Tv non a misura di bambino

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Viviamo in una società poco a misura di bambino.

Se provo a vedere il mondo dal punto di vista dei bambini e soprattutto di quelli che sono e sarebbero i loro bisogni, mi rendo conto che i bambini sono contemplati molto poco.
Infatti se è vero che da una parte, vi è una graduale e progressiva mobilitazione tesa a tutelare e rivendicare i diritti del fanciullo, in linea con le più importanti convenzioni europee e internazionali (basti pensare ai grandi cambiamenti che hanno interessato la giurisprudenza italiana sia in ambito civile con l’affido condiviso e l’ascolto del minore sia in ambito penale con l’audizione del minore), dall’altra la società di oggi continua ad essere troppo poco attenta e sensibile ai bisogni dei bambini. E questo vale anche e soprattutto per i video, giochi e cartoni destinati ai bambini ma di fatto pensati e misurati poco su di loro.

I bambini adorano le canzoncine e se poi queste sono animate da immagini, ancor di più. Peccato che quando andiamo a “cliccare” le canzoni da bambini, non raramente queste sono anticipate da spot pubblicitari. Fin qui niente di strano, se non si considera che ad esempio prima di “veo Veo che ves”, compare la pubblicità dei profilattici… sicuramente non “a misura di bambino”.

Se poi viriamo sui cartoni animati, la situazione non è purtroppo molto più confortante. I “classici”, ad esempio, con cui siamo cresciuti un po’ tutti e che hanno costellato l’infanzia della maggior parte di noi, hanno indiscutibilmente una bella grafica come anche una valida morale, ma i contenuti non sono sicuramente facili da tollerare, sopportare e reggere per bambini piccoli. La morte della madre e la perdita del padre, nel caso di Nemo, ad esempio, può essere angosciante e il protrarsi dell’angoscia per l’intera durata del cartone può risultare pesante e difficile per un bambino. Nella carica dei 101, Crudelia Demon è fonte di paura: incarna la cattiva capace di prendere, catturare e disfare senza ritegno cuccioli, che nell’immaginario infantile hanno un forte richiamo con i piccoli (animali come bambini). Questi sono solamente alcuni esempi relativi a cartoni rivolti a bambini ma in realtà poco adatti a bambini piccoli per la presenza di contenuti forti.
In tutti questi anni ho conosciuto molti bambini spaventati e traumatizzati dalla visione di scene inserite all’interno di cartoni destinati ai bambini, perché troppo forti o perché rappresentative di contenuti angoscianti.

A tal proposito in uno studio su 74 cartoni animati raccolti dal 1937 al 1989, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, due studiose della Harvard School of Public Health, Kimberly Thompson e Fumie Yokota, hanno osservato che nell’81% di essi almeno un personaggio è coinvolto in una scena violenta ed essa può durare da alcuni secondi a ben 24 minuti (in Camelot della Waener Bros), con una media di 9 minuti e mezzo.
Purtroppo i cartoni di nuova generazione, non raramente di importazione orientale, non sono sicuramente meno violenti e spaventevoli degli intramontabili.
Scene forti e crudeli che si avvicendano con ritmi incalzanti e frenetici, col risultato ultimo di avere un impatto negativo sui bambini. Ricerca.

Purtroppo anche i programmi per famiglie, a partire dal telegiornale ai più rinomati talk show, che accompagnano vari e diversi momenti di quotidianità fra cui anche le occasioni di ritrovo familiare in cui sono presenti anche i piccoli, non sono più rassicuranti. Il telegiornale è spesso un elenco di cronaca nera, in cui si avvicendano notizie riguardanti crimini, morti e situazioni drammatiche di vario tipo; non meno pesanti possono risultare talora i talk show, in cui anziché assistere e ascoltare confronti e discussioni civili e costruttive fra persone che espongono il proprio punto di vista e le proprie riflessioni, si finisce per assistere a litigi, discussioni animate e aggressività verbale agita pubblicamente.

Come percepiscono tutto ciò i bambini? E quale effetti ha la visione di scene violente e contenuti così forti su di loro e sul loro sviluppo?
Numerosi sono gli studi in merito, anche se ancora siamo lontani da un cambiamento reale e concreto.
Immagini e commenti forti, soprattutto se ripetuti, possono influenzare significativamente pensieri, emozioni e comportamenti dei bambini (Caffo e Forresi, 2002). Anche il ritmo con cui le immagini vengono proposte incidono e influenzano il cervello dei nostri figli. Uno studio del Seattle Children Research Institute pubblicato su Pediatrics, ha dimostrato come il ritmo veloce di alcuni cartoni animati influenzi negativamente il cervello dei bambini sottoponendolo a stimolazione eccesiva, con conseguente calo delle capacità di attenzione. Inoltre la visione di cartoni dal ritmo incalzante e dai contenuti violenti stimola maggiormente l’attuazione di comportamenti aggressivi.
Come scrive Anna Oliverio Ferraris, gli effetti a breve termine sono l’aumento dell’eccitazione e la tendenza all’imitazione e, quindi, a riprodurre quanto osservato e visto. A lungo termine l’esposizione magari ripetuta a scene violente facilita l’interiorizzazione di tale aggressività, che rischia di essere vissuta come “normale” e, quindi, riprodotta in agiti e comportamenti quotidiani. Pertanto il rischio è che i bambini interiorizzino contenuti e convinzioni distorte, se non mediate e non gestite dagli adulti di riferimento.
Non per ultimo, l’esposizione a scene violente e forti può indurre lo sviluppo di paure e di ansie. Ricordo, ad esempio, un bambino che dopo aver visto un cartone in cui un piccolo veniva lasciato dalla madre che poi riusciva a ritrovare dopo varie peripezie, ha sviluppato un’intensa ansia da separazione che gli ha reso particolarmente angosciante e difficile l’inserimento alla scuola materna e, quindi, il distacco dalla madre. Non meno rari sono i disturbi del sonno in età evolutiva, spesso legati alla visione di scene forti che apparentemente non turbano ma che evidentemente inducono sentimenti di ansia e paura che emergono nel sonno o al momento dell’addormentamento.

Allora quali proposte e quali soluzioni?
Ritengo che dovremmo agire su due fronti: da una parte, i genitori e gli adulti di riferimento dovrebbero scegliere e valutare accuratamente i cartoni e i video da far visionare ai figli, per quanto sia sempre raccomandabile una visione contenuta della tv e consigliabile preferire giochi e attività che implicano una partecipazione attiva e creativa dei bambini. Inoltre è importante che la visione di cartoni e della tv in generale sia sempre in compagnia di un adulto, che possa filtrare quanto veicolato dalla tv e che aiuti il bambino a sviluppare una riflessione e un pensiero critico su quanto osserva, perché quando sono piccoli non è ancora sviluppata la capacità di distinguere fra ciò che è reale e ciò che è inventato.
Infine sarebbe importante e necessario un’attivazione generale per rendere certi programmi tv , video, videogiochi e cartoni veramente a misura di bambino.

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Profilo Autore

Francesca Lemmi

Dr. Francesca Lemmi, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Sessuologa. Dopo un’esperienza pluriennale nella realtà ospedaliera, svolge attività di psicologo e psicoterapeuta con bambini, adolescenti, adulti e coppie come libero professionista. Inoltre si dedica ad attività di formazione, in particolare nell’ambito della genitorialità, della coppia e della psicologia e pedagogia di genere. In virtù del grande interesse per la materia della famiglia, coppia e figli, da molti anni si dedica ed esercita anche nell’ambito della psicologia giuridica in situazioni di separazione/divorzio e affido minori.

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