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    Home»Costume e società»Sanremo 2020, il valore delle parole
    Costume e società

    Sanremo 2020, il valore delle parole

    Maria Giovanna FarinaBy Maria Giovanna Farina09/02/2020Updated:09/02/2020Nessun commento5 Mins Read
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    sanremo 2020
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    Sanremo 2020 mi è piaciuto, è stato uno spettacolo gradevole e condotto con intelligenza ed ironia. Prendendo in considerazione il valore di molte canzoni eseguite dalle nuove proposte, ho avvertito un maggiore impegno nella ricerca di qualcosa di valido da offrire al pubblico. C’è una questione che però mi ha lasciata molto perplessa

    vincitore sanremoQuando da adolescente mi “innamorai” musicalmente di Renato Zero, lui era ancora un cantante di nicchia spesso messo all’indice da una certa mentalità legata alle convenzioni, respinto per come si agghindava, era criticato per la rottura epistemologica creata, per il suo cambiamento che conduceva verso un modello di vita libero in cui potersi sentire ciò che si è veramente. Anche questa ragione ha colpito la mia mente giovanile avida di libertà e di voglia di arrivare alla meta. Le sue canzoni contenevano testi ricchi di cose buone, una tra tutte da lui ripetuta tante volte era di star lontani dalla droga “assassini, ti vendono la morte pur di fare i quattrini…” recitava in una nota canzone. Sono cresciuta ascoltando i suoi suggerimenti mentre della sua vita privata, sessuale, amicale, patrimoniale… non mi è mai importato nulla.

    Mentre ora che Achille Lauro piace a molti e non è più di nicchia a me non piace. Non credo ciò sia imputabile alle mia età, ho la fortuna e l’allenamento per osservare gli eventi senza perdere il senso critico e la voglia di scoprire sempre nuovi orizzonti. Achille non si può criticare, pena una levata di scudi di chi lo difende per la sua fragilità, per il suo impegno a favore dei diversi. E guai a dire che era uno spacciatore e che compone sotto effetto di droghe, lo ha dichiarato lui, perché ti rispondono che ora non lo fa più e che è un grande come i suoi miti tra cui David Bowie. Dico solo una cosa, basta ascoltate senza pregiudizi musica e parole di Me ne frego, portata al Festival, per rendersi conto di non trovasi difronte ad un mito. Se poi ha smesso di spacciare e di drogarsi buon per lui e per tutti quelli che non cadranno vittime di dipendenze mortali: sono sempre umanamente vicina a chi cede alle sostanze, soffro profondamente nel vedere ragazzi che buttano via la vita, ma ciò non significa però accettare l’idea che chi se ne è liberato si possa considerare un eroe. Sono felice se un giovane si libera dalle sostanze, come non potrei esserlo! Ma gli eroi sono altri, sono ad esempio coloro i quali lottano quotidianamente per fare uscire i drogati dalla dipendenza.

    Sanremo 2020 è stato, come dicevo all’inizio, un contenitore di buone idee, dalle testimonianze per sensibilizzare contro la violenza sulle donne, all’amore cantato in diverse forme, infatti non esiste solo quello di coppia. Non è mancata un’immagine femminile di grande eleganza nei gesti, nel canto, nel modo di porsi: una rappresentante per tutte è stata Tosca. Ho udito rammarico perché sul podio non è finita nemmeno una donna, è vero ma tante donne hanno vinto le scorse stagioni, non mi sembra discriminazione… come non ringraziare Tiziano Ferro con la sua bella interpretazione di “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini e per il discorso dell’ultima sera sulla felicità come diritto, diritto sancito dalla costituzione americana e ancor prima suggerito da Aristotele. Un pizzico di filosofia è giunto al Festival.

    Rimanendo nel solo ambito della musica e dei testi, ciò che a me interessa sottolineare in questo articolo è il valore della testimonianza di Marco Sentieri che ha eseguito Billy blu. Non si può non essere d’accordo con le sue parole così capaci di raccontare il bullismo e le sue vittime, così dense di esperienze reali e consapevoli di che cosa abbia davvero bisogno un bullo. La canzone si chiude con un insegnamento fondamentale: E finalmente hai vomitato i fantasmi dell’infanzia Tuo padre che non c’era, tua madre piena d’ansia Che ti dava sempre ragione, anche quando avevi torto Tutti i tuoi casini sono il frutto di quell’orto Non hanno mai capito che per non farti del male Servivano carezze sì, ma all’occasione Due schiaffi d’amore. Per un bullo è indispensabile un adulto con cui rapportarsi, ma che sia forte e capace di dire i no tanto utili alla crescita, in grado però di essere capace di donare carezze e schiaffi d’amore al momento giusto. Schiaffi che non sono necessariamente manrovesci dolorosi, ma paletti e regole per imparare il rispetto per gli altri e quindi per se stessi.

    Di Fiorello cosa posso dire se non che è grande uomo di spettacolo, cosa non sa fare? Con lui Amadeus ha formato una bella coppia.

    La vittoria è andata a Diodato con Fai Rumore e ne sono felice perché dal primo ascolto mi sono detta: “Ecco il vincitore”. Bravo e capace di trasferire emozioni e consapevolezze attraverso un brano, l’autore ci parla della incomunicabilità di molte relazioni che in quelle d’amore diventa un errore “mortale”. Quanto è fondamentale in dialogo!

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    Maria Giovanna Farina
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    Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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