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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»CARI UOMINI VI SCRIVO…
    Costume e società

    CARI UOMINI VI SCRIVO…

    Ester RizzoBy Ester Rizzo02/11/2020Updated:02/11/20201 commento6 Mins Read
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    Cari uomini vi scrivo: ma perché in ogni tempo ed in ogni luogo avete sempre parlato male delle donne?

    Perché, pur avendo raggiunto fama, rispetto e notorietà, le avete sempre disprezzate, ignorate e a volte anche insultate? A nulla sono valse le corone di alloro che nei secoli sono state poggiate sulle vostre illustri teste e neanche le aureole. A volte penso siano servite a coprire la vostra misoginia.
    Sapete, cari uomini, io da molti anni faccio una strana collezione. Colleziono tutte le frasi che avete scritto e rivolto alla metà del genere umano: quello femminile.
    Certo, è diventata una collezione imponente che potrebbe costituire un vero trattato ma oggi ho deciso di scegliere alcuni di voi e le vostre “perle preziose” per riunirle in un piccolo articolo.
    A che pro? Mi chiederete.
    Ed io vi rispondo che desidero solo vendicarmi un po’, smorzare un po’ di quella luce fulgida che vi circonda.
    E’ vero, siete stati importanti, avete fatto la storia, segnato il destino dell’umanità, lasciato in eredità scoperte o versi mirabili. Siete osannati da tutti ancora oggi, presi ad esempio e citati con enfasi nei discorsi importanti, nei convegni prestigiosi, nei premi o nei concorsi a voi dedicati. Siete quasi in ogni via o piazza di tutte le città e tante statue vi rappresentano. Siete poi quelli su cui si sono scritti centinaia e centinaia di libri, quelli che la Storia ha posto sui piedistalli.
    Ma io sono un po’dispettosa e vorrei ridimensionare un po’ quei piedistalli dove siete assisi.
    Perché?
    Perché sarete sicuramente stati geni nei “vostri settori” ma la misoginia delle vostre parole mi indigna un bel po’e mi porta alla conclusione che, nonostante le vostre grandi gesta, siete rimasti nel cuore, nella mente e nell’animo, null’altro che piccoli uomini imbrigliati negli stereotipi sessisti del vostro tempo.
    Scusate la mia impertinenza ma urge il mio desiderio di rendere pubblico e noto questo vostro grande limite.
    Desidero iniziare con i Santi:
    San Paolo:”… La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto che la donna insegni, né che abbia autorità sull’uomo; ma voglio che se ne stia tranquilla. Perchè Adamo fu formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna essendo stata sedotta, cadde in trasgressione”.
    Ed ancora : “ L’uomo è a capo della donna”.
    Sant’Agostino “ E’ questo che la volontà di Dio prescrisse all’uomo: che la donna ha meritato di avere il marito come signore non per natura ma per colpa”
    San Bernardino: “ Donna, non si conviene che tu sia altro che col capo basso e chinato a essere sotto la custodia dell’uomo. Ogni volta in chiesa devi andare col capo basso e nascosto. Sai perché? Per evitare di far cascare persona in peccato”
    San Tommaso:” L’uomo è la testa della donna, nello stesso modo che il Cristo è la testa dell’uomo…La potenza generativa nella femmina è imperfetta rispetto nella potenza generativa che sta nel maschio”
    Però San Tommaso aveva un po’ le idee confuse, in quanto asserisce anche:” Oggetto necessario la donna per preservare la specie”. La parola oggetto non ha bisogno di commenti.
    Sant’Ambrogio :” Adamo è stato condotto al peccato da Eva e non Eva da Adamo. E’ giusto che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare”

    Accantoniamo i santi e iniziamo con Pitagora, filosofo, matematico, scienziato e legislatore del 580 a. C. che così si esprimeva :” C’è un principio del Bene che ha creato l’ordine la luce e l’uomo; e un principio del Male che ha creato il caos, le tenebre e la donna”.
    Un po’ dopo, si fa per dire, nel 234 a.C. il politico e scrittore romano Marco Porcio Catone ( chiamato anche Catone il sapiente o Catone il vecchio) così esprime il suo pensiero :” Se sorprendi tua moglie in adulterio, la ucciderai senza processo impunemente; se sarai tu a tradire, lei non ti toccherà neanche con un dito”.
    Andando avanti nei secoli troviamo, nel 140 a.C. circa , il commediografo romano Publio Terenzio Afro, che sentenzia:” Le donne sono deboli d’intelletto, quasi come i bambini”e poi nel primo secolo a.C. lo scrittore latino Valerio Massimo:” La donna è una chimera. Questo mostro ha in sé tre forme: si adorna con un volto insigne di leone odoroso, si macchia di un ventre di capra e si arma di una virulenta coda di vipera. E questo vuol dire che l’aspetto della donna è bello, il suo contatto è fetido, la sua compagnia mortifera.”
    Nel 40 d.C. così consigliava Marziale negli Epigrammi : “Tua moglie non sia troppo dotta”.

