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    Home»Vie e disparità»La toponomastica in memoria di Stefania Noce, femminista
    Vie e disparità

    La toponomastica in memoria di Stefania Noce, femminista

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre07/01/20132 commenti3 Mins Read
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    di Pina Arena

    Il 6 Novembre 2012, a Licodia Eubea, una piazza è stata intitolata a Stefania Noce.
    Il 27 Dicembre 2012 a Catania, le viene intitolata l’aula A2 dell’Ex Monastero dei Benedettini, sede della Facoltà di Lettere.
    I luoghi assicurano memoria perché “durano per sempre” osservano i ragazzi del Movimento studentesco catanese che ha chiesto l’intitolazione dell’aula.
    I fatti sono tristemente noti: a Licodia Eubea, piccolo centro in provincia di Catania, un anno fa, Stefania, studentessa ventiquattrenne, è stata colpita a morte dal fidanzato, studente alla Sapienza, che non accettava la sua decisione di interrompere il loro rapporto. Il nonno, intervenuto a difendere la nipote, è stato anche lui ucciso dal giovane.
    Nella vicenda colpisce anche una apparente discrepanza, una distanza inquietante tra la condizione di Stefania e quella di altre donne vittime del femminicidio: spesso le immaginiamo fragili, psicologicamente indifese di fronte all’aggressione di chi le opprime e le uccide, incapaci di elaborare o decostruire intellettualmente le situazioni di violazione di dignità della loro persona e quindi incapaci di elaborare scelte che tutelino la loro sicurezza e la loro incolumità. Ma Stefania, vittima del femminicidio, aveva una percezione chiara e adulta, nonostante la giovane età, delle condizioni che possono produrre violenza: aveva riflettuto sulle radici della sotto-cultura della differenza, ritrovandole nella sotto-cultura patriarcale, nella svalutazione del corpo e della dignità femminile. Scriveva poco tempo prima di quella tragica giornata ”Nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, né, tanto meno, di una religione” .Sono parole tratte dal suo articolo che ha come titolo ”Ha ancora senso essere femministe?” pubblicato sul giornalino dell’Università di Catania , La Bussola.
    L’analisi condotta da Stefania è lucida, nutrita di letture e di studi e soprattutto di riflessione su un vissuto personale che la giovane ha chiaramente decifrato, senza riuscire, però, a difendersi.
    La sua vicenda conferma che il femminicidio ha radici profonde, diffuse e ingannevoli, si manifesta anche in luoghi evoluti, è sempre il frutto criminale dell’abisso della sottocultura di genere, del potere maschile che le donne non devono osare incrinare e mettere in discussione. La storia di Stefania conferma che il femminicidio si combatte con la cultura, attraverso azioni continuate, permanenti, di conoscenza e consapevolezza che chiedono tempi lunghi di elaborazione e di radicamento. Se tale elaborazione, se questa rivoluzione culturale non avverrà, i sistemi incancreniti della sottocultura della differenza continueranno a mietere vittime. L’intitolazione di una piazza e di un’aula universitaria remano in questa direzione, come confermano le parole dei ragazzi e delle ragazze del Movimento studentesco catanese: «Sicuramente non tutti, ma speriamo che alcuni, entrando in un’aula intitolata a Stefania Noce, chiedano ai docenti o facciano una ricerca per sapere chi è il personaggio che dà il nome al luogo in cui studiano». E aggiungono: «Ci piacerebbe che nella targa venisse scritto, sotto il nome di Stefania, militante femminista o anche solo femminista”. Servirebbe a ricordarla per quello che ha fatto e non solo per quello che ha subito.

    Catania femminbicidio Licodia Eubea pina arena satefania noce
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    2 commenti

    1. paolam on 08/01/2013 01:05

      Concordo, rovesciamo il punto di vista.

      Reply
    2. Rosa Perupato on 08/01/2013 15:57

      Condivido l’analisi fatta sulle cause del femminicidio, il quale è frutto di stereotipi sessisti che affondano le radici all’alba dell’umanità.
      Occorre un lavoro continuo ed incessante, soprattutto nelle scuole dove si sviluppano i futuri cittadini. E’ da lì che bisogna incominciare, fin dalla scuola dell’infanzia a fare cultura della non violenza sul genere femminile…
      INoltre vorrei complimentarmi con chi ha deciso le intitolazioni, scavalcando la burocrazia che pretende siano trascorsi dieci anni dalla morte, prima di intitolare qualcosa.

      Reply
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