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    Home»Costume e società»Cultura»Take me to the art
    Cultura

    Take me to the art

    DolsBy Dols03/11/2015Updated:04/11/2015Nessun commento8 Mins Read
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    Cos’è avvenuto nel mondo artistico e architettonico del Novecento.

    di Francesca Di Bitetto

    1matisse-live-from-tate-modernNon esistono le mezze stagioni. Via il costume colorato, su il cappottino nero. Ricordi di un’estate e pensieri di Natale. E desideri e speranze per il nuovo anno.
    Io segno sul mio calendario 2016, dedicato a Henri Matisse, la data del 17 Giugno: inaugurazione nuova Tate Modern – Londra. Questa notizia è arrivata a me tramite un video, questo:

     

    2NewTateModern-London-openingL’espansione è stata progettata, in collaborazione con il designer Jasper Morrison e l’architetto del paesaggio Günther Vogt, da due prestigiosi e notissimi architetti svizzeri, Jacques Herzog & Pierre de Meuron.
    Qualche data per capire meglio la loro storia:
    1947-63 realizzazione della Bankside Power Station (progetto dell’architetto Giles Gilbert Scott)
    1975 laurea di Herzog & de Meuron
    1978 apertura del loro studio a Basilea
    1981 la centrale elettrica viene dismessa e abbandonata
    1995 inizio della riconversione dell’ex centrale termoelettrica
    2000 inaugurazione della TATE MODERN
    2001 gli architetti svizzeri vincono il Pritzker Prize, il Nobel dell’architettura.

    3The-Tanks-at-Tate-Modern-by-Herzog-and-de-Meuron_SS_1La Tate Gallery è il museo d’arte moderna e contemporanea più visitato al mondo, con 4 milioni e mezzo di visitatori all’anno – per questo cresce e cambia.
    Assistiamo al suo ampliamento già dall’estate 2012: i Tanks, spazi grezzi e apparentemente freddi, sono stati sistemati (con un intervento leggero, “restaurativo”) per ospitare, per (15) settimane, la mostra Art in Action, una ricca rassegna di performance live, eventi, programmazioni cinematografiche, video arte e installazioni. È la prima volta che il pubblico viene invitato a prendere parte, a partecipare così attivamente a nuove forme artistiche. È una call to action. Gli addetti ai lavori si mostrano e si avvicinano al pubblico.

    Tate Modern London extension Herzog de Meuron September 2014 04Il Tate Modern Project intende aprirci gli occhi, sorprenderci e sostenerci. Sembra dirci: collaborate con noi, esploriamo insieme il mondo e noi stessi. Dialoghiamo tra di noi e conosciamoci, scopriamo le ultime forme, le nuove culture. Aggiorniamoci ricordandoci chi siamo. In un luogo accogliente e stimolante, assiduamente frequentato da creativi, sempre aperto, sempre pieno, sempre vivo. L’arte puoi vederla mentre si fa, puoi farne parte, assistervi, assisterla e da essa, dalla sua visione, apprendere, riflettere e imparare. Il direttore del museo, Chris Dercon, lo sa.
    “When people step into the museum, they don’t want to step out of their life. They want to get closer to it.” Quando la gente entra oggi in un museo non cerca una fuga dalla propria vita, al contrario vuole avvicinarsi ad essa.
    “The future museum will be full with new ideas, activities and people.”
    “The museum is gradually becoming much more than a continuously expanding container for art – it is becoming a unique platform for human encounters.”
    Il museo sta gradualmente diventando molto più di un contenitore in continua espansione per l’arte – sta diventando una piattaforma unica per incontri umani.

    Un luogo, la Tate. Un nome, Chris. E un concetto, quello di incontro, connessione, contatto.
    Passioni in digitale. E citazioni. Per i capolavori non esistono momenti sbagliati. MATCH POINT, Woody Allen (2005)

    “As art is one of the most dynamic and engaged forms of human behaviour, the museum has to develop completely new types of exhibitions.”
    Non possiamo più fare a meno dei contenuti video. Perché il Novecento è stato un secolo fecondo di ricerche artistiche e tecnologiche. Abbiamo conosciuto le potenzialità di mezzi quali la televisione – utile per comunicare, convincere, confondere, comprare; democratizzare, omologare, globalizzare = addomesticare fino ad assoggettare e ad annullare – e il computer – per registrare informazioni e dati, realizzare l’impossibile, salvarlo e addirittura modificarlo.

    È dagli anni ’60 che l’occhio pretende la sua parte. Conquista per primo, anche in amore. La vista è il senso più forte, il più persistente. Un’immagine ci colpisce, ci emoziona e ci rimane più facilmente in memoria. E noi ci siamo abituati, siamo assuefatti e anche un po’ storditi, drogati. E siccome abbiamo già provato un po’ di tutto e già tutto è stato inventato, lo reinventiamo mixando i linguaggi. Compiamo un’operazione cross mediale/trans mediale, divenendo storytellers e performers, artisti a tutto tondo. Serve una certa agilità per surfare sulle onde, tutte uniche e diverse, dell’arte. Abbiamo un mare da scandagliare prima di poter prendere fiato, prima di emergere. E serve coraggio per ogni nuova immersione.

