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    Home»Costume e società»Testimonianze da Paestum
    Costume e società

    Testimonianze da Paestum

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre11/10/2012Updated:17/06/20141 commento4 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Non sono stata a Paestum, ma avrei tanto voluto andarci…Se ne è parlato poco sui media, un po’ ghettizzando la manifestazione  a gineceo femminista, ma invece quello che dicono e pensano le donne dovrebbe essere preso in considerazione: le donne contano.

    Per fortuna ci sono tante testimonianze di amiche e della rete che mi affretto a riportarvi. Come questo di Alessandra Bocchetti (storica dei diritti della donna).

    “Comincio con un paradosso. Mi sembra che sia chiaro a tutte che, oggi, un governo senza donne sia impresentabile. Nessun Presidente del Consiglio si presenterebbe più con una squadra di soli uomini. Magari si inventerebbero ministeri di poco conto, come è successo, ma le donne ci devono stare. La situazione attuale non è neanche questa, perché ora tre donne occupano ministeri di grande importanza. Dunque, che cosa ha reso impresentabile un governo senza donne? E’ facile rispondere: è stata la forza delle donne. Questo può sembrare strano a chi si immagina tanto lontano dalla politica istituzionale, ma siamo state proprio noi a mettere le donne al governo, la nostra forza.

    E qui però tra noi e loro registro un vuoto, un vuoto che qui chiameremmo un “vuoto di relazione” Questo vuoto però è un’occasione perché permette di porci una questione essenziale: come governare chi ci governa? Perché in democrazia non dovrebbe governare solo chi occupa posti di potere. Per questo penso che dovremmo preoccuparci non solo di trovare donne brave e consapevoli da mandare nei palazzi, certo dobbiamo fare anche questo e con convinzione, ma dovremmo soprattutto lavorare alla creazione di un’opinione pubblica femminile vincolante, forte, determinata, che preoccupi chi ci governa, che faccia sentire l’obbligo di render conto delle scelte. Per questo oggi è assolutamente necessario lavorare all’amicizia tra le donne piuttosto che all’inimicizia.

    Per quanto riguarda il 50 e 50, vi dico subito che questa formula sbrigativa e spartitoria non dà conto del grande progetto che vuole significare. Non si tratta di spartirci la torta, un tanto a me un tanto a te, non è una questione di giustizia né di equità, non è questione di rappresentanza, gli uomini con incarichi di responsabilità non rappresentano “gli uomini”, perché dare alle donne il grande peso di rappresentare “le donne”? Piuttosto dovremmo parlare non di “rappresentanza” ma di “presenza” Dobbiamo essere presenti e responsabili alle scelte di governo del paese dove abitiamo. Il 50 e 50 non sono quote, tanto meno rosa. La democrazia paritaria, meglio chiamarla così, non dovrebbe essere ispirata dal sentimento della giustizia, né dal desiderio del potere, ma da un’idea totalmente nuova alla politica, l’idea di ”un insieme”, di “fare insieme” uomini e donne, significa portare la differenza, l’idea della differenza a governare. La democrazia paritaria non dovrebbe essere alla ricerca di posti da occupare, ma essere alla ricerca di un equilibrio da realizzare. La nostra società, oggi, ha un grande bisogno di equilibrio. Equilibrio che si realizza non solo con la presenza di donne nei luoghi delle scelte, ma anche con la presenza di un’opinione pubblica forte delle donne. Un’ultima cosa, ho sentito ieri nel nostro gruppo parlare tanto di libertà e di morte del patriarcato. Vi voglio dire cosa ne penso. La libertà delle donne è venuta al mondo quando una donna si è potuta rivolgere questa domanda: ma chi ha fatto le parti? Chi ha stabilito che una parte dell’umanità sia serva dell’altra parte? Neanche un Dio potrebbe essere tanto malvagio da condannare così una parte delle sue creature. E il patriarcato è stato ferito a morte quando una donna ha potuto rivolgere ad un uomo questa frase : tu sarai padre se lo voglio io e quando lo voglio io. Non si perdona facilmente tanto affronto. Lo dico soprattutto alle giovani perché si dovranno ancora difendere. Questa è la libertà che noi della vecchia generazione consegniamo alle giovani donne, con l’avvertenza di tenere ben presente che la società e la cultura a cui apparteniamo è ancora impreparata alla nostra libertà. Un’ultima cosa. Non si tratta di salvare il mondo, ma di viverci meglio. Primum vivere”.

    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-131b2b6c-8db8-4d03-9d90-f82926525598-tg3.html

    alessandra Bocchetti paestum
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    1 commento

    1. Rosangela Pesenti on 11/10/2012 15:17

      Penso che Alessandra Bocchetto abbia riassunto molto bene l’intento dell’Udi che ha raccolto le firme e depositato una proposta di legge sinteticamente definita del 50&50.
      Sono certa che avrà citato la fonte perché l’omissione e la cancellazione della donne dalla storia non fanno parte della pratica femminista, che è cominciata proprio dal reciproco riconoscimento.

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