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    Home»Le donne di dols»Low budget, high emotion
    Le donne di dols

    Low budget, high emotion

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre19/06/2013Updated:17/06/20142 commenti6 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Una storia tutta al femminile che intreccia fiction, vita reale e teatro, due generazioni a tu per tu, madre e figlia, lei adulta e la madre ultranovantenne; ruoli che si scambiano.  Un sentimento intimo  lega le protagoniste del nuovo film presto nelle sale ” Tra cinque minuti in scena”, della regista Laura Chiassone, al suo primo documentario. In uscita il 27 giugno nelle principali città italiane, il film rende omaggio alla scommessa della regista e della produzione di Rosso Film e Maremosso: la scelta di produrre a Milano, a basso budget economico, ma ad alto budget emozionale.

    La protagonista, la bravissima Gianna Coletti, e la sua vera madre, Anna, sono se stesse anche nella pellicola in un incrocio tra documentario, cinema e fiction. La storia familiare di Gianna si intreccia con le vicissitudini della compagnia teatrale, in estrema crisi, in cui è attrice. I tre  piani narrativi nel film si incastrano abilmente grazie anche all’utilizzo di tutte le tecniche di ripresa possibili, dalla documentaristica fotocamera alla più cinematografica pellicola, dal colore acceso al bianco e nero utilizzato per raccontare la’ mise en scene’ teatrale.

    Ne abbiamo voluto parlare con Gianna Coletti. Nel corso della sua lunga carriera, iniziata alla fine degli anni settanta del XX secolo, ha recitato  soprattutto in teatro, lavorando anche nella compagnia di Gino Bramieri fino ad arrivare alla fiction Rai  come ”Cotti e mangiati” nel 2006, con Flavio Insinna e Marina Massironi  e  Mediaset, dove per anni è stata tra le attrici di Casa Vianello.

    TRA CINQUE MINUTI IN SCENA  è stato anche vincitore  Art Cinema Award Annecy Italian Film Festival 2012

    Gianna (Gianna Coletti) è una donna di mezza età che si divide tra il suo lavoro a teatro e le cure di Anna, la madre anziana non più autonoma. E’ quindi un’attrice, una figlia ma anche una donna con una storia d’amore in bilico alla quale non riesce a dedicare lo spazio e il tempo necessario.

    Gianna, ci parli del film?
    E’ una narrazione su tre livelli: il teatro (attori che sta montando una scena); il film fatto da una compagnia piccola; la vera casa della protagonista che sono io. Questa è il terzo livello di lettura, quello documentaristico.
    Mia madre non sa di essere stata ripresa : è cieca da molti anni.  Quando le ho detto che lei era entrata a far parte del film seppure non sapesse  di essere ripresa, mi ha detto: quando facciamo il prossimo?

    Nonostante la tematica greve (l’accudimento di un anziano) non è un film doloroso perchè mia madre nonostante i suoi 93 anni ha  tempi comici straodinari ed una forza incredibile.
    Le scene tra madre e figlia poi sono molto belle: c’è un rapporto di accudimento e di accompagnamento verso la fine della vita.

    Interpretare questa parte molto vicina alla vita reale non ti ha emozionato?
    No  e sono molto contenta di aver fatto questo film che inoltre ha già vinto molti premi. Lo abbiamo presentato anche al carcere di Bollate ed abbiamo emozionato molti dei presenti che poi ci sono stati grati. Ciò che ricordo maggiormente è la storia di un omone grande e grosso che ci ha avvicinato con le lacrime agli occhi e mi ha detto di essersi molto  commosso.

    Da questo film è nato poi il blog: mammaacarico, mia figlia a 90 anni. Anche dal sottotitolo si comprende l’ironia che sottende il blog come il film. Nel blog esiste  una parte finale in cui è possibile raccontare la propria storia e vi è anche contributo scientifico di Margherita Gallina sull’accettazione del corpo nella vecchiaia.

    Girare questo film ha cambiato un po’ la tua visione della vita?
    Non dirò mai più, piuttosto che vivere così meglio morire, perché gli anziani hanno un loro mondo in cui vivon con gioia le piccole cose.

    Qual è la cosa che hai fatto e a cui non rinunceresti pù?
    Senz’altro il mio lavoro al quale mi ha instradato fin da piccola mia madre (apparirà anche nel film). Sebbene  sia una professione che ti può anche portare amarezze ed umiliazioni, per me è la vita. Mi sento pienamente appagata.

