Un film di Kevin MacDonald
con John Lennon, Yoko Ono, Jerry Rubin, Allen Ginsberg e molti altri
nelle sale dal 15 al 21 maggio
Se esiste una mitologia laica (io ne sono convinta), John Lennon e i Beatles ne fanno parte. Sono storia, tessuto emotivo, Dna vibrante per tutta la generazione nata negli anni Cinquanta e Sessanta. Yoko Ono, di cui Lennon si era perdutamente, ciecamente innamorato, ha terremotato quel periodo e tutta la sua narrazione. Ecco perché molto di quello che si vede nello splendido documentario One to one: John & Yoko, risulta familiare a chi quegli anni li ha vissuto. Viste a posteriori, tutte quelle storie e quelle immagini ci fanno riflettere. Rivivi l’epoca, torni diciottenne e guardi al passato con sguardo più consapevole.

Quello che mi è piaciuto di più del film (ne ha tutta la consistenza, è ben più di un documentario) è l’alternanza di due mondi, il nuovo e il vecchio. Seguiamo la parabola americana di John Lennon totalmente conquistato dal pacifismo e dalla controcultura degli anni Settanta in un montaggio serrato che alterna le immagini di Lennon e Yoko Ono a tanti altri spezzoni di un’America ancorata al passato. Nixon e la guerra del Vietnam, da alcuni esaltata, dai giovani combattuta. Le casalinghe con la messa in piega, le cheerleaders, gli spot televisivi coloratissimi, la società dei consumi e poi Allen Ginsberg, le manifestazioni, i concerti.
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.

John Lennon si era lasciato alle spalle la sontuosa villa nelle campagne fuori Ascot, la moglie e il figlio, aveva lascia l’Inghilterra e, travolto dall’incontro con l’artista giapponese, si era trasferito con lei a New York, in un bilocale a Chelsea. Da subito il loro impegno politico e sociale è totale. Partecipano a ogni manifestazioni,
rilasciano dichiarazioni e interviste, si schierano a favore di ogni causa pacifista, frequentano Allen Ginsberg e Jerry Rubin, cercano di coinvolgere un riluttante Bob Dylan nelle loro battaglie e soprattutto … si amano. Senza sosta, Lennon per lei cambia, diventa a tratti un marito casalingo e un padre amorevole per la figlia di lei, Kyoko che poi verrà “rapita” dal padre e ritroverà la madre anni dopo. Yoko Ono affianca John nei concerti, canta con lui come una rock star e intanto continua la sua ricerca artistica. Fa impressione una performance in cui usa centinaia di mosche vive che volano sopra un corpo femminile. E ancora oggi in tanti musei sono esposte le sue opere o i filmati delle performance.
In casa della coppia la televisione è sempre accesa perché, dice John, è la finestra sul mondo e sono proprio prese dalla tv tutte le immagini che nel documentario si inseriscono nella vicenda della coppia. Li seguiamo nella vita quotidiana, privata e pubblica e, contemporaneamente, vediamo quelle stesse immagini che irrompevano nella loro vita casalinga dal teleschermo.

Proprio da un’inchiesta televisiva sui bambini disabili in una degradata struttura psichiatrica infantile, il Willowbrook State school nasce l’idea di organizzare un evento benefico, One to One, due concerti che si tengono il 30 agosto 1972 al Madison Square Garden di New York con la Platisc Ono Elephant’s Memory band e che restano l’unico evento live completo di Lennon dopo i Beatles.
Lennon è un sognatore, un combattente che rivendica anche una sua candida ingenuità, un concentrato di energia creativa, di generosità e di amore. Alla domanda di un giornalista su come gli piacerebbe essere ricordato, risponde: come un uomo innamorato.
Il film è prodotto dal figlio Sean Ono Lennon e da Brad Pitt (che è sempre presente in tutti i progetti più iinnovativi).
Nelle classiche didascalie finali, dove si dice cosa poi è successo ai vari protagonisti, si tace la tragica morte di Lennon, che l’8 dicembre 1980, fu colpito da quattro proiettili sparatagli alle spalle da Mark David Chapman, un fan squilibrato con una pistola calibro 38, davanti all’ingresso del Dakota Builiding, dove si era trasferito con Yoko Ono. Che quella sera, come sempre, era con lui, dopo una seduta di registrazione al Record Plant Studio
Non se ne parla. Perché per il figlio Sean e forse anche per tutti gli spettatori del film Lennon non è mai morto.
L’elenco delle sale che programmeranno One to One è disponibile su nexostudios.it.
Il trailer ufficiale è disponibile a questo link https://youtu.be/o4lEd9HVOYQ
Short trailer: https://youtu.be/iyMWpSyFJV8
In concomitanza con l’uscita nelle sale del documentario, prende vita una collaborazione tra Nexo Studios e Fondazione Luigi Rovati. Presentando alle casse il biglietto del cinema, sarà possibile accedere con tariffa ridotta alla Fondazione Luigi Rovati, in corso Venezia, a Milano, e visitare il museo e le sue esposizioni. Proprio in queste settimane, inoltre, in Fondazione Rovati a Milano è possibile visitare la mostra gratuita “Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico”.
La mostra rappresenta un viaggio visivo e sonoro tra arte e musica nella Gran Bretagna degli anni ’60 e ’70: dalle copertine dei Beatles e dei Pink Floyd alle visioni oniriche dei Genesis e all’identità frammentata di Peter Gabriel. Un’immersione nell’immaginario che ha definito l’art rock e ne ha amplificato l’eredità artistica e culturale e che comprende anche il video Smile (1968) con cui Yoko Ono presenta un ritratto intimo di John Lennon. Viceversa, i visitatori della Fondazione potranno accedere con tariffa scontata alle proiezioni del documentario presso le sale cinematografiche aderenti.
Un’occasione unica per esplorare, tra cinema e arte, l’universo visivo e musicale di un’epoca che ha rivoluzionato il nostro immaginario collettivo.