    Tate Modern London extension Herzog de Meuron September 2014 04Con altri 22.000 metri quadri – per spazi espositivi, pubblici e commerciali, sale di formazione, laboratori, uffici, ristoranti, terrazze panoramiche – cosa vedremo? Uno dei volumi aggiunti è la Switch House. Ha dieci piani, è quasi ultimata e sarà collegata alla struttura esistente e ad essa accordata da un rivestimento in mattoni rossi. Il suo rendering non è un’altra forma d’arte? Una rappresentazione grafica, di qualità, disegnata per essere il più possibile simile a una foto realistica, prefigurazione del futuro.

     

    renderingUna persona, coinvolta emotivamente, concentrata o assorta davanti ad un’opera, affronta davanti a lei i suoi dilemmi esistenziali e la interroga, a volte trovando persino sollievo nella catarsi. Così il museo diventa purgatorio, tempio per pregare, palestra mentale, spazio ludico, luogo d’interazione e d’apprendimento, di ristoro dell’anima, di piacere per i sensi, “parco divertimenti”.

    art contemporaryCome recita un concetto luminoso dell’artista fiorentino Maurizio Nannucci, “tutta l’arte è stata contemporanea”. Ogni età partorisce un tipo di cultura, figlia di una certa società. Eppure sono necessari cambi d’abito e di rotta, evoluzioni, trasformazioni, rinnovamenti e modifiche, coscienti dei segnali del tempo.

    Dunque non importa che siano colori – pigmenti, pelli – corpi reali, suoni – dal vivo o immagini – riprodotte. Qualunque spazio, qualunque media, qualunque fruizione, qualunque spettacolo o esposizione, qualunque input produrrà qualcosa, una reazione di qualche tipo: appagamento, curiosità, perplessità, godimento, meraviglia, stupore, angoscia, paura. Qualcosa non assumerà significato e rimarrà un punto di domanda o sarà rimosso. Avrà avuto un valore relativo. Ci saremo in ogni caso arricchiti, conoscendo un altro minuscolo pezzo d’umanità.

    Da un sondaggio (online) del 2013, promosso dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali, sono le donne (60%), tra i 31 e i 45 anni a frequentare i luoghi della cultura: laureate (52%), impiegate (24%), in un museo tra le 16 e le 19. Disponibili a pagare un biglietto d’ingresso (76%) pur non trovando adeguato il suo costo (57%), attirate soprattutto dalle opere esposte (77%). Ci procuriamo il materiale illustrativo e informativo gratuito e iniziamo il nostro percorso di visita, prestando attenzione a supporti multimediali, audio guide o visite guidate. Che il personale sia cortese e ci siano luoghi di sosta e ristoro, magari anche un bookshop. Ci fan comodo orari di apertura estesi (fino alle 22 o alle 24), mezzi pubblici e posti auto vicini. Apprezzeremmo domeniche dall’ingresso libero per tutti, sconti per abbonamenti e riduzioni per fasce orarie.

    In Italia il 29% degli architetti sono donne e la femminilizzazione della professione è un fenomeno lento ma in continuo aumento. Bisogna riconoscere che l’uomo è dotato di senso pratico, ma la donna possiede una maggiore sensibilità per il dettaglio.
    Controllando lo stato dell’arte, nel Novecento, fautori di grandi imprese architettoniche sono state proprio donne, capaci di farsi largo nella giungla urbanistica maschilista e abili nel creare nuovi spazi dedicati all’arte.

    denise brown

    Seattle Art Museum Exteriors

     

     

     

     

    Denise Scott Brown [1931], statunitense, sposata col collega Robert Venturi: Seattle Art Museum.

    scott-brown-venturi coniugi

     

     

     

     

    gae-aulenti-orsayGae Aulenti [1927-2012], italiana che negli anni  ’80 diede nuova vita alla ferrovia parigina Gare d’Orsay, trasformandola in museo.

     

     

    domus biennale

    Kazuyo-Sejima

     

     

     

     

     

    Kazuyo Sejima [1956], giapponese, Pritzker Prize nel 2010 e prima direttrice della sezione architettura della Biennale di Venezia. Oltre al Museo di Arte Contemporanea del 21simo secolo di Kanazawa, in patria, e il New Museum of Contemporary Art a New York. –

    sejima-biennale

     

    Nella foto con Paolo Baratta, presidente della Biennale.

     

     

    Odile DecqOdile Decq [1955], francese, cui è stata affidata nel 2001 l’espansione del Macro.

     

     

     

     

     

     

    Zaha Hadid [1950], irachena/britannica, Pritzker Prize nel 2004: Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati, ma soprattutto il MAXXI di Roma.

    17meetsUn altro neon writing di Maurizio Nannucci.

    Per certe cose non servono le parole. Bastano gli occhi.

     

     

     

     

     

    laura-bitettoAutrice: Francesca  Di Bitetto
    Diploma in Storytelling & Performing Arts, College Filmmaking
    SCUOLA HOLDEN.
    Laurea triennale in Lettere, Curriculum Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea
    Tesi in Sociologia della Letteratura – “Nell’universo buzzatiano tra realtà e immaginazione: Viaggio agli inferni del secolo”

     

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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