, rassegnandosi a ottenere solo dei NO prima delle nozze.

    Tradizioni popolari prescrivevano che, perché il matrimonio fosse felice e durasse per sempre, durante la cerimonia la sposa indossasse qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu, qualcosa di prestato, qualcosa di regalato. Durante il pranzo nuziale, senza il taglio della cravatta il matrimonio sarebbe andato inevitabilmente a catafascio. Inoltre, al futuro marito è fatto divieto di vedere l’abito della sposa prima delle nozze, e se durante la cerimonia dovesse piovere, il maltempo sarebbe latore di fortuna per gli sposi.

    La sposa promessa indossò l’abito dello sposalizio di sua madre, un abito degli anni ’60, rispondendo così d’un colpo solo a due delle prescrizioni della tradizione, qualcosa di vecchio e qualcosa di prestato. Acquistò una giarrettiera blu che occultò sotto l’ampia gonna di tulle, un’amica le regalò orecchini di perle barocche. Indossò un giacchino di marabù che rispose all’esigenza di qualcosa di nuovo. Impedì al futuro sposo di vedere l’abito da sposa. Pregò che quel giorno, 24 aprile, giorno di San Fedele, piovesse a dirotto. E piovve a catinelle da mane a sera. E tutto procedette proprio come da prescrizione tradizionale. Gli invitati si divisero la cravatta dello sposo, riempiendo in cambio dei pezzetti di seta una damigiana di soldini, e già che c’erano, anche la giarrettiera blu della sposa fece la stessa infame fine. Gli sposi così racimolarono il necessario per andare in viaggio di nozze a Ischia, dove trascorsero la loro prima settimana d’amore.

    Un proverbio sulle nozze in Lombardia recita: tò miée pénséch fin ai trenta, dopu pénséch amò un pô… e finéss col tôla no. – A prender moglie pensaci fino ai trent’anni, poi pensaci ancora un po’… e finisci col non sposarti più. Saggezza popolare cui dare ascolto.

    La vita matrimoniale procedeva nella serenità di una coppia che si amava vicendevolmente e si rispettava nei tempi e nelle modalità del convivere comune. Il San Valentino dell’anno seguente ebbero il rapporto che avrebbe donato loro in novembre la figliolanza. Sconcertati dalla novità ma felici, la sposa ancora novella era rapita in estasi e, pensando al benessere del pupo, non si concedeva più tanto al marito.

    Mentre la pulzella si elevava in gravidanza beata, il fanciullo se la faceva con un’amica. Di lei. Più giovane di 7 anni. Non c’è giarrettiera blu, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato, qualcosa di regalato, tagli di cravatte o piogge torrenziali o la protezione di San Fedele che possano evitare le corna.

    (La fonte dell’immagine è INTERNET. Qualora ne fosse inavvertitamente fatto uso improprio o fosse coperta da copyright, la redazione si scusa anticipatamente e chiede di farne immediatamente segnalazione per la pronta rimozione o per indicarne l’autore)

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    Stefi Pastori Gloss
    Stefi Pastori Gloss
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    “In tempi in cui sono più gli scrittori dei lettori, vedermi portata a cena da sconosciuti leggitori pur di poter acquistare i miei libri al di fuori del caos del Salone del Libro, è una gratificazione enorme che acquieta il karma da #maestrinadellapennarossa, ma che dà anche la misura dello sforzo nel trasformare lo spropositato ego artistico in qualcosa di utile per il prossimo.” Sono le parole con cui si presenta Stefi Pastori Gloss. Ghost writer per chiunque abbia idee, redige un blog di recensioni, il cui nome si ispira a un film di Nanni Moretti, perché lei stessa fu sceneggiatrice. Nei Novanta lo fu anche per Verdone, solo una femminista come lei può scrivere le battute del maschilismo più becero. Forse in reazione all’asettica scrittura da sceneggiatrice, oggi si ritrova a scrivere tra Dante e D’Annunzio. Lettrice selezionatrice di opere prime sotto contratto, giudice arbitra del Torneo IoScrittore, i suoi romanzi, spicilegi poetici o saggi (Bidellume, Fuochi d’artificio, Rinascite Ribelli, Parerga Violenti, L'amore veste collant di carne e altre opere) sono in vendita nelle librerie indie e in privato sui Social. Parlano di tematiche come bullismo, discriminazione di genere, guerra. Prossimi temi: l’amore dall’eterno passato per l’infinito futuro. Un femminicida vi si inframmezza. Hikikomori e tennis. Inorridita dalle critiche a Samantha Cristoforetti, in “L'amore indossa collant di carne”, raccolta di racconti, ha rivolto la sua attenzione al confronto dialettico tra stereotipi, a volte alla base delle discriminazioni tra Donne e Uomini. In Rinascite Ribelli #siamotuttijoker, saggio, ha dato risalto al “Codice Rosso”. In “Parerga Violenti”, spicilegio poetico in forma di vocabolario, propone singole parole nei loro etimo e le analizza nel dettaglio allo scopo di invogliare a lasciare al più presto il proprio picchiatore. In “Bidellume”, romanzo, Gloss veicola il rispetto tra individui in situazione di bullismo. Editi da Brè Edizioni. Insieme al suo partner, presenta le opere in tutta Italia allo scopo di risvegliare le coscienze su questi tristi fenomeni. Da anni si occupa di sensibilizzare circa la violenza sulle donne e, più in generale, di ripristinare la cultura del rispetto tra individui. Sosteniamo la cultura perché renda liberi Tipeee: glossparla YouTube: GLOSS Stefi Pastori - youtube.com/@stefipastorigloss TikTok: #videopiccoli #grandeletteratura #stefipastorigloss Instagram: #stefipastorigloss #ilibriscrivonoilibri #bidellume #rinasciteribelli Blogspot: leggolibrifacciocose poetryreadingandtheotherside 2non2

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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27.03 – 27.07.2025
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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Recensione poetica emozionale di Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro.

Spettacolo scritto e diretto da Andrée Ruth Shammah, con Milena Vukotic, Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini. Visto al teatro Franco Parenti Maggio 2025.
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