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    Costume e società

    Non siamo sole

    Pina ArenaBy Pina Arena09/06/2025Updated:09/06/2025Nessun commento4 Mins Read
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    di Pina Arena

    “Non siamo sole”. Educare sentimenti e  parole  contro la violenza sulle donne

    Ultimo giorno di scuola. A conclusione di ogni  anno scolastico, chiedo alle mie alunne e ai miei alunni, adolescenti di un liceo catanese, qual è stata per loro l’esperienza più bella vissuta a scuola in questi nove mesi. Stessa domanda ogni anno, per condividere con loro e portare con noi  il  frammento significativo, l’attimo da fermare, quello che resta di un  anno vissuto insieme,  “il sugo della storia”, tra alti e bassi, discese e risalite. 

    Quest’anno la risposta mi stupisce perché è concorde, “con lo stesso cuore”: non hanno dubbi, l’esperienza più bella è quella “del   corto  Non siamo sole. Il perché me lo spiegano senza attendere domanda, sovrapponendo voci e ricordi: “abbiamo parlato di noi”, “sono stato sceneggiatore”, “sono stata regista”, “sono stata fotografa”, “sono stato giornalista”, “sono stata attrice “, “sono stato attore di me stesso”, “siamo stati premiati” e , non ultima,  “abbiamo fatto scuola in modo diverso”.

    Le loro parole mi riportano al tema dell’educazione affettiva che nel dialogo pubblico ed istituzionale  riemerge ad ogni caso di femminicidio ma cade poi in un  patriarcale dimenticatoio.

      Non siamo sole è un corto che continua e sperimenta un percorso permanente di educazione affettiva a scuola  sugli immaginari e sul potere delle parole che possono alimentare o combattere il “problema abissale” della violenza contro le donne. Ne nasce una conversazione ragionata, un cortometraggio diverso dagli altri perché, in realtà,  nessuno recita. Ogni interprete porta una parte vera di sé e resta in  comunicazione autentica con gli altri: con chi pensa diversamente, con chi dice la sua perché su questo disastro ha riflettuto, con chi s’interroga, con chi non sa e alimenta quegli immaginari e  stereotipi sessisti   di cui si pasce la violenza contro le donne.

    Aprono il discorso ragazze e ragazzi che nominano donne vittime di violenza. La prima ad essere ricordata è “Giulia, 22 anni, studiava ingegneria”

    Se  avessimo  completato oggi il nostro corto, avremmo  nominato anche Sara, Ilaria, Martina, e tante altre ragazze e  donne  uccise  da uomini che dicevano di amarle e le hanno uccise. La violenza maschile contro le donne, lontana dal regredire, avanza, esplode e travolge con determinazione efferata, con mente atavica e patriarcale: si è giunti, nel 2025, alla lapidazione del  corpo di una  ragazza di 14 anni che ha detto”no” al ragazzo  con cui aveva vissuto una storia d’amore.

    Il saper dire “no”  è uno dei centri del discorso che ha condotto al corto: “no” come disobbedienza, “no” come libertà”, “no” come consapevolezza, “no” come coraggio”.

    La domanda che è all’origine è sempre la stessa: che fare contro la violenza millenaria degli uomini sulle donne?

    La parole e il racconto di Aleramo, Szymborska,  Manzoni, Ariosto, Merini, Ardone, Morante  sono stati nostri compagni di viaggio, termine di confronto, fonte a cui attingere conoscenza e consapevolezza dei sentimenti che ci muovono e inducono ad agire.

    Le parole esprimono e creano  immaginari, diventano relazioni che ci disegnano e fanno esistere in un modo o in un altro.

    Le nostre parole-guida: responsabilità maschile innanzitutto, responsabilità sociale,  condivisione, fuga, coraggio, ascolto, potere. Una parola-chiave: patriarcato. 

    Tre minuti di   volti, sguardi, posture uguali ma diverse: le\gli interpreti non sono personaggi, sono persone -giovani e adulte, ragazzi e ragazze, donne e uomini- che si mettono in gioco e scelgono di metterci la faccia. Sono studenti, insegnanti, collaboratori scolastici e la dirigente di una scuola che ha fatto dell’educazione alla parità per contrastare la violenza uno dei suoi centri.

    Tre minuti di parole   che nascono dalla consapevolezza che la violenza maschile sulle donne che può esplodere nel femminicidio, ci riguarda tutte e tutti e nessuna donna deve restare sola.

    E allora, che fare? Che ognuno e ognuna di noi  faccia la propria parte, e la scuola la sua, educando parole che muovono sentimenti nuovi, educando sentimenti che diventano parole e  relazioni nuove. 

    Il corto si può vedere su https://www.youtube.com/watch?v=6kMzO2fah3E&t=61s

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    Pina Arena

    Pina Arena Docente di Lettere a Catania, promuove attività di formazione per la parità di genere e cura progetti europei sui temi della cittadinanza attiva e della sostenibilità ambientale. Presidente di Fnism-Catania, è l’ideatrice e la coordinatrice del progetto “Un Giardino delle Giuste e dei Giusti in ogni scuola”. Guida un laboratorio di scrittura cinematografica su temi civici e sociali e conduce lo sportello di ascolto ”Pari Amore” per la prevenzione della violenza sulle donne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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