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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Cultura»Il numero tredici di Alice Munro
    Cultura

    Il numero tredici di Alice Munro

    Rita CugolaBy Rita Cugola11/10/2013Updated:25/07/2014Nessun commento4 Mins Read
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    alice_munro
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    Alice Munro è la tredicesima donna ad aver conseguito il Premio Nobel per la Letteratura dal 1901 ai nostri giorni.

    Su Alice Munro la triscadeicafobia non ha alcuna influenza. Il numero ritenuto nefasto infatti le ha portato solo fortuna, giacchè è proprio lei la tredicesima donna ad aver conseguito il Premio Nobel per la Letteratura dal 1901 ai nostri giorni.
    Ritenuta “maestra delle storie brevi contemporanee” dall’Accademia Reale svedese che le ha conferito l’ambito riconoscimento (consistente in otto milioni di corone, ossia circa 900 mila euro), questa 82enne canadese dall’aria dolce e gentile non era ancora molto nota oltre i propri confini, prima di oggi.
    “In Canada i suoi libri sono in testa alle classifiche”, ha recentemente sostenuto lo scrittore Jonathan Franzen, che nella sua ultima fatica (“Da più lontano ancora”) ha confessato la sua adorazione per lei. “Ma all’estero non ha mai conquistato il grande pubblico. La sua scrittura”, ha proseguito cercando di chiarire le ragioni per cui l’abilità di Munro superi così ampiamente la sua fama, “ si basa esclusivamente sul piacere di narrare. (…) I suoi racconti parlano di persone; i suoi libri non hanno titoli altisonanti (…)”. Insomma, nulla di eclatante, parrebbe. Ma spesso l’apparenza inganna e la vittoria di questa donnina fragile e arzilla è qui a dimostrarlo.
    In letteratura la narrazione breve non ha mai avuto in effetti una grande risonanza, in termini di consensi, come se raccontare storie brevi fosse del tutto secondario e talvolta persino noioso.
    Fatto sta che Munro in questi suoi racconti descrive l’esistenza umana nelle sue sfaccettature. La moltitudine di personaggi ai quali da’ vita nelle pagine scritte trasmettono sentimenti ed emozioni che catturano il lettore fino a farlo immedesimare nelle loro essenze, esattamente come lei stessa arriva a sacrificare il proprio ego a favore di una realtà solo apparente.
    Discendente da una famiglia di agricoltori e allevatori di Wingham (Ontario), Alice Munro, nata Laidlaw cominciò a scrivere molto presto. Era ancora adolescente quando riuscì a far pubblicare la sua prima novella, dal titolo The Dimensions of a Shadow.

    Iscritta alla facoltà di Inglese presso la University of Western Ontario (per mantenersi lavorava come cameriera, raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca), decise di abbandonare gli studi nel 1951 per convolare a nozze con James Munro e trasferirsi con lui a Vancouver. Dodici anni dopo, a Victoria, i due aprirono un piccolo negozio di libri, il Munro’s Books. Poco dopo aver dato alle stampe le sue prime due raccolte di racconti ( Dance of the Happy Shades, del 1968 – che riscosse un enorme successo popolare e le valse il primo Governor General’s Literary Award – e Lives of Girls and Women, del 1971), Alice e James divorziarono.
    Lei tornò in Ontario e presto ebbe modo di tornare all’altare al braccio di Gerald Fremlin, con il quale si stabilì successivamente a Clinton.

    Non smise però mai di scrivere. La scrittura rappresentava il suo mondo, una dimensione ideale che nel 1978 le regalò il suo secondo Literary Award per Who Do You Think You Are.
    Parallelamente a un’impegnativa attività di University of Queelands) Munro continuò a creare storie appassionanti e largamente apprezzate,spesso reperibili anche su testate quali The New Yorker, The Atlantic Monthly, Grand Street, Mademoiselle oThe Paris Review.

    Uno dei suoi lavori, in particolare, The Bear Came Over the Mountain, venne adattato al grande schermo e divenne un film (Away from Her) con Julie Christie e Gordon Pinsent, diretto da Sarah Polley) e presentato nel 2006 al Toronto International Film Festival.
    Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, Alice Munro collezionò parecchi altri riconoscimenti e premi letterari. Prima di ricevere il Premio Nobel il sovrano del Regno di Redonda le aveva conferito, nel 2005, il prestigioso titolo di “duchessa dell’Ontario”.

    alice Munro nobel letteratura tredici
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    Rita Cugola
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    Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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