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    Cristina ObberBy Cristina Obber11/03/2014Updated:23/07/2014Nessun commento4 Mins Read
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    Un articolo sul Fatto quotidiano, articolo  ci spiegava come fanno sesso le adolescenti milanesi.

    Ieri ho pubblicato un post che dava voce ad una ragazza arrabbiata per l’articolo sul Fatto quotidiano, articolo (misogino e sensazionalistico, a caccia di click) che ci spiegava come fanno sesso le adolescenti milanesi.

    “Non è vero che facciamo tutte a gara a chi si fa “sfondare” per prima”, ci aveva scritto Andrea, 17 anni, dicendo che molte ragazze non hanno alcuna fretta di fare sesso o pensano addirittura di farlo con “il ragazzo della vita”, espressione che rimanda ad un’idea diametralmente opposta che può apparire anacronistica.

    Sono arrivate, come era prevedibile, le critiche a questo secondo esempio che sembra riportarci a quel concetto di verginità da cui abbiamo fatto tanta fatica a liberarci (ai maschi in genere non viene chiesto quanto sesso fanno né quanto durano le loro relazioni, se dieci minuti o dieci giorni, se dieci mesi o dieci anni).

    Andrea si diceva stufa anche degli articoli sulle baby-squillo, e su questo io sono stufa con lei perché vorrei cominciare a leggere articoli che parlano dei maschi tutt’altro che baby e che pagano per fare del sesso con delle ragazzine (siamo uno dei paesi ai primi posti per turismo sessuale, il che significa che molti uomini italiani vanno all’estero per poter fare del sesso anche con bambine di 8, 10 anni).

    In molte scuole ho parlato della parola Troia, usata indifferentemente da maschi e femmine.
    La distinzione tra sante e puttane, propria della cultura patriarcale che ci portiamo addosso da secoli, è ancora presente.
    Ci sono ragazzi che dicono di scopare serialmente per non annoiarsi, e che faranno sesso per amore con quella che sarà la madre dei loro figli.
    Ci sono ragazze che dicono che se l’amica passa la sera con le tette in mostra poi non si può lamentare se le succede qualcosa.

    Mi capita di discutere di prostituzione, invitando a guardare con rispetto alle persone che non conosciamo e di cui non sappiamo nulla, senza ergerci scioccamente su un piedistallo da cui puntare il dito, come se non avessimo indici puntati a sufficienza con cui fare i conti.

    Ho grande rispetto per tutte le donne che non conosco e anche per queste ragazzine milanesi, a cui cerco di guardare con fiducia. In espressioni come “Mi faccio sfondare” o “Mi hanno sturata” faccio fatica a intravedere autonomia, sento attivo il maschio, e sento i loro corpi a disposizione. In quelle espressioni sento un potere maschile che orienta, che suggerisce, che approva o disapprova.

    Non intravedo liberazione né in questo linguaggio né in quello di Andrea, che inconsapevolmente giudica ma che se invitata a riflettere è perfettamente in grado di allargare il suo sguardo.

    La verità è che viviamo ancora intrappolate, come le nostre nonne e bisnonne, che il patriarcato domina ancora la nostra vita familiare, professionale, economica, domina l’azione dei partiti che anche oggi -bocciando la parità di genere- ci hanno confermato quanto spaventi spartire il potere con il femminile, quanto spaventi la relazione, quella vera.

    Il patriarcato domina anche -e ancora- le relazioni tra le donne, il linguaggio tra di noi. Non siamo libere nemmeno nei nostri sogni.

    Non è facile per nessuna scegliere ciò che è meglio per te, riconoscere se stai rispondendo ad un tuo desiderio o ad un’immagine di te costruita sulle aspettative sociali, sui modelli che giungono dai media. Decidere se diventare madre oppure no, quando e come vivere la tua eventuale dimensione materna. Scoprirti anche attraverso la tua sessualità, scegliendo come e con chi viverla, etero o lesbica che tu sia. Che percorso scolastico e professionale intraprendere. Come vivere la tua vecchiaia. Scegliere di fare le cose che ti rendono felice, prima di tutto, senza paura dei cambiamenti. Ognuna di noi è tante donne insieme che si sfiorano o si intrecciano continuamente nel corso della propria vita e a quello che siamo in ogni preciso momento dobbiamo rispondere, non ad altro.

    E’ faticoso essere leali con noi stesse, far respirare ciò che siamo a dispetto degli ostacoli, dei desideri altrui e dei ruoli prestabiliti da una cultura che non ci rispetta, da cui invece è meraviglioso ribellarsi, a 14 come a 80 anni, ma soprattutto a 14, quando si ha tutta la vita davanti.

    Non è facile per chi è adulta mettersi nei panni di una ragazzina, niente è cambiato e tutto è cambiato.
    Possiamo provare a dare una mano (ma non è detto che ci venga richiesto) stando di lato.

    Come ho scritto ad Andrea, la immagino accanto a quelle adolescenti, sedute insieme in un prato, a parlare delle loro relazioni, del loro piacere, delle loro paure e della loro felicità. Urgente e possibile. A modo loro.

    baby squillo puttane sante troia
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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Stamattina mi sono svegliato con gli uccellini ch Stamattina  mi sono svegliato con gli uccellini che gorgheggiavano
    https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-20 https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-2025/
    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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