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    Home»Pari opportunità»donne e filosofia»E DIO SCELSE UNA DONNA
    donne e filosofia

    E DIO SCELSE UNA DONNA

    Rita CugolaBy Rita Cugola26/10/2017Nessun commento10 Mins Read
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    Autorevolezza conquistata da alcune donne cui era stato riconosciuto il ruolo ufficiale di profetesse come la monaca di Dresda.

    Profezia e credibilità spesso viaggiano parallelamente, senza mai trovare quindi un punto di incontro. Talvolta inducono invece inducono a profonde riflessioni sul significato racchiuso nei messaggi divulgati dai sedicenti messaggeri di Dio. Personaggi elusivi e controversi, spesso avvolti dal mistero.
    Possedere il “dono della profezia” significa sostanzialmente beneficiare della capacità di lacerare la cortina metaforica dell’ignoto che idealmente separa la dimensione spazio-temporale (terrena) da quella assoluta (ultraterrena). Si tratta di precipitare verso un ipotetico “punto centrale” in cui presente e futuro giungono a una perfetta coincidenza, annullando conseguentemente qualsiasi diversificazione avventata, dove non può assolutamente esistere una debita cronologia degli eventi.
    E’ innegabile che le argomentazioni inerenti  profeti e profezie contribuiscano  attualmente ad alimentare l’interesse popolare riguardo a fenomeni di tendenza (più che di sostanza) sovente assimilabili agli effimeri interessi di ordine puramente commerciale tanto cari all’ epoca moderna.

    monaca-dresdaEppure un tempo la situazione era decisamente diversa. Quando il senso religioso ancora permeava realmente l’intera struttura sociale e la spiritualità (sia individuale che collettiva) godeva di importanza primaria anche sul piano storico-politico, l’abilità profetica implicava il conseguimento, da parte dell’individuo coinvolto, di un livello di sviluppo interiore non indifferente. Oltre a un’acuta sensibilità presupponeva soprattutto quell’intima consapevolezza di umiltà a cui non poteva certo sfuggire, se davvero voleva comprendere e accettare a fondo la rilevanza del ruolo da svolgere al servizio esclusivo dedell’umanità.
    Venivano ritenuti profeti  coloro che avendo raggiunto un’unione intima con la divinità – spesso mediante l’annullamento del sé – ne divenivano addirittura i portavoce effettivi. In altri termini, Dio concedeva la sua benevolenza all’uomo rivelandosi – in quanto Verbo primordiale – sotto forma di Parola. Si esprimeva insomma grazie alla mediazione di individui preposti appositamente alla diffusione del messaggio divino ricevuto per Grazia.
    La stessa storiografia biblica sottolineava la condizione passiva dell’essere, impossibilitato ad agire solo in base alla spinta del tempo e del luogo. I racconti contenuti nella Bibbia evocavano una doppia causalità: sensibile e naturale da un lato; superiore, nascosta, non sensibile dall’altro. In sostanza, non erano gli umani di entrambi i sessi a creare la storia: ogni processo storico-sociale contemplava infatti un fattore terreno e uno celeste.

    In tale contesto di collaborazione e interazione tra la causalità divina e quella umana, la figura femminile trovava il suo giusto inserimento. Nei ripetuti riferimenti alla saggezza tipica del cosiddetto sesso debole, il Pentateuco (primi cinque libri delle Sacre Scritture) non trascurava la popolarità e l’autorevolezza conquistate da alcune donne cui era stato riconosciuto il ruolo ufficiale di profetesse.
    La prima a cui tale titolo venne conferito fu Miriam. Il profeta Michea (VI, 4) rammentò in seguito la sua posizione al fianco di Mosè: “Ti ho fatto salire dall’Egitto e ti ho riscattato dalla casa di schiavitù e ti ho inviato Mosè, Aronne e Miriam”. Anche Deborah, moglie di Lepidot nonché regnante e giudice d’Israele aveva il dono della divinazione: pare infatti che i figli di Israele fossero soliti recarsi da lei per ottenere giustizia e magari qualche consiglio sulle mosse da compere in tal senso.
    Tra i XII e il XIII secolo, quindi in pieno Medio Evo, si verificò un radicale cambiamento a livello culturale, associato a un profondo rinnovamento della religiosità. Fiorirono innumerevoli movimenti laici ed eretici; contemporaneamente nacquero gli ordini mendicanti, mentre la figura femminile sembrava ormai avviata  alla rivendicazione di un ruolo sempre più consistente e attivo nel contesto della spiritualità.

