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      Essere immigrati: il lutto invisibile dell’identità spezzata

      By Nurgül COKGEZİCİ31/05/20250
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    Home»Costume e società»Cultura»Film»Chiamatemi Francesco – Il Papa della gente
    Film

    Chiamatemi Francesco – Il Papa della gente

    DolsBy Dols26/04/2025Updated:26/04/2025Nessun commento6 Mins Read
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    Papa Francesco è stato raccontato al cinema da autori come Wim Wenders, Gianfranco Rosi e Daniele Luchetti, perché la sua figura ha esercitato un forte impatto non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sulla società laica credente e non credente e sulla politica mondiale.

    di Adriana Moltedo

    Con il film Papa Francesco un uomo di parola, (2018), Wim Wenders ha cercato di restituire la sua visione attraverso un racconto costruito su immagini d’archivio e incontri con la gente.

    Gianfranco Rosi, per realizzare In viaggio (2022), ha seguito gli spostamenti del Pontefice per il mondo, mostrandone la vicinanza alle popolazioni più vulnerabili.

    Daniele Luchetti, regista di “Chiamatemi Francesco” (2015) ha raccontato Jorge Bergoglio a Buenos Aires.

    Bergoglio visto da Lucchetti e Papa Francesco sono due persone diverse.

    In questi giorni dalla morte del Papa Francesco abbiamo visto in TV più volte “Chiamatemi Francesco” di Daniele Luchetti in cui racconta la vita di Giorgio, al secolo Jorge Mario Bergoglio, nato da una famiglia di italo-argentini, dalla sua giovinezza trascorsa a Buenos Aires, all’elezione a papa il 13 marzo 2013, il quale attraversa in Argentina il periodo travagliato della dittatura di Jorge Rafael Videla

    Il primo Papa sudamericano.

    Il primo Papa gesuita.

    Il primo Papa Francesco.

    Al secolo Giorgio.

    Rodrigo de la Serna interpreta Jorge Mario Bergoglio in giovane età, a partire dal 1961 fino al 2 aprile 2005, anno che coincide con la scomparsa di Giovanni Paolo II. L’attore cileno poco conosciuto Sergio Hernández veste i panni del pontefice dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, anno di elezione come successore di Benedetto XVI.

    Soggetto tratto dall’autobiografia di Jorge Mario Bergoglio.

    Non avevo mai visto prima questo film di Lucchetti. Di lui conosco il Portaborse e tutto il percorso con Nanni Moretti.

    Il film ha avuto l’anteprima mondiale il 1º dicembre 2015 nell’Aula Paolo VI della Città del Vaticano dove erano presenti 7.000 poveri, volontari, donne e bambini ospitati nelle case famiglia del Lazio a cui papa Francesco aveva regalato il biglietto accolti dall’elemosiniere di Sua Santità, monsignor Konrad Krajewski e alla fine della proiezione è stato offerta da papa Francesco una cena al sacco.

    Il regista ricorda i mesi trascorsi in Argentina, le scoperte fatte sul pontefice, la cui umanità non è mai venuta meno: “L’idea era di qualcuno che si fosse risollevato da anni di sofferenza. L’ho sempre percepito come persona, non solo come il Papa”.

    “Non ho fede e dovrei essere disinteressato, ma quando penso a Papa Francesco c’è una vicinanza inspiegabile, un mistero che mi colpisce. Mi dispiace per la sua morte, umanamente” dice il regista parlando della sua scomparsa.

    “Un uomo che ha attraversato l’intero periodo della dittatura in Argentina, senza essere di sinistra o impegnato politicamente, ma che si è trovato di fronte a una scelta: aiutare o no gli ultimi. Alcuni racconti su di lui erano controversi, erano stati oggetto di libri, articoli, si parlava di quanto avesse collaborato con il regime.”

    Voler realizzare un film che raccontasse la vita del Papa, insediatosi nel 2013, è stato Pietro Valsecchi, che ha chiamato Luchetti dicendogli di seguirlo in Argentina: “A Buenos Aires mi sono immerso tra persone che fino a pochi mesi prima lo avevano visto ogni giorno, e a vario titolo avevano avuto contatti con questa figura così importante della Chiesa argentina”. 

    “Per raccontarlo ha dovuto fare ricerche approfondite e scavando nei meandri del suo passato, dei suoi trascorsi da arcivescovo di una delle città più difficili del mondo, ha trovato anche video su Youtube che raccontano di un uomo molto più chiuso di quello che i fedeli hanno imparato a conoscere in questi 12 anni di pontificato.

    Aveva una rubrica quotidiana in cui si esprimeva, burbero e brontolone, in maniera diversa da come lo abbiamo conosciuto più tardi. Era un uomo che si trovava anche sulle soglie di una forma di ansia, di tristezza esistenziale. Dava l’impressione di essere una persona sola, che aveva bisogno di qualcuno con cui confidarsi. “

    “Ho conosciuto persone che lo seguivano dal punto di vista del benessere mentale, persino una psicanalista. Intorno ai 60-70 anni aveva paura di invecchiare. Penso che subisse tanto la gerarchia e obbedisse agli ordini. Nel momento in cui non ha più dovuto obbedire a nessuno, ha tirato un sospiro di sollievo.”

    “Un uomo serio, a volte triste ma risollevato da anni di sofferenza”

    Vivere a Buenos Aires durante la terribile storia dei desaparesidos in cui abbiamo sentito l’urlo delle madri di maggio varcare l’oceano come delle Marie alle quali avevano messo il Figlio in croce, o vivere nella Città Eterna come capo della nostra Chiesa è una gran differenza.

    “Raccontare un uomo serio, impegnato, a volte triste o arrabbiato, che ha smesso di esserlo nel momento in cui è uscito su quel balcone”. 

    “Aveva un rapporto quotidiano, mai interrotto con il passato. Era una presenza che non se n’era andata, tutti pensavano che stesse molto bene. Era ingrassato, prima non mangiava mai, l’idea era di qualcuno che si fosse risollevato da anni di sofferenza.”

    “Ha dato ai non credenti la sensazione di essere una figura di riferimento, in un momento storico in cui mancava una cultura utopistica e progressista, qualcuno che progettasse un futuro.

    Ho trovato suoi scritti in cui parlava di grazia, del femminile, della lotta contro la violenza sessuale, della salute del pianeta, della redistribuzione delle ricchezze, temi non centrali nella Chiesa.”

    Luchetti non ha mai saputo se il Papa avesse visto il film e infatti chiosa dicendo: “Speravo che un giorno squillasse il telefono per sentire dire “Sono Papa Francesco, ho visto il film”. Non ho mai preteso lo vedesse, ma sarei stato curioso. L’ho sempre percepito come una persona, un uomo, non solo come il Papa”. 

    El portegno Giorgio, a 88 anni, figlio di Regina Maria Sivori e di Mario Bergoglio, italiani, il 21 Aprile 2025, si è presentato al suo Dio come uomo.

    Oggi, 26 Aprile 2025, tutto il mondo lo segue come Papa Francesco, da San Pietro a Santa Maria Maggiore, nella Città Eterna. Riposi in pace.

    moltedo-film

    Adriana Moltedo

    Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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