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    Home»Costume e società»Viaggi»Tra vulcani e cave di zolfo, il viaggio in Indonesia prosegue…
    Viaggi

    Tra vulcani e cave di zolfo, il viaggio in Indonesia prosegue…

    DolsBy Dols27/09/2015Nessun commento6 Mins Read
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    Tra vulcani e cave di zolfo, il viaggio in Indonesia prosegue…

    di Marcella Saracco

    Eccoci pronti a ripartire! Salutiamo Yoyakarta e ci dirigiamo in treno verso l’entroterra. Sta per iniziare la parte avventurosa del nostro viaggio che ho affidato ad un tour operator locale perché sarebbe stato troppo complicato muoversi da soli. Ma…ecco che iniziano gli imprevisti:

    treno prenotato ad un orario diverso da quello concordato e quindi arriviamo a destinazione alle 23 e dobbiamo ancora affrontare 3 ore di auto verso le montagne. Raggiungiamo il rifugio alle 2 di notte e alle 3 abbiamo la sveglia. Non male!!!

    E’ ora, ci alziamo al buio e al freddo, siamo circa a quota 1800mt, ci vestiamo bene e partiamo. In un’ora di jeep arriviamo al point view del monte Bromo. Fa davvero freddo e dopo 1 ora circa di attesa e di saltelli per non congelare, arrivano le prime luci: WOW! Non abbiamo idea del panorama che si sta aprendo ai nostri occhi.

    indonesia1Di fronte a noi il maestoso vulcano alto 2300mt, e dietro altri vulcani attivi che sbuffano gas e fumi. Sotto le nuvole hanno creato un “mare” di condensa che rende il paesaggio davvero unico. Rimaniamo in contemplazione fino a quando il sole non comincia a scaldarci, e ci spostiamo in altre angolazioni per goderci appieno questo panorama.

    Poi, risaliamo in jeep e ci spostiamo ai piedi del vulcano. E’ ora di scalarlo e raggiungere il bordo del cratere. Prima di arrivarci attraversiamo un deserto di cenere, sembra di essere sulla luna. Il paesaggio è incredibile, nella vallata c’è un tempio induista che nell’ultima eruzione del vulcano è stato ricoperto di lava e ceneri.

    Inizia la salita. E’ faticosa ma fattibile, e nell’ultimo tratto affrontiamo una scalinata di oltre 250 gradini, basta solo fare attenzione a non scivolare, ma in breve tempo permette di arrivare ai bordi del cratere.

    indonesia2Siamo in cima! All’interno del cratere si possono ancora vedere i resti della festività di Yadnya Kasada tenutasi in agosto, in cui vengono lanciate offerte di cibo – frutta, riso, verdura, animali da allevamento – per ingraziarsi le divinità della montagna. C’è anche molta sporcizia.

    Dall’altro lato, lo sguardo si perde nell’infinito. E’ davvero molto bello. Mi siedo sul ciglio esterno del cratere a gambe incrociate (in sicurezza chiaramente) per godermi pienamente ed in silenzio questo panorama. In lontananza si vedono le montagne, le jeep parcheggiate, il tempio induista, i fumi di sabbia alzati dalle scarpe delle persone che salgono al cratere e dei muli che portano coloro che vogliono risparmiarsi un tratto di salita, a lato il profilo del vulcano. Meraviglioso! Lo porterò sempre con me.

    Bene, la prima avventura è andata! Si scende e si ritorna al rifugio. Tempo per una doccia, la colazione e via! Ci spostiamo verso la prossima meta.

    Verso le 16 siamo in hotel, sul mare, questa è una zona di pescatori, facciamo pranzo/cena e andiamo a dormire. Già, dopo tutto abbiamo solo 1 h di sonno sulle spalle e domani la sveglia è a mezzanotte e mezza.

    indonesia3Eccoci, la sveglia è suonata e ci prepariamo per quella che per me è davvero una sfida personale. Più di un’ora di jeep verso la cava Ijen plateau o «Kawah Ijen», lungo il percorso si mette a piovere e il mio pensiero va alla salita che dovremo affrontare, al terreno sdrucciolevole e ai colori dell’alba che non vedremo! Mannaggia. Per fortuna arrivati al campo base non piove più. Iniziamo la salita, è buio pesto, ma quante belle stelle sopra le nostre teste!!! Accendiamo le torce e la pendenza è davvero impegnativa: sono 3 km di cui il primo è abbastanza facile con poco dislivello; il secondo è davvero ripido e il terreno è scivoloso e l’ultimo km è un po’ meno arduo ma sempre impegnativo con i fumi di zolfo che arrivano più intensi. Ho faticato parecchio, ma nonostante la mascherina per non respirare l’odore di zolfo, gli occhi che lacrimavano, il fiato che si faceva corto – anche dovuto all’altitudine – e le gambe messe a dura prova, non mi sono persa le stelle cadenti, i rumori delle scarpe sul ghiaino e le risate in compagnia. Ci sono volute circa 2 ore di cammino per raggiungere la sommità, ma non era finita lì, ci aspettava la discesa alla cava, dove si trovano le fiamme blu; l’ultima vera prova per comprendere la fatica che fanno i raccoglitori di zolfo ogni giorno per poche Rupie.

    Si ritorna in cima al cratere e si aspetta l’alba tutti intorno ai fuochi accesi dalle persone locali per scaldarsi. Si crea una bella atmosfera con i compagni di viaggio, ci si scambiano sorrisi, non si parla la stessa lingua ma una mano per aiutarsi nei punti difficili della salita ce la si scambia sempre J, e pure qualche pezzo di cioccolata.

    E’ ora, il freddo nelle ossa si fa sentire, ma la curiosità di vedere i colori di questo posto considerato l’inferno nel cratere è molto forte.

    Si spengono i fuochi e piano piano sorge il sole…si vedono forti i fumi di zolfo risalire dalla cavità, e poco alla volta il lago acido si tinge di un colore verde intenso.

    INDONESIA4INCREDIBILE! E’ un posto di contrasti: verde del lago, giallo intenso dello zolfo, azzurro del cielo, e ancora, aridità del cratere e vegetazione tutto intorno. La stanchezza è sparita davanti a tale bellezza. (Per gli amanti di Pechino Express è il posto dove sono stati lo scorso anno i concorrenti del programma, di cui però crediamo abbiano fatto solo una parte del percorso.)

    In questo posto non si può fare a meno di pensare a che vita facciano questi uomini. Spesso indossano infradito, e per scoprire se lo zolfo è pronto lo toccano con i piedi, bruciandosi la pelle con l’acido.

    E’ ora di scendere, e la fatica non è da meno, ma almeno vediamo dove mettiamo i piedi J.

    Si ritorna in hotel per la consueta doccia e colazione, il prossimo pezzo prevede un traghetto che ci porterà su un’altra isola…ed io posso dire con gioia: ce l’ho fatta!

    Adesso, mettete in valigia un costume, voglia di scoprire una nuova cultura e ….vi aspetto!

     

     

     

     

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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