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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Mamme che lavorano
    Costume e società

    Mamme che lavorano

    DolsBy Dols20/11/2012Updated:26/06/20148 commenti1 Min Read
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    Maria Silvia Presepi commenterà (con voi) articoli presi dalla stampa giornaliera che magari vi siete persi.

    Pur non essendo ”mamma”, ho trovato interessante l’argomento. Sono convinta che i soli ruoli di moglie e di madre anche se belli ed esaltanti non possano dare alla Donna e quella di oggi in particolare la completezza. Sono convinta che una esperienza propria, una realizzazione lavorativa contribuisca ad approccio diverso, più ricco di esperienze rispetto alla sola concentrazione sulle problematiche familiari.

    Mamme part time, le migliori da D di Repubblica.
    http://d.repubblica.it/argomenti/2012/11/19/news/mamme_lavoro-1240856/

     

    D di Repubblica mamma part time
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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    8 commenti

    1. caterina on 20/11/2012 14:05

      Sono mamma di una diciottenne. Ho lavorato quando era piccola, fino ai suoi 6 anni d’età cercando di contemperare le sue esigenze e le mie, sempre, prima le sue. Poi mi sono messa in proprio lavorando da casa. Credo che il periodo migliore sia stato quello in cui lavoravo fuori casa, anche se lei non manca mai occasione di dirmi: ”sai, quando mi lasciavi all’asilo fino alle sei..”
      I figli operano una specie di ricatto psicologico sulle madri per cui se non sono a loro disposizione sempre non sono ”all’altezza”. E questo non va bene, nè per loro, nè per la nostra autostima, oltre che per il nostro portafoglio

      Reply
    2. Maria Grazia Ghezzi on 20/11/2012 14:20

      Sono stata una mamma che lavorava…..due figli piccoli da portare a scuola ogni mattina e avete presente l’elastico??? Ebbene si ..li scaricavo al volo dalla macchina come un elastico e via in mezzo al traffico, di corsa per non fare tardi. Grande fatica…,lavoro,figli ,casa,marito,faccende domestiche e quando potevo….cura personale e uscite ” una tantum” con le amiche….giusto per dire: sono viva, sono una donna!!!!! Tutte le sere controllavo i compiti anche fino alle 23…fino a quando i miei occhi e quelli dei miei figli non si chiudevano per la stanchezza ma…..non ho mai saltato uno di questi passaggi e ne sono molto fiera. Nonostante questo, lavoravo con passione e serietà crescendo professionalmente di anno in anno assaporando una soddisfazione personale e riuscivo a scindere le due cose…casa e carriera..forse ho saltato una o al massimo due recite…ma ero sempre presente nonostante la mia mente elaborava un nuovo progetto per l’indomani da portare al mio capo!!!!!! Ora i figli sono grandi ma io..rifarei tutto allo stesso modo. Essere genitore è la cosa più bella che possa esistere e se poi lavori e riesci combaciare le cose… perchè no??? Sono ancora una lavoratrice incallita!!!!!

      Reply
    3. Lucia on 20/11/2012 14:38

      Ho una figlia di cinque anni e mezzo e un lavoro part time, come giornalista. Sono stata con lei fino ai suoi 18 mesi. Oggi, grazie alla disponibilità dei miei capi, ho sempre cercato di conciliare lavoro e famiglia. D’estate e sotto Natale mi prendo lunghe aspettative (leggasi stipendio zero, non telelavoro o altro). Mi figlia va a scuola fino alle quattro. L’anno prossimo vorrei riuscire a farle fare due rientri all’una. Lei è sempre più “autonoma”, ma credo che la presenza della madre sia fondamentale. E io faccio di tutto per garantirgliela.
      E’ vero che noi da piccoli non andavamo a scuola fino ai tre anni, ma ora il mondo è cambiato. Lavorare è necessario, prima che piacevole.
      Se io potessi vivere solo di romanzi, starei a casa dalla redazione e passerei molto più tempo con lei. Ecco, l’ho detto! 🙂

