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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Maternità o libertà
    Costume e società

    Maternità o libertà

    Aura FedeBy Aura Fede09/11/2020Nessun commento5 Mins Read
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    maternità
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    L’Italia è uno dei paesi al mondo in cui la percentuale di donne che non vogliono avere figli per scelta sta crescendo sempre  di più.

    Due anni fa il ministero della Salute a avuto la singolare idea di indire il “Fertility Day”, una giornata per sensibilizzare le italiane e gli italiani sulle cattive abitudini che possono portare all’infertilità.
    La principale delle tante critiche sottolinea l’insensibilità di alcuni messaggi della campagna e del suo stile comunicativo nei confronti delle donne che non possono avere figli e di quelle che
    non la campagna di informazione invitava ”tutti” i cittadini a fare figli vista la preoccupante (economico-pensionistico) decrescita demografica italiana.

    I promotori dell’iniziativa non avevano tenuto in conto
    – le motivazioni per cui le donne (e anche gli uomini) non vogliono o non possono avere figli
    – il fatto che l’Italia è uno dei paesi al mondo in cui la percentuale di donne che non vogliono avere figli per scelta sta crescendo di più.

    Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) raccolti tra il 2005 e il 2010 quasi un quarto delle donne italiane nate nel 1965 è arrivata verso la fine dell’età fertile senza avere figli.
    Negli Stati Uniti la percentuale si ferma al 14 per cento, in Francia al 10 per cento. Le motivazioni per cui sempre più donne scelgono di non avere figli sono moltissime,
    spesso molto personali e profonde, ma nonostante questo la società continua a esercitare una forte pressione sulle donne per quanto riguarda la maternità.
    Alla quale più di ogni altro evento, sarebbero legate la realizzazione e la massima felicità per una donna. vogliono avere.
    Senza figli, non maternità è una scelta che pare portare il segno meno e proprio per questa natura negativa appare a molti/e, anche agli occhi di donne che la compiono, come una una scelta meno libera dell’altra. (Eleonora Cirant)
    Si dimentica che anche la scelta della maternità (come tante altre scelte della vita) e spesso frutto di un compromesso, di una mediazione.
    Solo recentemente il controllo della fertilità,prima esercitato dalla società sta diventando, fra molti ostacoli, scelta soggettiva
    È importante parlare di scelta nella maternità perché oggi come non mai si mostra ambivalente.
    Da un lato qualcosa che possiamo scegliere in virtù del cammino storico realizzato dalle donne.
    Dall’altro qualcosa che non possiamo non scegliere, pena l’esclusione dal mondo della madri, un mondo legittimato e legittimante da un punto di vista, sociale, psichico, politico, storico, simbolico etc.
    La negazione della maternità non è un’esperienza nuova, ma certo lo è oggi per la sua incidenza numerica e la sua manifestazione come scelta personale.
    L’importanza che la nostra cultura dà ancora oggi alla maternità come componente imprescindibile dell’identità sessuale non può essere sottovalutata soprattutto perché la Chiesa Cattolica, che costituisce il referente etico della maggior parte degli italiani, condanna non solo l’aborto, ma anche la contraccezione farmacologica e meccanica, e pone la procreazione tra i primi scopi del matrimonio.
    Benchè oggi le coppie senza figli siano accettate dalla nostra cultura, l’aver contratto un vincolo di matrimonio di per sé costituisce un “obbligo sociale e familiare “
    a mettere al mondo un figlio .
    La spiegazione da parte di una donna dei motivi della scelta di non maternità sembra suscitare sensazioni “sgradevoli” nelle donne con figli.
    L’affermazione di libertà della prima sembra evocare la mancanza di libertà dell’altra. Si cade così nella trappola del dover stabilire chi ottiene il maggior punteggio
    Prima quelli biologico istintuali

    Maternità (istinto primario a procreare)
    e seduzione (istinto conscio e inconscio ad attrarre chi sappia soddisfare la prima istanza)
    Sono i principi che hanno definito la donna nella storia
    Mamma: fino agli anni ’60 del secolo scorso sinonimo di femmina, status irrinunciabile per ogni donna meritevole di dirsi tale, per cui la sessualità altro non era che un mezzo per volgere quel fine (essere mamma), con o senza piacere.
    Fino a 50 anni fa anche l’idea di un corpo bello era differente, la magrezza un malanno: la manifesta inadeguatezza al compito per cui Dio ci aveva messo in terra (e cioè fare le mamme). Le grassottelle invece erano appetitose e appetibili: piene di salute, di ormoni che disegnavano seni e fianchi larghi e forti, ottime per crescere i bambini e perciò socialmente belle.
    di libertà poi quelli sociali attuali (non connaturati ma adottati come comportamenti)

    Erotismo (ricerca e esplorazione del piacere fisico personale)
    Lavoro (ricerca della realizzazione sociale)
    I primi due principi (maternità e seduzione) riconoscono alla donna l’idoneità a fare coppia ossia a essere parte essenziale e fondante di un collettivo (famiglia)
    I secondi due (lavoro ed erotismo) le riconoscono l’idoneità all’autonomia ossia a essere indipendente e decidere da sola se come e quando fondarlo un collettivo
    Il potere di decidere quale dei pilastri che compongono la nostra identità di donne vogliamo assecondare è dato alle donne del 2000 come frutto di battaglie, a volte cruente, fatte da altre donne sull’emancipazione, dove emanciparsi ha voluto dire sciogliere un vincolo di oppressione, legato alla riproduzione come unico scapo della sessualità
    e accettare anche la responsabilità di essere libere di scegliere.

    Liberarsi e emanciparsi (la psiche e la complessità sociale) sono due cose che ci consentono di muoverci nel mondo di oggi.
    Un cammino iniziato da molto, ma non ancora compiuto
    Ma attenzione la liberalizzazione sessuale ha sì abbattuto muri, rovesciato tabù e quant’altro, ma ha pure detto a tutte qualcosa di
    pericolosamente democratico, cioè beh, ora siete libere, fate un po’ quello che vi pare.
    Ecco, le ragazze, fanno il grande salto e libere e orgogliose iniziano a dire, urlare, cose come io sono mia!
    E soprattutto cose come ‘il corpo è mio e me lo gestisco io.”
    E come, di grazia? In che modo hanno intenzione di gestirlo, questo corpo?
    Seguendo quale misterioso libricino d’istruzioni?
    La libertà (o l’anarchia), badiamo, non sono cose facili da maneggiare.

     

     

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    Aura Fede
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    Aura Fede. Siciliana ma ora abita a Treviso. A Padova ha fatto gli studi pre-universitari e universitari. Docente nel corso post-laurea (per psicologi e specialisti ginecologi) di psicoprofilassi ostetrica dell’Università di Padova E' sessuologa clinica (altre a consulente) e Formatore dell'istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze diretto dalla prof. Roberta Giommi. Ha frequentato il corso di Mindfulness presso l’AISPA di Milano, autrice di lavori scientifici su vari argomenti legati alla specializzazione. Coautore di volumi sul benessere delle donne e sul benessere dei ragazzi.

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