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    Home»Costume e società»Cultura»Artemisia Gentileschi – storia di una Passione
    Cultura

    Artemisia Gentileschi – storia di una Passione

    DolsBy Dols22/11/2011Updated:29/11/2016Nessun commento5 Mins Read
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    Gentileschi_Artemisia_Judith_Beheading_Holofernes_Naples
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    ‎25 NOVEMBRE DALLE 18.30 ALLE 22.30 – milano
    ACCESSO GRATUITO MOSTRA DI
    ARTEMISIA GENTILESCHI
    PER TUTTE LE DONNE

     

    di Maria Silvia Presepi

    Milano rende omaggio ad una delle artiste più influenti ed audaci del Seicento europeo, Artemisia Gentileschi il cui percorso artistico, in passato è stato trascurato e spesso dimenticato persino dagli storici suoi contemporanei i quali si interessavano preferibilmente alla sua insolita vicenda biografica. Palazzo Reale ospita una grande mostra monografica (fino al 29 gennaio 2012) , la più completa panoramica mai tentata, mostra assolutamente da non perdere per chi ama questa pittura densa di significato e di emozioni.

    La mostra ripercorre le tappe della tormentata ed affascinante vita di Artemisia, conosciuta e riconosciuta come prima pittrice donna degna di essere inserita nella storia dell’arte, costantemente in bilico tra il ricordo di una giovinezza troppo dolorosa per essere dimenticata e la consapevolezza di un’abilità destinata ad essere ricordata. Le sue opere diventano la testimonianza di un animo tormentato che, pur nel buio di un Seicento spesso costrittivo e caratterizzato da guerre e pestilenze, ha saputo gettare nuova luce nel panorama artistico italiano. Riconosciuta per il suo reale valore solamente tre secoli dopo, Artemisia Gentileschi è ora considerata come una delle artiste più influenti del Seicento europeo.

    Si deve a Roberto Longhi nel suo articolo del 1916 “Gentileschi padre e figlia” il primo serio tentativo di analizzare la produzione dell’artista nel più vasto contesto del caravaggismo e di tentare un’accurata distinzione delle opere della figlia da quelle del padre. Artemisia è artista camaleontica, ha incamerato le suggestioni degli ambienti in cui si è trovata ad operare, cambia continuamente, dipinge ciò che vuole e come vuole, è, poliedrica. Le tante committenze la portano a Firenze, poi ancora a Roma, a Genova dove conosce Van Dyck, a Venezia, in Francia, a Pozzuoli, in Inghilterra, a Bari e a Napoli. Capace di affrontare con grande maestria un’ampia gamma di generi pittorici e di temi, Artemisia sfidò le convenzioni sociali dimostrando coraggio, eclettismo e determinazione.

    Fu “una delle prime donne “, scrisse nel 1947 Anna Banti, “che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi”
    La mostra e’ suddivisa cronologicamente nelle quattro fasi che contraddistinguono la vita di Artemisia: gli inizi a Roma sotto l’influenza del padre Orazio, ma non solo, molti i richiami alle figure michelangiolesche della Cappella Sistina e a Caravaggio, gli anni a Firenze in cui il suo stile si sviluppa autonomamente giungendo ad una codificazione inconfondibile, il ritorno a Roma all’inizio degli anni Venti ed il successivo quasi quarto di secolo a Napoli, allora più grande città d’ Europa dopo Parigi e tre volte più estesa di Roma, fino alla morte giunta nel 1652.

    In visione circa 40 tele, oltre a diversi documenti inediti, pittura densa di significato e di emozioni. Colpiscono il controllo del disegno anatomico, la modulazione sofisticata della luce e il delicato accostamento dei colori. Soprattutto del periodo fiorentino le figure femminili, Maddalene, Cleopatre, Giuditte e Danae dagli vesti sontuose ed elaborate, dettagli preziosi, stoffe eleganti e ricercate, sete e damaschi dai riflessi cangianti, che orna di gioielli. I soggetti spesso si ripetono come per la Vergine che allatta il Bambino, Giuditta ed Oloferne di grande realismo; mentre la Giuditta di Caravaggio si scosta con un moto di repulsione, qui, torva e decisa compie con tranquillità il gesto che assassina, imprimendo nell’azione tutta la sua forza; fa proprio il naturalismo caravaggesco ma ne accentua gli aspetti orrorifici portandoli a estremi ineguagliati. A lei si deve l’introduzione del caravaggismo a Firenze. Cleopatra viene raffigurata nella sua nuda carnale sensualità, vi riecheggiano le Veneri di Giorgione. Del ritorno a Roma, dove si tendeva al ritorno al classicismo, in mostra Giuditta e la fantesca, opera vigorosa con uso sapiente del chiaroscuro che mostra la piena maturità stilistica. Del periodo napoletano la Natività di san Giovanni Battista realizzata per Filippo IV di Spagna, con la serva con le maniche arrotolate, particolare ripreso più volte e l’eloquenza degli sguardi dei personaggi intenti al bagno del neonato, e poi il Martirio di san Gennaro dagli effetti chiaroscurali e l’inserimento di paesaggio, come nel David e Betsabea .

    Una mostra splendida, con opere di grande forza e bellezza che possiamo anche leggere, come ebbe a dire Roland Barthes “È qui la forza dei quadri della Gentileschi: nel capovolgimento brusco dei ruoli. Una nuova ideologia vi si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile.”

     

    Maria Silvia Presepi. Nata il 21 gennaio 1942 a Cesenatico, vive a Forlì. Diploma di ragioniera e perito commerciale nel 1960 Revisore contabile. Iscritta nell’albo degli esperti in materia fiscale, contabile e amministrazione del personale. Direttore Amministrativo della SPA Terme di Castrocaro fino al raggiungimento della pensione. Collabora con Studi professionali ed aziende nei settori contabile, fiscale e dei bilanci societari. Amante e grande conoscitrice di mostre e musei italiani.

    Artemisia Gentileschi passione storia
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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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