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      La solitudine dei non amati

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    Home»Pari opportunità»Donne e diritto»Colpevoli di decidere
    Donne e diritto

    Colpevoli di decidere

    DolsBy Dols31/05/2016Nessun commento7 Mins Read
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    donna-violenza-stalking
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    La morte crudele e ingiusta di una ragazza che voleva solo vivere la sua vita…

    di Francesca Spadaro

    Il respiro di Sara si è spento da poco quando già i primi commenti arrivano a spazzare via una vita dal suo destino crudele senza nemmeno pensare che dietro quelle spoglie ci siano, il cuore, il cervello, il corpo e l’anima di una ragazza che aveva i suoi desideri, le sue energie e le sue speranze per un futuro che, invece, un essere immondo le ha spezzato per sempre, con una crudeltà degna di un mostro talmente vigliacco da tornare al lavoro come se nulla fosse…. Come se Sara non stesse ardendo viva tra le fiamme dopo che lui le aveva dato fuoco….
    Il dramma di quei momenti di angoscia terribile che deve aver vissuto la povera Sara è inimmaginabile a chiunque e soprattutto a chi, già dopo pochi minuti dalla tragedia, si è arrogato il diritto di scrivere sul “movente” di questo mostruoso assassino….
    Credo che sia arrivato il momento per la giustizia italiana di compiere un passo in avanti per ristabilire un equilibrio che si è snaturato con il tempo e con la compiacenza di taluni sedicenti professionisti del mestiere di giornalista (se fatto bene, durissimo) che, pur di attirare il popolo sui fatti di cronaca come quello di cui sto scrivendo – con un’angoscia terribile – si arrogano il diritto di giustificare l’azione criminosa, motivandola con parole agghiaccianti, che risuonano nel cervello e scatenano l’inferno per chi crede nella giustizia…..
    Scrivono così: “Il movente dell’omicidio. Paduano avrebbe ucciso l’ex fidanzata perchè non accettava la fine della loro relazione: “Abbiamo subito compreso che usciva da una storia malata”, ha spiegato Silipo. “Se è vero che non è stata mai malmenata è altrettanto vero – ha aggiunto – che nell’ultimo periodo ha subito una violenza psicologica enorme da questo amore malato. La relazione è durata per circa due anni, poi trasformata in un rapporto morboso, si sono lasciati almeno 3 volte. Da poco Sara aveva iniziato una nuova relazione. Il fermato la seguiva, sicuramente in due occasioni e l’ultima è stata fatale”.
    Non credo che un giornalista possa liquidare in questo modo la faccenda, evidenziando uno stato di angoscia derivato dall’incapacità dello stalker/assassino di gestire l’abbandono….
    Non credo che possano essere sbandierati i presunti motivi per giustificare un assassino così crudele come l’ex fidanzato di Sara…. Non senza essere colpiti da un minimo di responsabilità per quanto detto, ora e nel passato, a proposito di OMICIDI così EFFERATI che vedono sulla scena del crimine due protagonisti che in comune hanno solo – purtroppo per la vittima – un passato che tuttavia NON giustifica affatto né la condotta del carnefice né, tantomeno, quella di chi lo giustifica….
    A mio parere, questo modo di fare cronaca e di raccontare “l’ennesimo femminicidio occorso perché l’ex non sapeva reggere all’abbandono di lei ….. “ non può e non deve essere tollerato dalla giustizia italiana. È un modo come un altro per ISTIGARE FUTURI STALKER A DIVENTARE KILLER, tanto saranno poi giustificati perché disperati….. assurdo!
    Analizzando oggettivamente il “movente”, ci vuole poco per rendersi conto che qui dentro c’è scritto l’epilogo di una vita, il cui tragico destino è stato segnato in primis dalla rabbia scatenata di un essere assolutamente incapace di amare ma anche dall’indifferenza di chi avrebbe dovuto proteggerla dal suo assassino, salvandola da una morte atroce….
    Innanzitutto, salta agli occhi che Sara “usciva fuori da una storia malata”: è ipotizzabile che questa povera ragazza avesse già avuto segnali di pericolo dal comportamento del suo fidanzato, per arrivare a lasciarlo…. poiché, come si evince dal prosieguo del racconto, alla relazione è subentrato un rapporto morboso che si è concluso con l’abbandono da parte di lei. Ed è li che deve essere scattato il meccanismo che ha azionato la mente perversa di questo ex fidanzato, trasformandolo nello stalker più insidioso, fino all’inseguimento della sua vittima e, non contento, fino a desiderare la morte di lei….
    Ma tutto ciò non parla di amore…. Parla di morte per mano di un assassino feroce che ha ucciso con premeditazione una persona cui era stato legato da una relazione.
    Al di là dei numerosi appellativi che numerosi giornalisti usano affibbiare ai loro articoli per raccontare – in modo più o meno veritiero – la storia dei protagonisti e, a prescindere dalle giustificazioni che insensatamente vengono pubblicate accanto al titolo – come a voler in qualche modo raffreddare l’emozione che suscita un assassino – ciò che sembra alquanto oltraggioso è il modo in cui la vittima sarà sempre meno vittima e il carnefice sempre meno carnefice…..
    Ma per chi crede nella giustizia si pone un grosso problema, che purtroppo non sembra essere stato risolto nonostante gli interventi del legislatore e della giurisprudenza più recenti.
    Come siamo tutelati dalla legge italiana nei confronti dei nostri persecutori?
    A fronte dei numerosi casi di efferati omicidi nei confronti di ex partner – come nel caso di specie – e stante l’insufficienza degli strumenti normativi per predisporre misure cautelari nei confronti di chi poneva in essere azioni persecutorie, recependo l’orientamento legislativo e giurisprudenziale che aveva introdotto il reato di “stalking’” in gran parte dei Paesi dell’EUROPA e dell’America, nel 2009 il legislatore italiano inseriva l’articolo 612-bis nel codice penale, nell’ambito dei delitti contro la persona, per introdurre il nuovo ‘reato di atti persecutori’, colmando una serie di lacune normative in materia di protezione dei soggetti deboli vittime di reato. Il reato di atti persecutori tuttavia, anziché essere connotato da un’oggettività ristretta, si caratterizza per essere un reato plurioffensivo, così che (dovrebbe) risulta(re) tutelata sia la sfera di libertà personale – ossia libertà di autodeterminazione – e sia la sfera della propria incolumità personale, sotto il profilo psicologico e fisico.
    A distanza di quasi sei anni dall’introduzione della novella legislativa, nonostante l’inasprimento conseguito all’evoluzione normativa con il DL 93/20132 convertito con modificazioni dalla L. 119/2013, è quasi d’obbligo domandarsi se l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime – sotto tutti i profili – sia da considerarsi fallito, alla stregua di una incessante cronaca nera, tinta di rosa per l’altissima percentuale di donne uccise per mano dei loro ex partners…

