Ecco, diciamo che purtroppo ci siamo quasi . Arrivano le benedette “feste” e , come se non bastassero da sole, stanno per arrivare quella serie infinite di orrendi anonimi auguri dai quali nessuno si salva!
Dando per scontato che noi non lo facciamo perche’ amiamo ancora il rapporto personale, il regalo pensato e, udite udite, ancora guardare negli occhi gli esseri umani con cui interagiamo o chiamarli per nome se gli scriviamo la speranza e’ che queste poche righe arrivino ,invece, a chi, sia pur con affetto e pensando di fare una cosa gentile e carina , ci opprime con l’anonimato e il preconfezionato di tutti quei messaggi anonimi ,dall’umorismo stravisto e uguali per tutti “urbi et orbi”!
Si, intendo esattamente quella serie infinita di link prefatti mandati per gli “auguri” , di quei video ripetuti e rinviati di continuo come se tu abitassi in una caverna e chi te lo invia sembra non pensi neanche per un attimo che non solo tu ma il mondo intero li ha gia’ visti e stravisti.
Quei messaggi che neanche piu’ apri perche’ anche la memoria del cellulare piu’ gentile e disponibile e’ quella che e’ e non puoi abusarne.
Insomma…ricordiamoci e ricordiamo a chi abbiamo accanto che un messaggio senza nome, uno di quelli con la scritta “inoltrato” e’ un po’ come quel regalo impacchettato e riciclato con la carta spiegazzata, un qualcosa che non ha un pensiero, non ha attenzione..insomma..non e’ per Te.
In un momento storico ed umano in cui le parole devono ritrovare il loro senso vero e profondo, le attenzioni ed i gesti il loro valore di sentimento e verita’ ricordiamoci che le parole hanno un potere straordinario.
Che le parole possono curare o annientare, rallegrare o distruggere.
Per per questo il nome di ogni individuo è l’essenza del suo essere e “nominarlo” vuol dire rendergli appieno la sua identita’ anche in un semplice messaggio di auguri.
Dandogli rispetto, dignita’ di ascolto e presenza.
Non c’e’ bisogno di andare a rileggere Goethe per ricordarci che :” Il nome di un uomo non è come un mantello che gli sta penzolante e che gli si può strappare o cacciare di dosso, ma una veste perfettamente adatta, o come la pelle concresciutagli che non si può graffiare senza far male anche a lui”. Basta ,semplicemente, fare una piccola prova .
Aggiungete ad un “ciao” che vi arriva il vostro nome , o anche ad un semplice messaggio wapp.
Provare come vi sentite “senza” e “con quello”.
E’ diverso. Completamente.
Quindi non so, cerchiamo di fare proseliti della importanza di “questo qualcosa di personale “ nelle feste che arriveranno. Proviamo a farlo notare,capire.
Al video anonimo non rispondiamo, al link con l’augurio stampigliato in serie inoltrato a te come a mille altri glissiamo dolcemente e con fermezza.
Chi tiene a noi , ugualmente come quelli a cui noi teniamo, sappia che abbiamo un nome , come noi sappiamo quello delle persone che per noi contano.
Non “inoltriamo”, chiamiamo.
Fare gli “auguri” significava nell’antichita’ esprimere la volonta’ che accadessero cose liete alla persona per il cui futuro si chiedevano i buoni auspici .
Recuperiamo questo senso profondo .
Facciamo pulizia di cio’ che non ha un valore, che non e’ per noi, che non ci riconosce .
Non permettiamo all’ “inoltrato” di annientarci nell’anonimato di qualcosa che svuota parole, gesti e anche lo stesso augurarci davvero qualcosa di bello.
Ce lo meritiamo noi, e lo merita chi amiamo.