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    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»donne e filosofia»Filosofia pratica»Intervista a Candida Livatino
    Filosofia pratica

    Intervista a Candida Livatino

    Maria Giovanna FarinaBy Maria Giovanna Farina03/02/2021Nessun commento5 Mins Read
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    grafologia-livatino
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    La grafologia aiuta a scoprire la parte più nascosta di noi e mette a nudo le personalità.

    candida livatinoLa grafologia come chiave di lettura dell’animo umano in “Dagli scarabocchi alla firma” (Mursia), è l’argomento del nuovo libro di Candida Livatino che aiuta a scoprire la parte più nascosta di noi e mette a nudo le personalità di grandi maestri come Michelangelo, D’Annunzio e Leopardi, ma anche personaggi della politica, come Trump e Conte, campioni dello sport, come Ronaldo e Totti, ed eroi del nostro tempo come Falcone e Borsellino.

    Il filosofo Socrate nel dialogo Fedro ci racconta che la scrittura è stata un dono del dio egizio Theut agli uomini: solo noi esseri umani siamo in grado di parlare e poi di scrivere. Oggi, fuori dal racconto mitologico, possiamo considerare la scrittura come un dono della Natura, una grande risorsa per non dimenticare. Come ci insegna Candida Livatino, giornalista pubblicista, perito grafologo specializzata in diverse aree della grafologia, la grafia narra il profondo di noi.

    Dal modo in cui scriviamo, da come occupiamo lo spazio rispetto ai margini, dal tipo di forza che imprimiamo e dai tanti segni che lasciamo sul foglio di carta… Candida, il tuo libro è per tutti, in che modo può aiutare a conoscerci meglio?

    Credo che il maggior pregio, di questo, così come dei miei precedenti libri, sia la semplicità del linguaggio. Non è destinato agli addetti ai lavori, ma alle persone che, incuriosite magari da qualche mia apparizione televisiva, si vogliono avvicinare alla grafologia.

    Nella parte didattica spiego quali indicazioni si possono trarre dal modo in cui si riempie il foglio, dalla distanza dai margini, dalla pressione esercitata, dall’allineamento al rigo di base, dall’uso dello stampatello o dello script (stampatello minuscolo).

    Già solo prendendo in esame questi elementi e confrontandoli con i propri scritti si può fare una prima autoanalisi, che poi deve essere approfondita dall’individuazione dei segni grafologici presenti nel testo.

    Certamente non se ne può trarre un vero profilo grafologico, ma è comunque un modo per guardarsi dentro e scoprire una parte di noi stessi che fa fatica ad emergere.

    In che misura lo stato d’animo del momento influisce sulla grafia, penso anche agli scarabocchi che tracciamo mentre siamo al telefono?

    Nella nostra scrittura sono presenti i cosiddetti “segni cardine”, quelli cioè che identificano il nostro carattere e la nostra personalità, così come quelli momentanei, dettati appunto dallo stato d’animo del momento.

    Un dolore improvviso, così come una grande gioia, un innamoramento o una delusione amorosa, la preoccupazione per un debito o la soddisfazione per un riconoscimento lavorativo, si riflettono nella nostra scrittura. Così come appaiono poi scompaiono, soppiantati da altri segni conseguenti a nuovi eventi.

    Gli scarabocchi sono la manifestazione di qualcosa che abbiamo dentro e preme per uscire. Mentre la parte razionale del nostro cervello è concentrata su quello che stiamo ascoltando in riunione o al telefono, esprimiamo attraverso questi disegnini i bisogni, le ambizioni, le insoddisfazioni, le paure che abbiamo dentro.

    Fra i molti esempi il lettore potrà trovare gli scarabocchi che è solito fare e capirne il significato.

    È importante nel mondo digitalizzato scrivere ancora a mano?

    È importantissimo, come dimostrato da diverse ricerche condotte da importanti università americane.

    Scrivere a mano aiuta a trovare la concentrazione, a mantenere la tensione, senza lasciarsi distrarre. Obbliga a selezionare i concetti più importanti, a stabilire le priorità ed a sintetizzare quanto stiamo ascoltando. Scrivere a mano aiuta a memorizzare ciò che stiamo riportando, perché mette in moto ampie regioni del cervello, che nel contempo è anche libero di elaborare nuove idee.

    Mettere nero su bianco pensieri, idee e sensazioni consente di scaricare le tensioni che esse generano, mentre alle persone anziane permette di tenere allenato il cervello.

    Sono tanti i vantaggi che derivano dalla scrittura a mano, senza per questo rifiutare o tanto meno demonizzare l’uso degli strumenti digitali, che indubbiamente ci sono utili.

    Da Mattarella a Conte, a Trump, a Ronaldo, a Totti, ai Reali Inglesi, a Buonarroti, a D’Annunzio a Rossini, e poi ancora Borsellino, Falcone, Livatino e Aldo Moro, sono queste e molte altre ancora le personalità da te analizzate nel libro, in cui fra gli altri troviamo anche i profili di personaggi della cronaca nera come Stasi, Bossetti, Bilancia e Pacciani. Possiamo affermare che la scrittura non menta mai?

    Direi proprio di si!

    Come diceva Padre Girolamo Moretti “la mano traccia il gesto ma è l’anima che esprime la forma”.

    Quando una persona si maschera e vuole dare di sé un’immagine diversa, la scrittura la tradisce. Così come smaschera le firme e gli scritti falsi.

    Per quanto qualcuno cerchi di imitare la scrittura o la firma di un’altra persona, il ritmo, gli arresti, i segni fuggitivi e altri elementi non sfuggono all’occhio attento di un grafologo. Non a caso l’analisi grafologica è ormai richiesta per delineare il profilo di personalità di presunti autori di delitti che, essendo latitanti, non possono essere valutati da uno psicologo o da uno psichiatra. In alcuni casi l’analisi delle lettere scritte da un serial killer ha consentito di indirizzare le indagini nella giusta direzione.

    Come sempre è interessante e piacevole dialogare con te, alla prossima e speriamo dal vivo!

    Per rimanere aggiornati su Candida Livantino www.livatinocandida.it

    Candida Livatino grafologia
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    Maria Giovanna Farina
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    Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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