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    Home»Donna e lavoro»Mettersi in proprio, è un grande salto nel vuoto
    Donna e lavoro

    Mettersi in proprio, è un grande salto nel vuoto

    DolsBy Dols09/10/2012Updated:06/09/2014Nessun commento9 Mins Read
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    Reinventarsi, mettersi in proprio, non è mai facile, ma il supporto psicologico famigliare può essere d’aiuto. Ne parliamo con Sabina Santini, fiorentina del 1970.

    di Daniela Domenici

    E’ una persona socievole e solare. Sempre sorridente. E’ testarda e stakanovista. Puntigliosa, riflessiva a volte, ex impulsiva sta lavorando su questo lato del suo carattere per tenerlo a freno.

    Nel tempo libero Le piace il teatro, il cinema, leggere ed cenare in compagnia di un buon vino e dei suoi amici. Inizia a lavorare a 20 anni, dopo essersi diplomata all’istituto magistrale. Ha lavorato per 10 anni in una tipografia, dove teneva l’amministrazione e si occupava di grafica al computer, grazie ai corsi che la ditta stessa le ha fatto fare. Sempre nella stessa ditta faceva anche lavori manuali che le hanno permesso di capire come nasce un articolo.
    Nel 2000 inizia a lavorare in un buying office (settore scarpe), e sempre nello stesso anno va a lavorare presso un calzaturificio dove nonostante abbia un lavoro di ufficio, proprio per la sua curiosità segue spesso tutta la lavorazione per capire tempi e processi della realizzazione degli oggetti. Il 12 settembre del 2001 ha un colloquio di lavoro con quello che diventerà il suo primo e attuale cliente. A ottobre dello stesso anno, inizia l’avventura che da quel momento in poi la porterà all’acquisizione di altri due clienti e che continua ancora oggi con successo e gratificazione.

     So che fai un lavoro abbastanza particolare, ci spieghi di cosa ti occupi esattamente?
    La denominazione ufficiale è Buying Office, anche se “materialmente” noi non compriamo nulla.
    Il mio ufficio si occupa di cercare articoli di produzione italiana da presentare a clienti americani, che li comprano e li vendono negli USA.
    In questo momento il mio ufficio ne segue 3, di cui uno molto conosciuto e sto lavorando per l’acquisizione di un quarto.
    A volte ricerco articoli già fatti, visitando fiere, altre volte la richiesta del cliente è più “un’ idea” e quindi devo proprio realizzarla da zero cercando i materiali più adatti, e le ditte con il miglior rapporto qualità/prezzo e servizio
    Seguo tutta la lavorazione dalla campionatura alla produzione, fino alla spedizone che viene programmata e seguita sempre dal mio ufficio. Mi occupo di tutta la documentazione necessaria all’esportazione in USA.
    Supporto sia i clienti che i fabbricanti in ogni loro necessità, il mio fine è fare in modo che il cliente (che paga) abbia quello che chiede nei tempi richiesti e concordati.
    Quindi se la ditta ha dei problemi, mi impegno in prima persona ad aiutarli.
    Questo anche per il cliente, che a volte non conoscendo la lavorazione di un articolo, chiede qualcosa che il fabbricante non è in grado di fare, e quindi intervengo io con il cliente per modificare la richiesta e renderla così fattibile.
    Anche quando sorgono problemi tra le due parti (poche volte fortunatamente) è il mio ufficio che si occupa di gestire e cercar di risolvere il problema mediando tra le parti.
    Molto spesso riesco ad evitare discussioni solamente con una traduzione dall’italiano all’inglese o viceversa ..come dire .. “edulclorata, o educata”. Se traducessi alla lettera le richieste delle parti, a volte accenderei micce solo perché le mentalità sono diverse ed una delle due parti potrebbe sentirsi offesa .
    Quindi adatto le richieste agli “usi” del paese, evitando discussioni inutili ed ottenendo quindi il risultato richiesto.
    Diciamo che oltre al lavoro vero e proprio, c’è una parte che chiamerei: gioco di equilibri, che è importantissima affinchè il lavoro proceda nel migliore dei modi e cresca.
    Io sono quella parte stretta che c’è tra le due parti di una clessidra. Puoi girare la clessidra in un verso o nell’altro, la sabbia passa comunque dal centro.

    Lavori da sola?
    Si, solo talvolta nei periodi di campionatura (2-3 volte l’anno) prendo per un mese una persona che si occupi proprio dei campioni, di sollecitarli, fare le foto, le schede e spedirli al cliente. Lavoro che richiede molto tempo che non posso sottrarre al lavoro quotidiano dell’ufficio (ordini, spedizioni, etc).

     Come hai iniziato? Come ti è venuta quest’idea?
    Io ho lavorato per 10 anni in una tipografia, poi la ditta ha avuto qualche problema. La moglie del mio titolare che faceva questo stesso lavoro, quando ho dovuto licenziarmi dalla tipografia, mi ha assunto. Ho imparato tutto da lei
    Devo moltissimo a queste due persone. Dal marito ho imparato a lavorare, era il mio primo impiego! Dalla moglie ho imparato quello che sarebbe diventato il mio lavoro.
    L’occasione di mettermi per conto mio invece è stata un susseguirsi di eventi fortunati, che mi hanno trovata pronta e preparata perché la fortuna ti da le possibilità ma se poi te non sei in grado di sfruttarle e non ti impegni a fondo a valorizzarle … la fortuna da sola non serve a molto.

