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    Home»"D" come Donna»Alfia Milazzo e i bimbi de “La città invisibile”
    "D" come Donna

    Alfia Milazzo e i bimbi de “La città invisibile”

    Cinzia FiccoBy Cinzia Ficco07/02/2014Updated:16/07/20141 commento4 Mins Read
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    alfia-milazzo
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    Un passato in Eni. Oggi è una scrittrice e guida una Fondazion  che  si propone di strappare i bambini alla mafia

    da tipitosti.it

    Un passato in Eni. Oggi è una scrittrice e guida una Fondazione: La città invisibile, che si propone di strappare i bambini alla mafia attraverso la musica e i libri.

    Lei è Alfia Milazzo, classe ’67, catanese, una laurea in Filosofia presso l’Università Cattolica sacro Cuore di Milano, per otto anni in Eni Corporate University, società di formazione del Gruppo Eni come coordinatrice di progetti e-learning. Impiego che ha lasciato per motivi di famiglia. Attualmente si occupa di un ente no profit, nato nel 2009, ad opera di un gruppetto di amici. E di altro.

    “Sono scrittrice oltre che formatrice – fa sapere Alfia- Ho pubblicato opere di narrativa, ricerca e ho tradotto dall’inglese e dal tedesco. Ma il progetto che seguo con grande cura è quello della Fondazione”. Merito, forse, di quella filosofa, Maria Zambrano, che più di tutti l’ha ispirata nel suo percorso universitario.

    “Maria Zambrano, la filosofa spagnola – dice Alfia- mi ha aiutato a cogliere una prospettiva di luce nell’oscurità del nostro tempo. Con i suoi Chiari di bosco, La confessione come genere letterario e L’uomo e il divino, mi ha spinto a cercare e a scrivere sui temi della lingua materna, sul rapporto tra amore e pensiero, sulla memoria come rinascimento e sulla necessità di proporre una guida spirituale, che si offra senza dominio sull’altro.

    L’idea de La città invisibile è sua? 

    Un’idea mia e di alcuni amici musicisti. Vogliamo salvare, attraverso un’alta offerta culturale, i bambini dei quartieri e delle famiglie meno fortunate, che corrono il rischio di diventare manovalanza della mafia. C’è anche un altro obiettivo: promuovere il patrimonio della cultura popolare siciliana. Per questo qualche tempo fa abbiamo pubblicato un bellissimo libro sul teatro dell’Opera dei pupi di Vincenzo Sanfilippo, ricco di foto inedite e canovacci del puparo dei primi del Novecento. Al gruppo iniziale di amici si sono aggiunti Liborio Scaccianoce e altri volontari.

    Dove ha sede la Fondazione?

    Da un punto di vista legale, la Fondazione ha sede a Biancavilla, in provincia di Catania. Ma non dispone attualmente di una sede operativa propria, nonostante le vane promesse da parte delle istituzioni. Siamo stati in varie sedi: Biancavilla, Adrano, Catania, il carcere minorile della Bicocca. Oggi abbiamo tre centri operativi: Adrano (CT), Catania quartiere Librino e quartiere San Cristoforo-Angeli custodi. Più una sezione di fiati a Siracusa, guidata dal maestro La Monica. Andiamo avanti lo stesso con tante attività.

    Quali?

    Abbiamo creato la Scuola di vita e Orchestra Sinfonica Falcone Borsellino, una scuola gratuita in cui si applica il vero metodo di Josè Antonio Abreu, venezuelano, promotore delle orchestre infantili e giovanili. In Italia ci sono tante finte scuole Abreu. Molti maestri usano il metodo italiano o altro per insegnare musica e dicono di fare Sistema Abreu solo perché sono scuole gratuite. Bisogna diffidare di queste persone, che operano solo per intercettare finanziamenti pubblici.

    Voi, invece?

    Noi senza alcun sostegno pubblico, ma solo grazie a donazioni private, e, soprattutto, in modo indipendente da lobby politiche e centri di potere, che pure esistono nel mondo della musica, pratichiamo il vero metodo Abreu, poiché abbiamo in organico i maestri del sistema Abreu 365 giorni l’anno dal 2010 ad oggi. E’ importante sottolineare questo aspetto. E’ un metodo molto valido. E da noi ha dato parecchi riscontri positivi. I nostri allievi conoscono il metodo talmente bene che sono già in grado di insegnare ai nuovi iscritti. Gli allievi più anziani sono diventati già maestri dei più piccoli e stiamo parlando di ragazzini di 13-15 anni. L’orchestra sinfonica infantile Falcone Borsellino è un gioiello. I bambini hanno suonato in importanti occasioni e in pochi anni hanno fatto 53 concerti. Con grande entusiasmo. L’ultimo l’hanno tenuto il 5 gennaio per Giuseppe Fava. Nel corso di musica in tre anni ci sono stati 470 allievi, senza contare gli iscritti delle ultime ore.

    La scuola e l’orchestra hanno il sostegno dei liutai cremonesi dell’ANLAI. E’ così?

    Sì, hanno donato preziosi strumenti, perché come dice Abreu: “La cultura per i poveri non deve essere povera”. Così di recente alcuni bambini hanno suonato questi strumenti in un concerto straordinario con il grande violinista Matteo Fedeli e il suo violino Stradivari. E’ stata una grande occasione per loro. Un momento di riscatto sociale. Nella scuola, inoltre, si svolgono altre lezioni su temi diversi e si applicano i metodi didattici di don Milani e di altri pedagoghi.

    continua

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    Cinzia Ficco
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    Pugliese, classe ‘69, laureata in Scienze politiche, giornalista pubblicista, è responsabile del magazine www.tipitosti.it, il blog di chi non molla. Sposata, ha una bambina che si chiama Greta, si diverte a scrivere per lei racconti. Ha pubblicato Josuè e il filo della vita, Il re dalle calze puzzolenti, Tina e la Clessidra, con la casa editrice Edigiò. L’ultimo è Mimosa nel regno di sottosopra, pubblicato da Intermedia.

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    1 commento

    1. rita garofalo on 07/02/2014 15:43

      “Tosta” veramente l’ideatrice dell’ente no-profit : Alfia Milazzo che con determinazione e ferrea volontà sottrae i ragazzi dai circuiti della malavita organizzata malgrado i numerosi ostacoli imposti da istituzioni marce e corrotte.
      E’infatti, l’ assenza di lavoro e la perdita della dignità della persona fanno sì che la mafia si radicalizzi e crei quel substrato necessario per lo sfruttamento della manovalanza e l’assoggettamento totale dell’individuo.
      E le istituzioni che fanno? Ostacolano spesso, con il loro diktat alle scuole e alle parrocchie, l’integrazione e lo sviluppo culturale di un bambino sopprimendo i suoi sogni e negandogli un “futuro pulito.”
      E allora, gli sforzi che persone come Alfia devono compiere per contrastare il fenomeno sono veramente tanti e lodevoli e meriterebbero un riconoscimento e un forte sostegno da parte di istituzioni composte da persone oneste che vogliano finalmente far prevalere la ragione sociale al vile profitto.

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