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    Home»Costume e società»Religione e libertà
    Costume e società

    Religione e libertà

    Graziamaria PellecchiaBy Graziamaria Pellecchia08/02/2014Updated:29/07/2019Nessun commento6 Mins Read
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    infibulazione
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    Grazie alla costanza della sua prima sorella, sostenuta dall’organizzazione umanitaria che li aveva ospitati appena arrivati in Italia, nella sua famiglia si era fermata la pratica dell’infibulazione.

     

    Ci incontravamo davanti alla scuola, nel parchetto o in ludoteca dove si tenevano corsi di pasta al sale e pittura su ceramica. Fra le “immigrate” del gruppo io ero forse uno dei più recenti acquisti. Immigrata dall’interno e sicuramente da meno anni di Maria, etiope di nascita.
    Parlavamo di cucina, figli, libri, le solite cose e poi, quei piccoli lavori artistici ci prendevano parecchio! Di argomenti religiosi o intimi, quasi per un tacito accordo, non si discuteva. Fu un articolo di cronaca molto chiacchierato che convinse Maria ad aprire una breccia in questo muro per donarci spontaneamente la sua esperienza.

    Grazie alla costanza della sua prima sorella, sostenuta dall’organizzazione umanitaria che li aveva ospitati appena arrivati in Italia, nella sua famiglia si era fermata la pratica dell’infibulazione. Lei era riuscita a coinvolgere la mamma e le altre due sorelle minori. Sembra che i tre fratelli e il padre non si fossero opposti, anzi avevano lasciato decidere alle donne.
    Ascoltammo attentamente, quasi in attesa che qualcun’altra raccontasse, se non la sua esperienza, almeno il suo punto di vista, ma non accadde. Sebbene a conoscenza della cosa, non so se tutte noi italiane del gruppo fossimo molto al corrente delle tecniche e delle motivazioni di questa pratica. Comunque sono sicura che, dopo questo episodio, anche quelle che non avevano approfondito, si catapultarono su internet. Del resto una cosa è leggere sui giornali, un’altra avere una amica che se l’è cavata per un soffio! E le altre?
    Alla luce delle scoperte, iniziammo a pensarci, per esempio ci tornò in mente il dialogo che un’amica del gruppo, già mamma di due bambini, aveva avuto con una giovane incinta del primo figlio, entrambe egiziane.
    – Chi ti segue?
    – Vado al consultorio dell’ Ospedale.
    – Stai attenta che quella che ti segue sia brava sennò ti fanno il cesareo, come è capitato a me per il primo figlio. Poi il secondo l’ho partorito naturalmente… mi hanno detto delle donne che dovevo andare in un altro ospedale, non è giusto, anche noi abbiamo diritto di partorire naturalmente…

    Lì per lì mi era sembrato un discorso senza particolari significati, ma poi quel “noi” mi sembrò voler includere proprio loro due in particolare in una situazione. E poi perché avevano parlato in italiano? Di solito fra loro usavano la loro lingua. Forse volevano mandarci un messaggio! Forse non potevano parlarne apertamente, ma comunque tentavano di metterci a parte delle loro difficoltà. Decisi che sarei stata attenta agli sviluppi.
    Il bambino nacque dopo qualche mese con il cesareo, un bel bimbo di più di quattro chili… Il marito ce lo comunicò, felice, ma molto contrariato, perché fino al giorno prima gli avevano detto che tutto andava bene e poi all’ultimo avevano deciso per il cesareo…la firma dell’autorizzazione all’intervento l’aveva data lei, sua moglie…ma come, non dovevano chiedere anche a lui il consenso?
    Chissà perché…anche questa contrarietà mi sembrò un po’ forzata…ma così su due piedi cercai per prima cosa di smorzare il fuoco, gli dissi di non prendersela, che anche a me era capitato, non è che succedeva solo alle straniere, purtroppo, specie se i bambini sono grandi e grossi, si evitano complicazioni…
    Andai a trovare la mia amica in Ospedale, le portai dei fiori, le dissi che mi spiaceva per l’operazione… mi rispose che per lei andava bene così, che il medico le aveva spiegato, e lei era stata d’accordo… io anuii. Ci capimmo senza parole.

