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    Home»Costume e società»Cultura»Film»La storia di Patrice e Michel
    Film

    La storia di Patrice e Michel

    Erica ArosioBy Erica Arosio04/03/2025Updated:04/03/2025Nessun commento3 Mins Read
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    Diretto da Olivier Casas

    con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz

    Dal 6 marzo nelle sale

    Un film tradizionale per una storia eccezionale. E vera. Anche la genesi del film ha ben poco di scontato. Olivier Casas è un regista parigino ma è anche un parigino nell’anima che vive appieno la sua città e i suoi rituali. Ad esempio frequenta da 25 anni il Bouquet Wagram, un caffè del 17° arrondissement e ha fatto amicizia con parecchi clienti abituali, diversi per età, interessi e professioni.

    Fra questi un apprezzato ed elegante architetto, Michel de Robert. Un giorno, una decina d’anni fa, i due si ritrovano assieme ad altri all’inaugurazione di una casa che de Robert ha ristrutturato. A un certo punto, per caso, passeggiando nel giardino il regista vede l’architetto solo, in un angolo, intento a intagliare un legno con la perizia di un pellerossa e si stupisce di questa sua abilità così poco “cittadina”. Michel sorride e  gli racconta una storia così incredibile che sembra già un film. Dieci anni dopo il film diventa realtà.

    Il dopoguerra in Europa è stato un periodo terribile e di grande confusione. Per tutti. Fra le vittime anche migliaia di bambini. Sembra, ma le statistiche sono complesse, che addirittura 340mila minori siano rimasti soli in quegli anni e pochi se ne curavano. Perché le persone faticavano già a badare a se stesse, perché la sensibilità nei confronti dei bambini era molto diversa da quella attuale.  .

    La storia di Patrice e Michel inizia nel 1948. Abbandonati dalla madre che non li recupera da una colonia estiva a Châtelaillon, vicino a La Rochelle, restano per qualche tempo con i dirigenti del centro ma per una serie di circostanze avverse un giorno scappano. Hanno 5  e 7 anni. Si rifugiano nella foresta e incredibilmente sopravvivono per sette anni, crescendo come ragazzi selvaggi.

    La parte con i due bambini nella foresta sembra una favola, un romanzo di Mark Twain, un film di Truffaut.  Pat e Mic incontreranno poi un pescatore di ostriche, lavoreranno con lui, verranno ritrovati dalla madre, messi in collegio, separati… Insomma un’odissea che li segnerà per tutta la vita creando fra di loro un legame indissolubile che nessuno potrà capire appieno, neanche le mogli, neanche i figli.

     Adulti, Patrice medico, Michel architetto affronteranno un’altra avventura e qui il film di discosta dalla realtà, ma lo fa con grazia infinita e con un po’ di poesia.

    Con un materiale così potente e due attori che si sono immedesimati direi con ardore nei loro personaggi lo spazio per la regia si restringeva. Così a sovrastare tutto abbiamo la storia che è pazzesca e Yvan Attal in chimica con Mathieu Kassovitz, meravigliosi tutti e due.

    Forse la regia avrebbe potuto osare di più senza limitarsi a un racconto dove infanzia (la foresta) e l’età adulta (Parigi e il mondo) si alternano un po’ meccanicamente, ma il risultato è comunque un film emozionante.

    pastrice
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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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