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    Home»Donna e lavoro»Mamme e lavoro»Quando nasce una mamma
    Mamme e lavoro

    Quando nasce una mamma

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre01/07/2013Updated:26/06/20152 commenti3 Mins Read
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    di Alessia Rocco

    Così è trattata dalla società che glorifica la maternità

    Quando nasce una mamma. Un anno fa nasceva mia figlia, un anno fa nascevo io, come mamma. È stato un anno fantasmagorico, pieno di eventi, scoperte, timori, gioie assolute. Una donna che sperimenta la grandezza della maternità può capirlo. Non esiste amore più totalizzante, dolore più accecante, sollievo più avvolgente. Un figlio è la zattera che ti traghetta verso il futuro, perché è il futuro, con tutte le speranze, i dubbi, i sogni che si tira dietro.

    La società nella quale viviamo ci spinge a fare figli, ci dice ogni giorno che questo sta diventando un paese di vecchi, e chi di noi ha ancora il coraggio o forse l’incoscienza di mettere al mondo un bambino, in effetti, rende un servigio alla società.

    Ma come sono trattate queste mamme da quella stessa società che glorifica la maternità? Meno di niente.
    Una mamma è un essere che necessita di accortezze, perché una donna che partorisce sperimenta sul proprio corpo e nella propria psiche uno sconvolgimento senza pari. Quella stessa donna non ha il tempo, dopo il lieto evento, di riprendere in mano le fila della propria esistenza, perché deve iniziarne un’altra, doppiamente difficile; quella signora dovrà occuparsi di un essere umano che le si affida totalmente e lo farà per molti anni a venire. Quella stessa signora è, molte volte, una lavoratrice, e quindi dovrà conciliare famiglia e occupazione, organizzando la propria quotidianità al meglio per essere efficiente e mai manchevole. Eppure a quella donna non si regala nemmeno un poco di comprensione, solo tante bellissime parole, zuccherosi convenevoli che non le faciliteranno i compiti. Quella signora dovrà combattere per conservarsi il posto di lavoro, perché la maggior parte delle volte un figlio ti penalizza, ti fa scendere in fondo alla lista delle persone affidabili, nell’impiego privato. Un figlio si ammala, ha il raffreddore, il mal di pancia, e probabilmente in quei giorni la mamma vorrà stargli vicino, come è giusto che sia, e prendere un permesso lavorativo. Da certi maschi ignoranti ho sentito, in merito a tali questioni, dire “avete voluto la parità e ora fate tutto”.

    Cari fratelli di sesso maschile, innanzi tutto ricordatevi che vi partoriamo noi, che siete tutti figli delle donne, come cantava Mia Martini; secondo, la parità non vuol dire abbrutimento ma semplicemente avere tutti le stesse possibilità di crescita nella vita privata e professionale. La natura, Dio o chi per Lui, hanno deciso che solo le femmine possano mettere al mondo le nuove generazioni e il mondo dovrebbe accordare loro un po’ più di rispetto.
    Forse se potessimo avere asili nido nei luoghi di lavoro saremmo anche più serene sul lavoro; forse se potessimo godere di congedi di maternità (e paternità) più umani, come avviene in molti paesi del nord Europa, saremmo lavoratrici più appagate; forse se potessimo avere la sicurezza che, dopo la maternità il posto di lavoro ci aspetti intonso, saremmo madri più serene.
    La strada è lunga e sconnessa, ma si sa, anche la speranza è femmina.

    fonte: http://www.cinquew.it

    figli lavoro mamma
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    2 commenti

    1. Iole Natoli on 01/07/2013 15:43

      Odio battere sempre sullo stesso tasto ma il nesso c’è ed è enorme. Se non otteniamo che TUTTI i figli portino dalla nascita anche il cognome della madre, se accettiamo che, non appena venuti al mondo, vedano cancellata dalla loro identità la madre e dunque la donna, COME vogliamo che se lo ricordino? Quando si capirà che la battaglia per il cognome materno ai figli, SEMPRE e non a frequenza alternata, è fondamentale?

      Reply
    2. Iole Natoli on 01/07/2013 17:27

      PROPOSTA DI LEGGE in 10 articoli per il DOPPIO COGNOME PARITARIO
      http://www.change.org/it/petizioni/proposta-di-legge-in-10-articoli-per-il-doppio-cognome-paritario-al-parlamento-italiano-e-ai-ministeri-di-giustizia-interno-e-pari-opportunità

      Reply
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