    Colpisce con crudele obiettività questa carrellata di dati3 dell’ansa 2015 sulle donne uccise dal proprio compagno… “COLPEVOLI DI DECIDERE”… “Oltre 330 donne sono state uccise, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni dalla separazione. Il rapporto Eures, diffuso oggi, li definisce i ‘femminicidi del possesso’, e conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia; a tale dinamica sono da attribuire con certezza almeno 213 femminicidi tra le coppie separate, e 121 casi in quelle ancora unite dove la separazione si manifesta come intenzione…”.
    Non è accettabile in un Paese considerato “civile” assistere – o soccombere in prima persona – allo svilimento del valore della VITA UMANA che pur la nostra Costituzione tutela come valore primario e assoluto (vedi art. 2 Cost), imponendone il prioritario rispetto da parte di tutta la comunità…ma chi fa rispettare questo diktat che suona di falso quando ciò che ci circonda è una realtà in cui una persona – specie se donna – non ha il diritto di scegliere cosa fare della propria vita, poiché un soggetto è incapace di accettare il corso naturale degli eventi – come una separazione – e uccide senza pietà….
    Il caso di Sara è l’ultimo di una lunga serie dove una vittima innocente perde la vita per colpa di un ASSASSINO e non vorrei più leggere da nessuna parte che il carnefice ha avuto un raptus o che ha ucciso per amore, sarebbe come far morire di nuovo questa povera donna e gettare ancora più nello sconforto chi ne aspettava il ritorno di li a poco… pensiamo a chi veramente amava questa ragazza e non si darà pace per la sua prematura e violenta scomparsa…
    Anche le persone alle quali Sara ha rivolto l’ultimo richiamo disperato di aiuto sono da ritenersi responsabili per l’indifferenza con la quale sono passati oltre, dentro le proprie vetture… sarebbe bastato fermarsi per accorgersi che quella ragazza stava per essere vittima di un assassino ubriaco della sua determinazione ad ucciderla….
    Sarebbe bastato chiamare la polizia… sarebbe stato un gesto di umanità che purtroppo stiamo perdendo….
    Spero che Sara ora riposi in pace, spero che sia fatta giustizia per il suo carnefice.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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