di Emmanuel Mouret
con India Hair, Camille Cottin, Sara Forestier
nelle sale dal 19 giugno
Si pensa ai racconti morali di Éric Rohmer e alla leggerezza di tutti i suoi film. Ma anche ai dialoghi brillanti e impietosi di Woody Allen capaci di mettere a nudo i meccanismi dell’amore. Persino ad alcune pagine di Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. E, per tutt’altra ragione, anche a Viale del tramonto, il capolavoro di Billy Wilder. Insomma si richiama alla memoria tutta una nobiltà sentimentale intorno all’amore. Perché, per quanto se ne parli, per quanto se ne scriva, per tutte le migliaia di metri di pellicola spesi a raccontarlo, sul tema resta ancora molto da dire. Quando si parla di amore, non si finisce mai e tutte le relazioni pur sembrando uguali, sono completamente diverse. Ammettiamolo, tutte noi detestiamo che una nostra storia venga accostata ad un’altra: il nostro amore, con tutti i suoi passionali momenti e i devastanti dolori resta unico. Inimitabile. Imparagonabile.

Ecco perché guardiamo con piacere un film come Tre amiche, romanticamente sospese fra il déjà-vu e la sorpresa. Di cosa parla? Ma di amore, naturalmente, visto però da una prospettiva un po’ diversa, perché è filtrato attraverso gli incontri di tre amiche. Che si dicono tutto. Tutto? In realtà no, perché sono convinte di essere sincere e trasparenti fra di loro ma la verità è che gli slalom fra il detto e il non detto, la rimozione e la balla bella e buona risultano infiniti.

Ecco, questa è un’altra caratteristica delle vicende sentimentali: non si riesce mai fino in fondo a analizzarle con chiarezza. A volte perché mentiamo a noi stesse, altre volte perché ci arrampichiamo sui vetri con impresentabili giustificazioni. Spesso perché è proprio complicato se non impossibile dirimere le questioni. E le ragioni dell’uno e dell’altra. Alla faccia di certi film con il gusto della semplificazione come l’americano La verità è che non gli piaci abbastanza. Eh, fosse tutto così banale e immediato sarebbero state vene le migliaia di pagine spese nel corso dei secoli intorno al sentimento più dolce.

Le protagoniste di questo bel film sono tre attrici francesi deliziose, tre donne vere, che non hanno bisogno di chissà quali artifici per essere belle, attraenti e soprattutto insuperabili nel mettersi nei guai.
Amiche inseparabili, si vedono spesso e si confidano tutte le loro storie. E man mano che il film si sviluppa noi spettatrici (sì, è uno di quei film perfetti da vedere con le amiche) ci identifichiamo sempre di più con loro perché anche a noi di sicuro è capitato di perderci e di faticare a fare i conti con la verità. E quanta incertezza abbiamo avuto nel decidere come comportarci: continuare una storia? Chiuderla? Che poi, di quell’uomo siamo davvero innamorate? O anche, ne siamo “ancora” innamorate? Domande spesso senza una risposta a senso unico.

Seguiamo così le vicissitudine di Joan, fresca mamma, che non è più innamorata di Victor che invece la ama appassionatamente. Lei, che ne è consapevole, vive la situazione con mille sensi di colpa,. Vorrebbe essere sincera, ma teme di ferire i sentimenti del compagno a cui vuol bene. Ma non abbastanza. Alice, la sua migliore amica, cerca di spiegarle che va bene così, perché anche lei non prova più passione per il marito Eric, eppure la loro unione è perfetta. Peccato però ignori che il suo compagno abbia una relazione con la terza amica, Rebecca. Rebecca a sua volta racconta alle amiche il suo meraviglioso nuovo amore, ma ovviamente non può rivelare di chi si tratti.

Le tre donne si incontrano, si confrontano, si raccontano, filmate con brio e affettuosità dal regista. Tutto resta nei confini di una piacevole commedia finché Joan non decide di essere sincera con Victor e lasciarlo. Ma a questo punto…
Vietato raccontare oltre. Consentito invece consigliare un film intelligente e mai superficiale. Un piacere vedere recitare tutti, uno più credibile dell’altro. Chi ha amato la serie francese Chiami il mio agente, ritroverà – e con piacere – dei volti noti.