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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Storie di donne – Hvala
    Costume e società

    Storie di donne – Hvala

    DolsBy Dols03/10/2021Updated:29/06/2024Nessun commento5 Mins Read
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    tomba-profanata
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    E RESI PACE AL RIPOSO PROFANATO

    di Cosimo Lerario

    Perché ? Perché accadeva ?

    Non l’ho mai capito. Ho tentato; ma non ci sono riuscito. Mai.

    Perché non è proprio possibile comprendere il senso logico per cui una fazione armata, in guerra, debba prendere di mira i cimiteri. Distruggere le lapidi. Tirare fuori e spargere i resti dei cadaveri. Accanirsi con chi non può più costituire un pericolo. Profanare una terra sacra.

    È proprio quello che succedeva. Io l’ho visto accadere: nella regione della ex Jugoslavia chiamata Косово и Метохија (Kosovo). Dove, in quegli anni, tutti combattevano contro tutti. Ovunque, di casa in casa. E nell’aria si respiravano i miasmi dell’odio etnico, delle contrapposizioni religiose, delle divisioni politiche. Si respirava il tanfo nauseante dei corpi abbandonati sui cigli delle strade.

    Ma può una lotta armata avere come propri obiettivi delle tombe in cui riposano poveri morti ? Credevo che questo non fosse possibile. Sino al momento in cui l’ho visto accadere.

    E l’ho visto con i miei occhi. Lì, proprio lì: in Косово и Метохија (Kosovo).

    La mia professione di medico dell’Esercito Italiano mi aveva già condotto in quella regione quattro anni prima. Ero stato a Приштина (Priština), nel Comando NATO a cui era stato dato il nome di Film City perché allestito negli stabilimenti in cui, prima della guerra, si produceva il cinema jugoslavo.

    In quel maggio 2004, invece, andai a prestare servizio nel Comando Multinazionale di Призрен (Prizren). A sud, nei pressi del confine con la Albania.

    Da un paio di mesi la situazione era precipitata: tutte le cittadine del Kosovo erano teatro di combattimenti feroci. Tutti contro tutti, di casa in casa. Nulla era cambiato rispetto a quel che avevo visto anni prima. Nulla.

    Quel pomeriggio raggiunsi la base italiana di Villaggio Italia, che era stata sistemata a Пећ (Peć), nel Nord Ovest della regione. Dove proteggevamo con le armi il monastero che dal 1316 era sede del Patriarcato della Chiesa ortodossa serba. Un luogo che racchiudeva ulteriori intrinsechi significati per me in quanto barese. Proveniente, quindi, dalla città di quel San Nicola così tanto acclamato e venerato nel mondo cristiano ortodosso.

    Durante il tragitto transitammo attraverso il borgo di Belo Polje. Un villaggio di poche case, per lo più sparse attorno al cimitero.

    E qui vidi. Con i miei occhi. Quel che mai avrei immaginato di vedere.

    La chiesa posta all’ingresso del campo di sepoltura era completamente distrutta. Era stata data alle fiamme, di cui si udiva ancora lo scoppiettare residuo sotto i cumuli di legno delle travi crollate dal soffitto.

    Nel terreno circostante quei ruderi ogni lapide di ogni tomba era stata divelta, spezzata, frantumata. Alcune di esse erano state sporcate con scritte di vernice rossa inneggianti all’UÇK (Ushtria Çlirimtare e Kosovës), l’Esercito di Liberazione del Kosovo. Ogni tomba era stata letteralmente stuprata.

    Dovunque prima c’era stata una sepoltura, ai nostri occhi si mostravano voragini che apparivano come altrettanti inquietanti ingressi all’Ade.

    Con raccapriccio, intravidi correre via un cane che portava nelle fauci uno scarnificato avambraccio umano, depredato da chissà quale sepolcro. Frenai a stento i conati.

    Non so perché il mio sguardo si soffermò su quella tomba in particolare. Non so perché decisi di calarmici dentro. Intuizione ? Premonizione ? Non so. Ancora oggi, dopo diciassette anni non so spiegare perché ebbi la percezione che qualcosa (o qualcuno) mi richiamasse dal suo interno.

    Avvisai i miei commilitoni di attendermi e mi ci avvicinai. Scostai con il piede i frammenti di lapide che ne coprivano la apertura e guardai al suo interno. Il buio non mi consentiva di vedere quando fosse profonda; per cui calciai al suo interno un frammento di marmo. Dal rumore del suo arrestarsi sul fondo dedussi che doveva essere profonda meno di un paio di metri. Decisi quindi di entrarvi. E mi calai con i piedi al suo interno, sorreggendomi con le mani sul suo bordo; finché non mi lasciai andare con un salto sino a toccare il suo pavimento.

    Per prima cosa guardai in altro per verificare la posizione degli appigli nel terreno che mi avrebbero consentito di risalire. Quindi, mi voltai per esplorare il suo interno. Non feci nemmeno in tempo ad accendere la torcia, che sotto i piedi intercettai qualcosa di morbido. Feci luce. Trasalii. Si trattava di una testa d’asino (o di mulo, chissà), ancora sanguinante, poggiata sullo scheletro di chi era accolto in quel sepolcro; che dai vestiti compresi essere una donna.

    Afferrai la testa dell’animale e la lanciai fuori attraverso il varco da cui ero entrato. Quindi ricomposi le membra del cadavere nel migliore e più amorevole dei modi, seppure in quelle condizioni tanto precarie. Quand’ebbi terminato, la salutai. E uscii.

    Quel che accadde a quel punto non l’ho mai raccontato. Né allora, né in seguito. Lo faccio ora.

    Mentre mi arrampicavo per uscire dall’interno della sepoltura, udii distintamente una voce femminile dire una parola, una sola: “Хвала (Hvala)” In serbo significa: “Grazie”.

    Non mi voltai: sapevo perfettamente chi l’aveva pronunciata.

    E una volta emerso alla luce del giorno, ripresi a fare il mestiere che mi ero scelto di fare.

    Non c’era davvero altro da poter fare

    sepolcro
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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    CHERASCO PIEMONTE CHERASCO PIEMONTE
    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

⸻
    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
https://www.dols.it/2025/04/15/30-notti-con-il-mio-ex/
    https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-mil https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-milano-al-pac-con-body-of-evidence/

E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
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