    Preferisci il teatro o il cinema?
    Sono due realtà diverse, ma è molto più emozionante il teatro, il rapporto diretto con il pubblico.
    Sai perché mi dispiace non essere famosa? Perché non ho il potere di poter  fare delle cose che piacciono alla gente e che emozionano, sia a chi recita che a chi lo vede come spettatore.
    Nei teatri grandi hai l’apoteosi della recitazione mentre nei piccoli hai un contatto diretto con gli attori.
    Purtroppo Milano rispetto a Roma ha un numero piu basso teatri e le produzioni sono meno interessanti, più vecchie, meno sperimentali.

    Film low budget come ‘’Pranzo di Ferragosto’’?
    Sì, il nostro film a costo zero. Non abbiamo avuto niente tranne se non timbri sia dal comune di Milano che di Roma.
    Anche la produzione è stata  rischiosissima.

    Quando hai cominciato a fare l’attrice?
    Mia mamma da quando ero piccola ha intravveduto in me una grande attrice e mi ha fatto studiare e prendere varie lezioni, con grandi  sacrifici. Ciò mi ricorda il film ”Bellissima” di Visconti.

    Certo la mia infanzia è stata molto dura perchè invece di giocare con le bambole andavo a lezioni di canto, ballo, chitarra etc.
    Ho cominciato a lavorare già a 7 anni, ero ”la bambina”  prodigio le cui capacità e talento però venivano fuori da  ore ed ore di studio.

    Adesso ci sono molte bambine prodigio nel cinema, tu che ne pensi? Ritieni che diventare una star in età giovanile stronchi l’infanzia /adolescenza?
    Si, senz’altro. Come per le trasmissioni che cercano i talenti tra i bambini. Sono i genitori che premono,  ma i bambini vorrebbero fare i bambini.

    Se tu avessi un figlio che cosa ti aspetteresti da questo una volta invecchiata?
    La risposta più banale è che mi aspetterei quello che sto facendo io con mia madre, ma credo che non per tutti sia così. Io ho due badanti per mia madre non ho mai pensato di lasciarla  in una casa da risposo. Mia madre non deve essere guardata, ma intrattenuta ed i badanti soli non possono farlo. Ci vuole l’amore e l’attenzione di una figlia

    La domanda che ci si fa: io che non ho figli quando invecchierò che fine farò?

    Cosa ricevono i giovani dagli anziani?
    La loro dolcezza, perche si sentono dipendenti da te. Quando mia madre era autonoma non mi pemetteva di aiutarla ora invece sì,  e questo per me è fonte di uno scambio relazionale molto forte.

     

    Gianna Coletti high emotion low budget TRA CINQUE MINUTI IN SCENA
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    2 commenti

    1. anna robles on 21/06/2013 05:46

      ho letto l’intervista,visto il trailer ed ho pianto.Per due ragioni,molto personali.
      -Il mio grande rammarico e’ non aver dovuto/potuto accudire mia madre da vecchia perche’ e’ andata via autonoma e in se in 5 minuti a 68 anni.
      -La grande paura che ho sulla mia di vecchiaia;non ho figli e spesso mi interrogo…che fine faro’
      L’attrice mi sembra bravissima,il film sembra essere uno di quei film di sentimenti che a me piacciono tanto. Ma non andro’ a vederlo,piangerei troppo.
      Probabilmente cambiero’ idea,ma so che piangero’ tanto e adesso piangere mi fa
      molto male.
      Complimenti a Gianna,la donna,l’attrice,la figlia.

      Reply
    2. Francesca (Regina) on 19/09/2013 17:34

      Conosco Gianna da quando eravamo bambine di terza elementare. Io continuo a dire,con molta sincerità,che lei è l’erede di Mariangela Melato e ha un grandissimo talento, oltre alla sua intelligenza straordinaria e la sensibilità.
      Ho visto il film la sera del debutto e mi sono commossa tantissimo ma anche divertita.
      Mamma Anna, come una star, si è addormentata per sempre, pochi giorni dopo l’uscita del film e dopo aver ricevuto i complimenti della critica.
      Mi auguro che questo film riceva quanti più premi possibili e, intanto, seguirò Gianna nei suoi spettacoli teatrali.

      Reply
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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