    Non ci furono altre occasioni di riprendere l’argomento.
    Poi in primavera arrivò la suocera di un’altra donna del nostro gruppo, per assistere alla nascita del suo terzo bambino, eravamo felici per lei, che avrebbe avuto un aiuto e organizzammo una piccola festa di benvenuto. Era anziana, e portava sul capo un velo colorato che lasciava scoperti sulla fronte dei bei capelli bianchi e un po’ ricci. Parlava francese, perchè viveva in Francia da parecchi anni con un altro figlio. Con lei lo suscitammo noi l’argomento infibulazione, pensando che ormai anziana e abitante in una grande nazione cosmopolita, caso mai poteva rappresentare un’alternativa, come Maria.

    Sorpresa! Era nettamente a favore, sia per la religione, che per l’igiene, e poi “il sesso delle donne non è bello, le labbra diventano lunghe e impediscono i rapporti…gli uomini sanno che una donna infibulata è meglio per loro e per lei…”
    Mi ero ripromessa di non intervenire troppo e piuttosto ascoltare, ma la rivolta montò come uno tsunami: “cooooosa? Non è bello? Ma daaai questa poi!” Mi fermai un attimo, ma non era più il caso di tacere, c’erano tante giovani li, avevano delle figlie. E per una, adolescente, avevamo sentito dire che sarebbe tornata in patria, nelle vacanze, perché era ora che imparasse un po’ a vivere, e diventasse brava …mah!

    Forse stavamo diventando troppo sospettose, comunque, non si sa mai, raccolsi tutta la gentilezza possibile e affermai decisamente che nessuna religione aveva come legge il sacrificio di una parte del corpo, sia degli uomini che delle donne. Se L’Essere Creatore li aveva creati così, voleva dire che gli piacevano così…in quanto all’igiene, è vero che alcune nostre donne non curate avevano delle infezioni, ma non morivano, mentre tantissime infibulate avevano dei grandi problemi e morivano anche, oltre a rovinarsi la vita… in quanto al fatto delle preferenze degli uomini poi, era sicuramente una scusa. Oddio, non volevo giudicare, ognuno è libero di credere che sia un bene sacrificare ad un ideale la propria integrità fisica…però, anche alle bambine giapponesi fino al secolo scorso legavano i piedini perchè non scappassero fuori casa, con la scusa che le donne con i piedi piccoli erano più gradite agli uomini…poi erano state proprio le donne anziane e gli uomini a smontare questa idea…
    Lei fece finta di non capire perfettamente, sorrise e mangiò un dolcetto. Le altre mi guardarono alzando le spalle e a me rimase il dubbio di aver rischiato di offendere con la mia filippica i sentimenti di qualche amica. Non si offesero, mi sembrò quasi che qualcuna mi guardasse con interesse…o forse era pena? Chissà.

    Attualmente, la vita ci ha disperse!
    Penso che leggi lungimiranti e la diffusione di una corretta cultura prima o poi riusciranno a dire una parola importante in proposito. E per carità, non facciamone l’ennesima lotta di religione, non è questione di religione, è questione di libertà. Quando le donne per prime capiranno che sono esseri umani liberi, che non sono proprietà di nessuno e che non devono proteggere con il loro corpo l’onore di altri, e solo alla loro coscienza devono dar conto dei propri comportamenti, saremo a buon punto. E… non solo a proposito dell’infibulazione.

    femminile infibulazione genitale
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    Graziamaria Pellecchia

    Graziamaria Pellecchia. Nata a Bari nel1947. Ho frequentato l’Istituto commerciale e poi l’Università di Lingue a Bari. Nel 1973 mi sono sposata e ho raggiunto mio marito nel suo piccolo paese natale: Vaiano Cremasco in Provincia di Cremona . Ho lavorato a Milano negli anni settanta e poi a Monte Cremasco, per quasi trent’anni, come ufficiale demografico al mattino e bibliotecaria nel pomeriggio. Ho due figli. In pensione abbiamo deciso di stabilirci ad Adelfia, (BA) dove tutt’ora viviamo. Ho sempre amato scrivere. Penso che questo modo di raccontarci sia una delle migliori opportunità per condividere con leggerezza la nostra umana avventura.

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