    Mistica (esperienza religiosa esclusivamente  interiore) e profezia (attività pubblica o politica)  si diffusero ampiamente. Nella tradizione cristiana la preveggenza in particolare evocava non solo la conoscenza dei segreti insiti  nei cuori umani e la capacità di anticipare gli eventi futuri, ma anche la possibilità di assumere la guida politica dei credenti.
    Emblematico il caso della monaca di Dresda, in merito alla quale – nonostante nel 1808 fossero stati rinvenuti manoscritti a lei attribuiti, inclusivi di trentun lettere destinate ad alcuni regnanti (Vittorio Amedeo di Savoia, Carlo XII di Svezia, Pietro I di Russia, Federico I di Prussica, Filippo V di Spagna, Anna d’Inghilterra, Luigi XIV di Francia, Rinaldo d’Este), cardinali, un papa (Clemente XI) e altri religiosi della chiesa cattolica – sussiste  tuttora una scarsa storiografia.
    Da uno dei documenti trapare  qualche elemento sulla scarna biografia di un personaggio apparentemente  eccezionale, assurto a “messaggero e anello di congiunzione” tra entità divine e mondo terrenossuto. Nata a Dresda nel 1680 sarebbe vissuta  “in un convento sulle rive dell’Elba, poco lontano dal palazzo reale” fino alla morte, subentrata nel 1706.  E sebbene fosse analfabetà avrebbe redatto testi in tedesco e  latino.

    Le missive inoltrate agli esponenti dell’élite planetaria erano caratterizzate da descrizioni dettagliate di eventi rilevanti  in procinto di accadere; quelle indirizzate ai religiosi vertevano semplicemente su avvenimenti di carattere generale vertenti su evoluzione storica,tecnologia, scienza (è nteressante evidenziare l’importanza attribuita dalla donna a una fantomatica  entità preposta a suggerirle ciò che avrebbe dovuto essere immortalato negli scritti, estesi al 3000 d.C. Inizialmente distaccato, il suo rapporto  con quella che verrà in seguito definita la “soave voce” diventò sempre più passivo, al punto che in alcuni passi dellaproduzione epistolare  descrisse anche alcune “visioni”  accompagnate da una “luce”.
    Uno dei messaggi senz’altro più toccanti della veggente teutonica riguarda le tre piaghe della purificazione, da intendersi relative alla “fine del figlio”, cioè il 2000: “In quel tempo si renderà necessaria una pulizia generale, perché l’uomo avrà fatto scempio di ogni cosa. E la pulizia richiederà sofferenza e dolori per tutta l’umanità, perché tre piaghe verranno a mondare la fine di questo tempo. Ci sarà una pestilenza mortale, che cadrà come una pioggia e colpirà soprattutto i corrotti nella carne, i viziosi, i figli di Sodomia e Gomorra. E poi ci sarà il fuoco, ma nessuno vedrà le fiamme e nessuno vedrà il fumo. E tutto sarà trasformato in cenere e quella cenere conterrà la morte.. E poi ci sarà la grande siccità e la grande fame e sulla terra si apriranno ferite profonde e non crescerà più il grano¸ma cresceranno solamente erbe avvelenate… Le stagioni cambiano il loro colore. E il sole cambia il suo calore. I tempi del raccolto del grano verranno modificati e nulla di quello che l’uomo considerava “immutabile” rimarrà come prima. Cambieranno anche i colori della natura. Molti frutti dei campi saranno velenosi e uccideranno uomini e animali. E tutto questo avverrà in un tempo in cui l’uomo avrà sperperato il grano e avrà sperperato l’acqua”.

