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    Home»Pari opportunità»Parità di genere»TURCHIA. LA CROCIATA DI ERDOGAN CONTRO LE LIBERTA’ FEMMINILI
    Parità di genere

    TURCHIA. LA CROCIATA DI ERDOGAN CONTRO LE LIBERTA’ FEMMINILI

    Rita CugolaBy Rita Cugola07/06/2016Nessun commento4 Mins Read
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    La parità di genere non è incompatibile con l’Islam.

    L’interpretazione letterale dei testi sacri conduce inevitabilmente al fondamentalismo religioso, quasi sempre fonte di intolleranze e ingiustizie sociali. Un’ulteriore conferma in tal senso si evince da quanto sta accadendo in Turchia, membro ufficiale della Nato tuttora in attesa di aderire all’Unione Europea. Un paese che pur aspirando alla modernità continua a essere permeato da uno spirito patriarcale che – unito all’essenzialismo biologico – sta pesantemente condizionando la sfera femminile locale. Una circostanza del resto assai diffusa nel mondo musulmano, che tende volutamente a ignorare qualsiasi distinzione tra cultura e religiosità.

    E sulla presunta superiorità maschile, insita nella “natura dell’essere umano“, non transige nemmeno il presidente Recep Tayyp Erdogan, per il quale “non può esistere alcuna equiparazione di genere e del resto non è necessario“. Argomentazione ispirata da un principio che il letterato conservatore Alì Bulac riassume in termini espliciti: “Il nesso metafisico tra i sessi non contempla l’uguaglianza e la stessa creazione racchiude il principio della diversità“.

    Il ruolo femminile per antonomasia non dovrà quindi varcare i limiti imposti dalla struttura familiare. D’altro canto, per il leader turco non ci sono alternative: “Una donna senza figli sarà sempre mutilata e incompleta, indipendentemente dalle soddisfazioni ottenute a livello occupazionale“, ha ribadito alle interlocutrici della Turkey’s Women’s and Democracy Association (Kadem) riunite nella nuova sede appena inaugurata. “Il rifiuto della maternità implica la scomunica dell’umanità, la negazione della femminilità. Perciò raccomando a tutte di generare almeno tre bambini. L’affermazione professionale non deve soppiantare la procreazione: questo governo è molto sensibile alle esigenze delle madri lavoratrici“.

    Non a caso ha sempre apertamente contrastato i principali baluardi della storia femminista (aborto e contraccezione), precludendo ogni possibile intervento volto al controllo delle nascite, “un atto di tradimento” nei confronti del sistema passibile di “attentare alla stirpe turca“.

    Lo scorso anno l’indice demografico nazionale ha effettivamente registrato un incremento dell’1,3% che ha consentito alla Mezzaluna di raggiungere una densità abitativa pari a 78,7 milioni di unità (a fronte dei 68 scarsi attestati nel 2000). Ma d’altro canto la linea politica adottata dal Sultano non lascia spazio a dubbi: “Nuclei familiari numerosi e solidi alimentano la potenza di uno stato. E dal momento che per la nostra nazione ho in serbo progetti ambiziosi, la collaborazione di ciascun cittadino resta indispensabile“.

    Eppure la rigidità ostentata nei confronti nell’universo femminile incontra nell’Islam una giustificazione solo parziale. Sebbene alcune sure (quali la 31:14 o la 46:15) inneggino inequivocabilmente alla figura materna, il Corano trasmette un messaggio di sostanziale uguaglianza.

    “La mentalità patriarcale è fondata su un’ideologia che tende a confondere le differenze biologico-sessuali con le disuguaglianze dualistiche di genere“, ha puntualizzato Asma Barlas, esperta in diritti femminili ed ermeneutica coranica. “Nel Libro, gli esseri umani sono definiti biologicamente diversi ma ontologicamente ed eticamente simili, poiché derivano dal medesimo Sé “.

    erdogan-turchia-voto-rivoltaNon è certo l’unica a sostenere l’estraneità dei dettami religiosi al maschilismo imperante, ma in verità nessuna rivelazione rimanda esplicitamente alla penalizzazione dell’altra metà del cielo. E’ sufficiente infatti rievocare l’esperienza di Aisha che – pur non essendo mai stata madre – seppe godere di enorme considerazione sia da parte del profeta Muhammad (di cui era moglie prediletta) che in seno alla propria comunità di appartenenza per verificare la fondatezza della tesi.

    “Le scritture si riferiscono alla natura umana in generale, non operano distinzioni tra maschile e femminile“, ha tuonato Hidayet Tuksal, studiosa e femminista , “forse però il presidente è troppo immerso nella propria devozione per potersene accorgere“.

    Tuttavia è impossibile sublimare l’aspetto materno di una donna senza ponderare le ripercussioni pratiche connesse a una tappa dell’esistenza femminile che non può certo essere ridotta a un mero processo biologico finalizzato alla perpetuazione della specie. Esistono altri fattori di importanza non secondaria e spesso determinanti in una scelta di maternità: abusi fisici, matrimoni precoci, vedovanza, carenza di servizi sociali.

    Sebbene invisi al conservatorismo istituzionale dunque, i conati emancipatori che agitano la Turchia non mirano affatto alla sconfessione e sovversione di una tradizione millenaria, come paventato invece da Erdogan. Attraverso le rivendicazioni dei diritti più elementari le turche intendono sostanzialmente dimostrare una realtà inconfutabile: la parità di genere non è incompatibile con l’Islam.

     

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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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