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    Home»Costume e società»Giovanna Marini, voce colta della musica popolare italiana
    Costume e società

    Giovanna Marini, voce colta della musica popolare italiana

    Marta AjòBy Marta Ajò09/05/2024Updated:09/05/2024Nessun commento4 Mins Read
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    Immaginate una casa della vecchia Roma.
    Di accedervi salendo scale scalcagnate, sempre più in alto, oltre l’ultimo piano.
    In quella piccola abitazione sui tetti, da dove si potevano vedere i ruderi di Piazza Argentina si riunivano giovani ribelli degli anni 60-70. Quelli e quelle che volevano fare la rivoluzione, altri indecisi sul da farsi, gli ideologhi, studenti e lavoratori, insieme, in attesa che il futuro li accogliesse.
    E immaginate di ascoltate la voce di Giovanna Marini che li accompagnava in quel pezzo di storia.
    Era quella l’epoca del Canzoniere Italiano, della musica folk che questa autrice, cantante e musicista, regalava accompagnata dalle note della sua chitarra.
    E ci stavano, loro, accovacciati sui cuscini, sui divani un po’ dismessi, in attesa che arrivasse l’ora del secondo Novecento.

    Il commiato da Giovanna Marini ci riporta a quel tempo. Così ricco, prezioso, coraggioso, generoso. Di lotta e di scontri, di amicizia e solidarietà, di slogan e pensieri, di violenza. Con lei se vanno via quegli anni.
    Ha saputo suonare e raccontare quell’Italia che, sempre più lontana temporalmente, ha contribuito tanto al rinnovamento, a creare nuova cultura, le basi migliori su cui ancora questo secolo si poggia.

    E’ stata un’artista dallo stile inconfondibile, a volte anche contestato da qualcuno “troppo classica” (diplomata a Santa cecilia, seguace di Andres Segovia), per qualcun altro “sempre dolente”, eppure sempre presente.
    La sua era musica polare, contadina, di guerra e di lotta. Raccoglieva in quelle note e quelle parole il dolore e le speranze di un’ intera generazione.
    Una tradizione orale che, attraverso la musica, negli anni sessanta recuperava le tradizioni che l’avevano preceduta senza rottamare niente, anzi valorizzandola e traendone insegnamento.
    L’arte di Giovanna Marini è stata completa, compositrice, cantante e ricercatrice.

    Entrata nel 1964 a far parte del Nuovo Canzoniere Italiano insieme a Della Mea, Bertelli, il Duo di Piadena, Caterina Bueno e altri, divenne una dei protagonisti di quegli anni musicali strettamente legati con quelli sociali.
    Cantante e poetessa, impegnata e militante, ricercatrice instancabile, trasmettitrice delle radici e delle inquietudini italiane. Definita in quegli anni, e anche in quelli a venire, la ‘Joan Baez italiana’ , ha continuato nei decenni successivi ad impegnarsi fondando anche una Scuola Popolare di Musica in un quartiere popolare di Roma, poi come docente di etnomusicologia presso la Scuola popolare di musica di Testaccio e all’università di Saint-Denis.
    Infine, Giovanna Marini, nostalgica accompagnatrice di quei giovani non più giovani, ha continuato a testimoniare ed ispirare numerosissime iniziative che hanno sempre avuto come obiettivo il “canto degli ultimi”, i giovani, la speranza.
    E’ stata definita, e così sarà ricordata, un pezzo della colonna musicale italiana del Novecento per avere riportato in auge, attraverso un lavoro filologico, il valore del canto popolare e il suo valore politico.

    Nel 1989, in occasione dei duecento anni della Rivoluzione francese ha musicato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ed è stata attiva sino agli ultimi giorni, come testimonia la sua partecipazione alla Festa della Liberazione dello scorso 25 aprile 2023 dirigendo il coro della Scuola Comunale di Musica di Monte Porzio Catone, dove da tempo aveva deciso di vivere.
    In una recente intervista per un documentario Rai, descrisse il significato più profondo del suo immenso lavoro con queste parole: “Cercando i suoni, ho incontrato le persone”.

    «Mi sono svegliata a metà degli anni 50, quando nascevano i cantacronache con la musica di protesta. Autori come Michele Straniero, Sergio Liberovici e Fausto Amodei si univano a Calvino, Eco, Rodari. A Milano, Giangiacomo Feltrinelli fondava la sua casa editrice, c’erano Ernesto De Martino, Diego Carpitella, Gianni Bosio che lavoravano per portare alla luce la cultura popolare. Gli intellettuali erano l’anello di congiunzione fra il mondo agricolo e quello contadino prima, operaio dopo. Un miracolo, come avvenne solo negli anni 20 e 30 in Germania con Brecht che si unì a Weill» , Giovanna Marini.

    canzoniere italianoe italiano musica
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    Marta Ajo
    Marta Ajò
    • Website

    Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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    torre.caterinadella

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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