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    i DIRITTI DELLE DONNE

    DONNE IN PIAZZA A TUTELA DEL DIRITTO DI ABORTO

    Rita CugolaBy Rita Cugola01/04/2017Updated:01/04/2017Nessun commento4 Mins Read
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    USA. RACCONTARE PER SENSIBILIZZARE: DONNE IN PIAZZA A TUTELA DEL DIRITTO DI ABORTO

    Pronte a scendere in piazza per raccontare pubblicamente le esperienze vissute. Le statunitensi non riescono proprio a tollerare l’idea che il presidente Donald Trump possa aggirare la sentenza emessa dalla Corte Suprema nel lontano 1973 (nota in termini di Roe v Wade, in omaggio a Norma Leah McCorvey, alias Jane Roe, vincitrice della causa intentata contro il Texas, rappresentato dal legale Henry Menasco Wade), assurta a pietra miliare della libertà di aborto .
    “La  nostra missione è di condividere con le altre ciò che abbiamo sperimentato. Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a un’emergenza che per noi è di vitale importanza, anche se sappiamo a priori che non sarà semplice“, ha precisato Robin Utz,  costretta a interrompere una gravidanza a causa di una grave malformazione fetale. “La stigmatizzazione esiste ovunque, sebbene in alcuni stati vigano restrizioni particolari, tese sostanzialmente a influenzare la cittadinanza. Io invece non credo sia riprovevole rinunciare consapevolmente a una maternità“.

    Nulla da eccepire, ovviamente. Peccato che negli Usa i diritti civili si stiano lentamente ma inesorabilmente erodendo (le controversie in materia sanitaria o l’incessante lotta per la non ingerenza del clero negli affari istituzionali sono alquanto emblematiche in tal senso). A danno quasi esclusivo della popolazione femminile.
    La tendenza a individuare nell’istante stesso del concepimento l’inizio dell’esistenza è d’altronde infatti assai diffusa, tanto che (incentivati forse dai loro rigidi principi religiosi)  il numero degli obiettori di coscienza è ormai attestato in costante  crescita. Non a caso la legislazione del Missouri annovera oltre 40 provvedimenti (attesa di approvazione) finalizzati a precludere alle donne  l’accesso alle procedure abortive, equiparate dal repubblicano  Mike Moon (esponente della House of Rpresentatives) a crimini storici contro l’umanità quali  Olocausto e schiavismo.
    “E’ la cifra più alta degli ultimi quattro anni. Fino ad allora le autorità si erano limitate a vagliare 25-35 mozioni all’anno, un paio delle quali poi tradotte in legge.“, ha osservato M’Evie Mead, responsabile organizzativo locale di Planned Parenthood, struttura assistenzaria nazionale per il controllo delle nascite.

    Nel disperato tentativo di circoscrivere  l’autonomia decisionale delle ragazzine incinte, il deputato dell’Elefantino si sarebbe nel frattempo affrettato a introdurre un decreto volto a vincolare al consenso genitoriale il trasporto dei minori sul territorio. Non solo: avrebbe anche caldeggiato la sepoltura dei feti per evitarne “il potenziale commercio” (smentito dagli investigatori) da parte delle varie associazioni femministe: “Noi onoriamo la vita e intendiamo tutelarla. Speriamo che Trump mantenga le promesse e sostenga i nostri sforzi“, è la giustificazione addotta.
    Ipotesi tutt’altro che remota, d’altronde. Non a caso le attiviste dei gruppi maggiormente rilevanti (National Abortion Rights Action League in primis) stanno da mesi paventando un anacronistico e (assai sconfortante) ripristino dell’illegalità (almeno a livello delle pratiche abortive), passibile di attentare alla sopravvivenza delle donne che per molteplici ragioni sono inclini a ricusare la maternità.

    “Impossibile prevedere ciò che potrà avvenire in futuro. In merito alle problematiche sociali lui non è mai stato ortodosso come molti altri  politici“, ha azzardato Colleen McNicholas, una delle poche dottoresse del Midwest disposte ad aiutare le connazionali in difficoltà e attualmente in forza  presso la University School of Medicine di Washington. “E’ vero però che ai fini del potere  le convinzioni personali diventano alquanto relative.  Probabilmente i nostri detrattori  hanno indotto la Casa Bianca  a un’inversione di rotta e non è escluso che  la retorica conservatrice possa ora  incrementare la violenza contro le cliniche abortiste (oggetto di periodici attacchi n.d.r.)  e relativo personale (non pochi i medici  uccisi dagli assalitori, n.d.r.)” .
    “Questo è un paese in cui scienza ed evidenza devono essere attestati dai fatti, ma la facoltà di scelta in ambito riproduttivo implica inevitabilmente anche la possibilità di portare  o meno a termine una gestazione. Ritengo in ogni caso che il rispetto della volontà femminile sia imprescindibile  Sarebbe opportuno che  l’amministrazione adottasse strategie davvero efficaci a beneficio delle mamme lavoratrici (debiti servizi per l’infanzia, parità retribuitiva – la  rinuncia a un figlio comporta  costi piuttosto ingenti compresi tra i duemila e i cinquemila dollari – , stipula di apposite polizze assicurative, n.d.r.). In una simile ottica è ovvio che la questione dell’aborto non potrebbe essere confinata a un’assurda dimensione parallela e secondaria“.

    aborto diritti Usa
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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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