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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Cultura»Film»Memory
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    Memory

    Erica ArosioBy Erica Arosio29/02/2024Updated:14/03/2024Nessun commento3 Mins Read
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    memory
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    film di   Michel Franco
    con   Jessica Chastain e Peter Sarsgaard

    In sala dal 7 marzo

    recensione di Erica Arosio

    Quattro stelle
    Siamo nei territori intimisti del cinema di Ingmar Bergman: si parla di persone e di sentimenti che la macchina da presa sa raccontare con primi piani insistiti a investigare le impercettibili derive di esistenze in cerca di un po’ di pace.

    Sylvia lavora in un centro di assistenza per persone fragili a cui si dedica con pazienza, mentre con infinito amore cresce la figlia adolescente che con eccessiva apprensione protegge dalle brutture del mondo. Forse ne ha conosciuto i pericoli, pensa lo spettatore fin dalle prime inquadrature, di sicuro ha sofferto, di certo vuole risparmiare alla ragazza quello che lei ha subito. Di cosa si tratti, lo scopriremo lentamente, nel corso di questo thriller delle emozioni diretto con piglio sicuro e interpretato da attori in stato di grazia (non a caso Peter Sarsgraard ha ricevuto il premio come miglior attore alla Mostra di Venezia).

    Memory è la memoria, è il passato e quindi si allarga a tutti gli accadimenti che hanno fatto di noi quello che siamo. La memoria però è soggettiva, delicata come un’anima dai bordi in cachemire, la memoria non è un teorema matematico e non sempre è affidabile. Nel corso del tempo i ricordi si smagliano, si modificano, ricordiamo i momenti che abbiamo vissuto ma non sempre in presa diretta, a volte li ricostruiamo e li modifichiamo attraverso una foto o perché mutuati dai racconti degli altri. Sfumiamo i dolori per proteggerci e continuare a vivere oppure esasperiamo gli sbagli che ci hanno fatto troppo male per evitare di commetterli di nuovo. 

    Quando poi la memoria è il tessuto connettivo di una famiglia la faccenda si complica ancora di più, perché il non detto prende il sopravvento, irrompono i tabù e ciascuno fa ricorso alla rimozione per portare avanti la propria vita. In questo groviglio psicologico Michel Franco immerge la sua straordinaria protagonista così cangiante che inquadratura dopo inquadratura ci appare insignificante, addolorata, bellissima, seduttiva, trascurata, palpitante, innamorata, disperata, coi suoi capelli rossi che di volta in volta vediamo luminosi, appiccicati, sporchi, vaporosi, specchio dei suoi stati d’animo.

    Siamo vicini a lei e al suo misterioso passato con cui è impossibile riconciliarsi, ci intenerisce la figlia dolcissima, una delle più belle figure di adolescenti viste negli ultimi tempi sullo schermo, ci respinge la freddezza della vecchia madre, di cui percepiamo ma non capiamo l’acidità che affiora e subito viene tenuta a freno, osserviamo i più giovani che pongono legittime, candide domande agli adulti ma destinate a restare senza risposta. Perché i grandi non hanno nessuna voglia di mettere sottosopra la loro vita e preferiscono che gli scheletri restino negli armadi.

    E poi c’è lui, Saul, lo straordinario Peter Sarsgraard, un vecchio amico di liceo che Sylvia incontra a una rumorosa festa di compagni di scuola. Misterioso, smarrito, affetto da demenza allo stato iniziale, con una memoria a macchia di leopardo e un’anima bella, si inserisce nella narrazione accentuando ancora di più la fragilità dei ricordi ma al tempo stesso indicando una strada per la sopravvivenza, forse troppo facile e ottimista in un happy end a cui è difficile credere.

    Un bellissimo film, la fotografia di un gruppo di famiglia in un interno dove, nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante il passato, gli errori, i segreti si cerca un modo non per sopravvivere ma per ritagliarsi quei brandelli di felicità a cui ciascuno pensa di avere diritto. 

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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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