      Reply
    4. maria stefania carraresi on 20/11/2012 17:10

      Purtroppo sono persona che prende tutto troppo sul serio, con impegno e mania di perfezione. Con il massimo impegno quindi sono (e sono stata) madre, moglie e lavoratrice. Non ho mai dato il primo posto in classifica al lavoro ma, anche se impegnativo e pieno di obblighi, è ed è stato molto utile per la mia crescita di persona e di donna. Ho un forte senso della maternità e tornai a lavorare quando mio figlio aveva 10 mesi. Oggi ne ha 21 ed è quindi stato abituato alla madre che lavora (e più volte mi chiedeva perché non tornavo a casa a pranzo come la vicina di casa che faceva part-time). Oggi mi rendo conto (tra i sicuri errori che posso aver commesso, come tutti) che non conta quanto tempo trascorri con i figli ma COME lo trascorri. Me ne rendo conto perché mi accorgo di essere il principale punto di riferimento di mio figlio che sa che ho sempre una risposta alle sue domande/richieste (e se a volte lo invito a rivolgere alcune domande/richieste al padre lo faccio solo per non sminuire ai suoi occhi la figura paterna). Ultima riflessione: quando, come spesso ormai succede, un uomo accusa “la crisi del 50enne” e fragilmente e candidamente se ne va (anche all’improvviso e senza veri e giustificabili motivi, come è successo a me) cosa faresti se non avessi il lavoro? (e non sto parlando esclusivamente dal lato economico)

      Reply
    5. Dora on 20/11/2012 20:49

      Il mestiere di mamma mi ha sempre preso troppo, ci sono figli che impiegano più tempo di altri a camminare da soli e così l’essere madre assorbe tutto il tempo che vivi ed ogni respiro è condiviso con la tua creatura.
      Persino quando non ci sei, empaticamente gli sei accanto e il lavoro diventa un limbo in cui fluttui in una realtà che non ti puoi permettere di immergerti completamente o anche solo part-time.

      Reply
    6. Rosa on 20/11/2012 20:55

      L’articolo mi è sembrato molto banale e tendente a ipotizzare una soluzione valida per tutte, sostenuta da una ricerca americana. Ma, lo dimostrano anche gli interventi nella nuova rubrica di Dol’s (che apprezzo), la realtà delle donne è molto variegate così come le possibilità reali. Soprattutto oggi che, a fronte della crisi esistenti e della paura di perdere reddito, le donne chiedono meno di ieri il part time, dovremmo riflettere in maniera aperta. Sicuramente, per quelle che lo desiderano veramente (spiegherò poi cosa intendo per ‘veramente’), rappresenta un obiettivo talvolta non facile da raggiungere e andrebbe facilitato. Ma per molte il part time talvolta rappresenta solo la soluzione ‘meno peggiore’ alla quale approdare. Credo che l’impegno debba essere incanalato nel facilitare il più possibile soluzioni conciliative che permettano quelle flessibilità che ti permettono di creare equilibrio tra aspettative personali e aspettative lavorative. Esistono esempi interessanti che evidenziano che – là dove si sono perseguite policy aziendali indirizzate verso la conciliazione i risultati personali ed economici sono migliori. Condivisione con il partner della cura dei figli, valorizzazione della professionalità più del tempo di permanenza sul lavoro, sviluppo di modalità alternativa alla presenza (telelavoro, ad esempio, che dà ottimi risultati anche in termini di produttività), organizzazione flessibile, welfare aziendale, sono solo alcune delle soluzioni in grado di tenere in equilibrio lavoro e famiglia. Presenti queste condizioni, alla donna spetterà una scelta vera. Allora, se veramente lo desidera, chiederà coscientemente il part time. E sarà un part time vero e non l’unica chance rimasta per sopravvivere.

      Reply
    7. Vania on 21/11/2012 12:54

      Come ho scritto poc’anzi, non vi sono dubbi oggi il lavoro è un grosso problema . Tra le donne sappiamo benissimo quanto sia alta la percentuale di donne insoddisfatte della flessibilità d’orario e quante mamme sognano il part-time. Ma credetemi oggi, anche il 56% dei manager è insoddisfatto della conciliazione vita professionale e privata e l’84% dice che non ha abbastanza tempo per fare quello che desidera.
      Insomma, la crisi in atto stressa ulteriormente l’annosa incapacità italica di avere un sistema che faciliti la vita ai suoi cittadini. E si badi bene, non è insoddisfazione verso il lavoro. L’insoddisfazione è tutta verso quel sempre più difficile connubio vita professionale e privata, cui tutti pare tramino contro.
      E pensare che aumentare produttività e benessere di individui e aziende si può eccome: valutare le persone su merito e risultati raggiuti, gestirle per obiettivi, con un’organizzazione aziendale meno gerarchica e più collaborativa e con introduzione di programmi di welfare aziendale. Qui sta il vero punto di discussione, non credete?

      Reply
      • Kirby on 08/12/2012 12:30

        Mi son accorto di un’imprecisione nel fniale dell’articolo. Lo 0.92 per TIT non era livello sotto il quale partivano gli short, bensec l’area spartiacque tra long e short di breve termine. Fintanto che rimarre0 sotto quel livello il suo destino non potre0 esser altro che 0.58/0.60

        Reply
    8. Paolo1984 on 08/12/2012 15:50

      le madri che lavorano part-time non sono di per sè nè meglio nè peggio di ogni altra madre che lavora full time o non lavora

      Reply
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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