     Vivere a Firenze ti è stato d’aiuto in questa tua attività?
    Sì, molto, ci sono molti uffici come il mio a Firenze. Firenze, la Toscana ma tutta l’Italia in generale sono la culla dell’artigianato. Siamo pieni di bravissimi artigiani, ed è questo che ci distingue da altri paesi, è questo che i miei clienti cercano. Non vengono in Italia a cercare lavori fatti in serie, perché possono trovarli a metà prezzo in altri paesi …senza fare nomi… ma la capacità, la cura, il dettaglio che le mani dei nostri artigiani regalano agli oggetti … la trovano solo qui.

     Quali sono state le maggiori difficoltà iniziali?
    La paura di un grande passo, essere dipendente di qualcuno ti copre le spalle da tantissime responsabilità.
    Mettersi in proprio, è un grande salto nel vuoto. Firmare contratti con ditte straniere per gestire per loro e a nome loro i rapporti ed il lavoro qui in Italia è una grande responsabilità e ti chiedi … sarò capace?
    Io forse sono stata impulsiva, forse presuntuosa …. ma sapevo che ci sarei riuscita, non perché conoscevo tutte le risposte ma perché da mio padre per primo e dai miei datori di lavoro poi, ho imparato l’impegno.

    Tutti loro erano persone che, indipendentemente dal ruolo e dalla posizione nella ditta, erano i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via. Non delegavano gli altri, ma facevano le cose.
    Questa era la mia sicurezza: mi sarei impegnata al massimo, avrei lavorato sodo e quando non fossi stata in grado da sola, avrei chiesto aiuto. Non avevo la certezza che non avrei sbagliato, ma la sicurezza che avrei imparato dagli errori e che in caso avrei fatto di tutto per rimediare.
    E devo dire grazie alla mia famiglia perché sapevo che se poi, alla fine, tutto questo non sarebbe bastato … loro mi sarebbero stati vicini comunque.

     E quali quelle che incontri quotidianamente?
    Con i clienti, Le maggiori difficoltà le incontro ogni volta che acquisisco un cliente nuovo, perché devi imparare a conoscere i suoi gusti. Quindi nei primi mesi devo fare un grosso sforzo di ricerca e presentazione di articoli vari, per imparare dalle risposte del cliente quali sono i suoi gusti e cosa realmente vuole. In questo modo posso poi mirare il mio lavoro.
    Con i fabbricanti la maggior difficoltà è dovuta proprio alla ragione per cui li cerco: sono artigiani, molti di loro piccoli artigiani, ditte con uno, due o max tre persone. Spesso non giovanissimi e che sanno fare solo il loro lavoro, con le loro mani … quindi tutta la parte burocratica o tutto quello che lavorare con l’estero richiede per loro è tabù… anche il computer a volte! E sta a me aiutarli
    – Credi che ci siano più ostacoli per una donna nell’essere imprenditrice di se stessa?
    Con tristezza devo dire che una difficoltà contro cui, ancora oggi devo scontrarmi è che sono donna e lavoro con quasi tutti uomini. Sono giovane, e fisicamente dimostro anche molti anni meno di quelli che in realtà ho. Quasi tutte le persone con cui lavoro sono più grandi di me. Devo quindi essere molto severa, e dimostrare ogni volta che so quello che dico e perché lo dico. Nonostante siano 11 anni ormai, devo sempre e ancora scontrarmi con una mentalità un po’ antica.
    Fortunatamente, personalmente ho riscontrato molta differenza con uomini della mia generazione, forse perché sono abituati a vedere donne in posizioni di rilievo in una ditta.
    Io credo però che nonostante le difficoltà che ancora oggi si incontrano sul lavoro solo perché siamo donne, la nostra natura e forza mentale e fisica ci siano di grande aiuto. Siamo state create per essere madri, sopportare i dolori del parto e gestire la nostra vita e quella dei figli. Tutto questo ci rende forti, determinate e abili su più fronti contemporaneamente.

    Il tuo tipo di lavoro può essere compatibile, secondo la tua personale esperienza, con l’essere moglie e madre?
    Sì, bisogna solo organizzarsi. Ci sono uffici molto grandi a Firenze, e in quel caso ci sono colleghi che ti possono sostituire e ci sono orari come in ogni lavoro.
    Nel mio caso, che sono sola, è vero che non ho orario ma questo nel bene e nel male. Posso organizzare il lavoro in maniera da lasciarmi degli spazi liberi nella giornata. Una cosa molto bella che spesso vedo alle fiere, sono donne che fanno il mio stesso lavoro o addirittura compratrici, anche straniere che vengono in fiera con il passeggino o con il bambino nel marsupio.

    Daniela Domenici. Nata  nel 1957, è laureata in lingue straniere, inglese e russo, traduce testi scritti da e in inglese e fa l’interprete quando le viene richiesto; è sposata e madre di tre figli, vive a Firenze, scrive recensioni di libri e di spettacoli teatrali e musicali che pubblica nel suo sitohttp://danielaedintorni.com/ che si occupa di varie tematiche e in cui ospita i contributi delle tante persone che le mandano loro opere poetiche e non solo.
    Ha scritto e pubblicato due libri su due tematiche “forti”: il mondo trans e quello del carcere, persone ristrette nel proprio corpo e in una cella, dal titolo “Fabiola storia di una trans” e “Voci dal carcere”.
    Fa la correttrice di bozze ed editor da una decina d’anni, scrive anche prefazioni e postfazioni per le amiche autrici e gli amici autori che gliene fanno richiesta e fa anche presentazioni in pubblico di libri.-

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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