    Quello che pensavano gli uomini sull’istruzione e l’accesso alle professioni delle donne è “un tormentone” che attraversa tutti i secoli per giungere fino ai nostri giorni.
    In ordine sparso:
    Moliere: “ Non sta bene, e per più ragioni, che una donna studi e sappia tante cose”
    Machiavelli: “ E tutte le donne hanno poco cervello; e come n’è una che sappi dire due parole e se ne predica, perché in terra di ciechi chi v’ha un occhio è signore”
    Keplero: “ E’ bene dunque che la donna faccia altre cose e non si impegni nello studio della scienza e della matematica che le sono innaturali”
    Ernest Legouvè (drammaturgo francese): “ Se una donna medico fa ripugnanza, una donna notaio fa ridere, una donna avvocato spaventa”
    Jean Jacques Rousseau: “… tutta l’educazione delle donne deve essere relativa agli uomini. Piacere ad essi, essere loro utile, farsi amare da essi, allevarli quando sono giovani, curarli quando sono adulti, consigliarli, consolarli, rendere loro dolce e piacevole la vita: ecco i doveri delle donne in tutti i tempi, ecco ciò che le si deve insegnare sin dall’infanzia”
    Del resto l’onorevole Bettiol, il 7 luglio 1947, in seno all’Assemblea Costituente così si esprimeva: “… nella sua costituzione psichica la donna non ha le attitudini per fare bene il magistrato, come dimostra l’esperienza pratica in un campo affine, cioè nella professione dell’avvocato. Tutti avranno notato quale scarsa tendenza ed adattabilità abbia la donna per questa professione perché le manca, proprio per costituzione, quel potere di sintesi e di equilibrio assoluto necessari per sottrarsi agli stati emotivi”
    Il primo settembre del 2010, Camillo Lagnone scrive così su “Il Foglio”: “ Genitori che avete una figlia in età da università: se volete nipotini che vi tramandino e che la realizzino, risparmiate sulle tasse universitarie e regalatale un bel vestito”
    Concludiamo questo “magnifico bestiario” tratto dalla mia ben più cospicua collezione , in…musica.
    Dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, che tutte conosciamo :” La donna è mobile/ qual piuma al vento/ muta d’accento/ e di pensiero./ Sempre un amabile/leggiadro viso, /in pianto o in riso/ è menzognero”.
    Eh si… del resto anche il drammaturgo francese Jean Racine, con il suo orribile parruccone sentenziava: “ Elle flotte, elle hésite; en un mot, elle est femme” ( Vacilla, esita; in una parola e donna).
    E allora cari “grandi uomini”, cosa augurarvi?
    Semplicemente che il vostro sonno eterno, possa essere, ogni tanto, punzecchiato da fantasme biricchine e dispettose.

    Ester Rizzo

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    Ester Rizzo

    Ester Rizzo giornalista e scrittrice nata a Licata nel 1963. Socia fondatrice dell’Associazione Toponomastica femminile. Socia S.I.L (Società italiana letterate). Curatrice del volume “Le Mille: i primati delle donne” (2017) Autrice di “Camicette Bianche “ (2014) “Le ricamatrici “ (2018) “Donne disobbedienti “ ( 2019) “Il labirinto delle perdute” (2021) e “Trenta giorni e 100 lire”(2023).

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    1 commento

    1. Marisa Ayroldi on 02/11/2020 14:37

      Dal poeta Seminude di Amorfo, descrizione di alcune categorie di donne:
      “quelle fatte di terra sono minorate, non sanno distinguere il bene dal male, pensano solo a mangiare. Altre, fatte dall’acqua come il mare, hanno due nature: un giorno sono e rendono felici, il giorno dopo sono inavvicinabili (…). Per non parlare delle donne che derivano da animali, di cui posseggono le caratteristiche: quella che viene dalla scrofa ingrassa rotolandosi nel letame; quella che deriva dalla volpe è infida, sa e controlla tutto, ma si adatta agli eventi; quella che deriva dalla cagna si aggira incessantemente per la casa uggiolando (…)”.
      Tratto dal saggio Una questione di genere. L’Italia di oggi non è un paese per donne di Maria Rosaria Ayroldi

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