    Saranno tre i segni premonitori della catastrofe imminente: la terra delirante, la pazzia umana e impronte nel cielo. La crosta terrestre si modificherà in più posti specialmente nel Mediterraneo (“il mare della storia”); l’uomo e la natura modificheranno molti elementi. L’Adriatico diventerà un lago, città situate “al monte che si troveranno improvvisamente al mare. Molte stelle scompariranno alla vista e molte altre diverranno visibili. E’ questo il tempo in cui gli uomini non parleranno più, ma grideranno senza capirsi. La torre di Babele tornerà sulla terra”: stavolta, però, sarà l’uomo a crollare.
    La profetessa non seppe esimersi dal pronunciarsi anche sugli ultimi pontefici che alternandosi sul trono di Pietro, precederanno la nuova età delle catacombe: non a caso attribuì a ciascuno un preciso simbolo. Un “Cavallo Rosso, segno del Precursore” a Giovanni XXIII; “Nero, segno di Beniamino” al successore  Paolo VI. Un destriero “Bianco, segno di Pietà” era invece riservato a Giovanni Paolo I e mentre per Giovanni Paolo II aveva previsto “l’Angelo Mastro di Giosafat, con il segno dei dodici”, a Benedetto XVI si era risrvata di associare “La  Guida di Giosafat, con il segno della Gloria”. L’ultimo papa sarebbe stato contraddistinto dall’Inviato “della Pietà, con il segno del Martirio”.
    Alcuni cercarono di individuare un certo nesso tra il colore  dei destrieri (ascrivibile alla mitologia legata ai Cavalieri dell’Apocalisse) e il periodo storico relativo ai pontefici. In base a una simile interpretazione, i quadrupedi bianchi avrebbero dovuto corrispondere alla vittoria del potere spirituale della Chiesa; quelli neri a un periodo di equilibrio e giustizia, mentre i gialli e i rossi sarebbero stati collegati rispettivamente alla morte – in concomitanza con i conflitti mondiali – e al comandande “che toglieva la pace”, dunque a un periodo prebellico.

    Da non sottovalutare inoltre  la “visione” sulla conversione sovietica, nel corso della quale la religiosa avrebbe assistito al rogo e alla resurrezione della “Croce di Cristo sulla grande piazza della santa Russia, dove il Salvatore verrà crocifisso e risorgerà sfolgorante di gloria e la sua luce sarà la resurrezione di tutto il mondo”. (una conversione al cattolicesimo in ambito sovietico fu del resto ribadita anche in altre profezie).
    La “resurrezione del mondo” dovrà però essere preceduta dalle “giornate dell’arcangelo Michele”, che “purificheranno i venti”. Sarà un doloroso periodo di transizione da un vecchio regime a un nuovo criterio esistenziale non scevro di conseguenze, destinato  culminare “nell’innalzamento nazionale al cielo in un suono festoso di campane“.
    In altre circostanze, la monaca di Dresda si espresse in maniera lapidaria: “Arriverà un giorno in cui l’acqua avrà l’odore della carne morta e in cui tutta la terra diventerà un enorme letamaio. Verso la fine tutto sarà un veleno perché sarà l’uomo che avrà decretato di uccidere l’uomo. Il ventre marcio della terra farà più morti della guerra. Ma ben pochi combatteranno per la pace e poi tutto sarà marcio. E poi tutto sarà morte. All’albe dell’età dello spirito, il ventre enorme della terra verrà riempito di zolfo e poi verrà purificato”.

    L’epoca della “grande confusione e incomunicabilità” venne analogamente trattata in modo decisamente esaustivo dalla profetessa, che circoscrisse tale evento tra due date precise: “Tra il 1850 e il 2000”, scrisse infatti, “verrà edificata sulla terra un’enorme quantità di Torri di Babele. Tutti parleranno ma nessuno riuscirà a intendere ciò che dicono gli altri e le macchine aumenteranno la confusione, perché giungerà il tempo in cui la voce dell’uomo non conterà più, ma sarà la macchina a parlare. E nessuno capirà quella parola”.
    Non solo. L’arco di tempo compreso tra il 1940 e il 2010 risulterà tuttavia il momento maggiormente critico per l’umanità, poiché la corte di Lucifero si insedierà stabilmente sulla terra: “Dominerà sulla terra la gerarchia satanica”, ammoniva, “guidata da un demone che parlerà la lingua di Attila, ma che indosserà le vesti di Cesare”. Gli ultimi tempi, dunque, vedranno il grande inganno (Attila che si vestirà come Cesare) alla guida del mondo. Degrado umano e orrori di ogni genere precederanno la fine del pianeta (prevista intorno al 3000); nel frattempo si verificheranno ovunque immani catastrofi naturali e turbamenti fisici che raggiungeranno il culmine nel corso degli anni 2419, 2483, 2490, 2516 e cosi via fino al disastro imminente. Allora, dopo le due ere del Padre e del Figlio, avanzerà quella dello Spirito Santo, che segnerà appunto l’inizio della fine.
    Oggettivamente, rileggendo con estrema attenzione le parole espresse da questa figura carismatica e oscura di un passato non così remoto, risulta impossibile non riscontrare allarmanti analogie con alcune grandi tragedie dell’umanità contemporanea. Aids, pestilenze, carestie che si allargano a macchia d’olio, allarmi climatici e ambientali, ma anche eccessivo sviluppo tecnologico destinato a incrementare l’incomunicabilità tra gli individui, trame politiche occultate alle masse nonché violenze crudeli, eccidi e stragi immotivate.

     

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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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