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    Home»Costume e società»Musica e disagio sociale
    Costume e società

    Musica e disagio sociale

    DolsBy Dols14/05/2016Updated:14/05/2016Nessun commento5 Mins Read
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    Quella neomelodia stonata e scomoda che parla del disagio sociale

    di Tania Sabatino

    malamusicaSe non è tutto oro quel che luccica è anche vero il contrario: cioè che non tutto quello che appare, dall’esterno, nero pece contiene sempre solo oscurità.
    Fedele a questo presupposto, Michelangelo Pascali, ricercatore di sociologia generale all’Università Parthenope, indaga il legame “letale” tra musica neomelodica e criminalità, per cercare, partendo dal fenomeno evidente, di scoprirne i significati nascosti, in una continua dialettica, propria dell’approccio fenomenologico, tra principio di evidenza e principio di trascendenza.
    Il ricercatore si pone tre domande di fondo: “Chi sono i neomelodici? Di cosa parlano? Qual è l’immagine che ha dei neomelodici quella parte della società che generalmente li critica? Quest’immagine risponde al vero?”.
    Un approccio euristico, di scavo e scoperta, che parte proprio dall’ascolto delle loro canzoni, un ascolto trasversale e privo di giudizi morali, che prende in considerazione non solo le canzoni più note, i loro cavalli di battaglia, ma anche quelle meno conosciute, indagando anche per rilevare se quelle più notorie fossero anche quelle più diffuse.
    “In questo lavoro di analisi – spiega – mi sono reso conto che alcune critiche ed interpretazioni dominanti sono ‘di seconda mano’, mutuate da critiche di altri, senza che magari ci sia stato un ascolto diretto delle canzoni stesse”.
    Ad ascoltare quelle canzoni, invece, ci si rende conto, secondo Pascali, che i temi filocamorristici sono minoritari rispetto ad altre istanze, che i fenomeni negativi sono stati ingigantiti, in un effetto di sovradimensionamento, che una parte dei significati possibili, minoritaria in senso relativo, è stata scambiata per il tutto.
    Molte di quelle canzoni, infatti, parlano d’amore e di “temi neutri” e alcune di esse effettivamente di disagio sociale. Anche le canzoni che trattano del disagio sociale che nasce dal degrado economico e culturale di alcuni quartieri possono per certi versi indicare le ragioni e pure la sofferenza di vita – non vita di chi la strada dell’illegalità l’ha scelta; in qualche modo, magari paradossalmente, fornendo agli ascoltatori “dall’interno” alcuni strumenti per arginare tale scelta.
    E’ il disagio di chi in quei quartieri ci è nato e che parla ad altre persone, il suo pubblico, che quel malessere lo vive quotidianamente.
    E’ per questo che l’indice di gradimento per le canzoni neomelodiche “si impenna”, e dilaga da Sud a Nord, incontrando favori anche da parte di chi la lingua napoletana non la capisce del tutto.
    Perché diverso è l’idioma, il codice linguistico, ma simile è il disagio, il contenuto tematico, la trama dell’esperienza condivisa, le dinamiche di riconoscimento e rispecchiamento reciproci.
    Emerge, contrariamente alle aspettative, in molti testi, un’istanza addirittura implicitamente ‘paralegalitaria’, nutrita con naturalezza da chi quei contesti difficili li vive, respirandone la temperie ogni giorno, e quindi non ha problemi a parlare di arresti, latitanze e carcere. Temi ormai tabù o, nel migliore dei casi, borderline, per il panorama musicale ed addirittura, per il dibattito pubblico italiano.
    Istanza paralegalitaria dicevamo. Quella di chi la vita del “criminale” e del “camorrista” la sconsiglia. Non tanto per considerazioni etiche astratte, ed in fondo rischiosamente vuote, ma per considerazioni utilitaristiche e sperimentazioni quotidiane. La vita del camorrista, infatti, come molti neomelodici cantano nei loro testi, è “scomoda”, ed alla lunga “non ne vale la pena”.
    Un’esistenza oscillante tra violenza e privazioni alla libertà personale, vissute prima ancora di finirci dietro le sbarre, anche per opera degli stessi clan, tra l’impossibilità di godersi i soldi frutto d’illecito e di stare assieme alla propria famiglia, alzandosi ogni mattina “arraggiati” con la consapevolezza di aver fatto male alla propria città.
    Questo non vuol dire che, a volte, quei cantanti non finiscano loro stessi in carcere. Ma si tratta, spesso, di un destino individuale segnato, quello di chi vive in un quartiere dove vi è maggiore contiguità con attività delinquenziali e dove, per mancanza di reali opportunità di riscatto che “tengano” nel tempo, si può finire più facilmente impigliati nella rete della criminalità. Non vi è, molto spesso, un progetto di trasmissione consapevole di valori antistatuali, non ci si fa portavoce di organizzazioni a delinquere, vive il proprio personale disagio che può involvere in una condizione ancora peggiore.
    “Certo – continua Pascali – ci sono anche autori e canzoni che affrontano e mediano temi filocamorristici, ma a ben vedere costituiscono un fenomeno minoritario”.
    E, un occhio attento, riesce anche a cogliere che il profilo degli autori di tali testi, a volte, differisce profondamente da quello del “neomelodico classico”.

    Si tratta, infatti, di persone con un livello culturale mediamente più alto, che spesso non condividono neanche una specifica estrazione sociale disagiata o addirittura (presumibilmente) di alcuni determinati capigruppo. I loro testi, a ben vedere, non sono neanche quelli che fanno “più ascolto”, ma sono conosciuti soprattutto in ambito giudiziario, come ribadisce il ricercatore.
    La neomelodia, quindi, secondo quanto ribadisce Pascali, appare scomoda per tante ragioni. Tratta temi “scomodi”, come l’illegalità che nasce dalle “storture del sistema” cui non si vuole o non si sa trovare una soluzione. E dà voce a quel sottoproletariato che, in fondo, non piace e verso il quale permane, spesso, un atteggiamento snob e “razzista”.
    “Si accusa la neomelodia – ribadisce Pascali – di essere una musica corrotta, ma a ben vedere anche alla musica aulica non si riconosce un alto valore ed un vero ruolo. Una delle questioni, quindi, è interrogarsi sul riconoscimento dell’autentico ruolo dato alla musica nella nostra società”.
    Una cosa è certa: quello della neomelodia, e del possibile intreccio con la legalità o, al contrario, con la criminalità, è un fenomeno complesso, che sfugge alle facili categorizzazioni. Ci sono tanti tasselli, luci ed ombre, ma anche “tanti elementi, che parlano di un universo su cui appare possibile lavorare, a livello di azione sociale, in maniera positiva”.

    Vedi altro su neomelodici

    Valewntina OK https://www.youtube.com/watch?v=H5svZ2ZXUeI

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