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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Il riconoscimento reciproco a Paestum
    Costume e società

    Il riconoscimento reciproco a Paestum

    DolsBy Dols08/10/2012Updated:17/06/2014Nessun commento4 Mins Read
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    Non essendi potuta andare a Paestum, riporto la testimonianza di Cinzia Romano che mi sembra obiettiva. e felicemente riassuntiva.

    PAESTUM, LA SFIDA DEL RICONOSCIMENTO RECIPROCO
    pubblicata da La rete delle reti femminili 

     

    Il riconoscimento reciproco. Fra le donne e fra le tante associazioni,  gruppi e movimento in cui ciascuna di noi si confronta, lavora, produce idee e iniziative con altre. E’ uno dei temi che mi interessa di più e che è aleggiato anche a Paestum dove circa mille donne si sono ritrovate a discutere insieme la mattina di sabato e domenica e divise in 9 gruppi di lavoro nel pomeriggio di venerdì.

    Mariella Gramaglia lo pone  per Se non ora quando ( prendo in prestito le parole di Marina Terragni nel suo articolo sulla prima giornata. “Sono qui con mia figlia, e questo è un fatto. Ci sono anche grazie alla grande manifestazione del 13 febbraio, che per lei ha significato molto. Mi pare invece che qui stiamo rimuovendo Se Non Ora Quando, e questo volersi ignorare reciprocamente mi dispiace. Quanto al 50/50: è senz’altro qualcosa che ha a che vedere con la giusta ambizione delle giovani donne a un futuro”). Lo pone un’altra donna domenica mattina (mi scuso ma non ho capito il nome e la città) per l’Udi.

    Tema vero, ma che mi fa dire che, se nessuna è innocente, esistono gradi diversi di colpevolezza. Nessuna puo’ chiamarsi fuori, proprio dopo il 13 febbraio e soprattutto dopo l’incontro a luglio di Siena. Non aiuta nessuna far finta che  Snoq ha in parte ignorato il lavoro dei gruppi femministi che non hanno mai smesso di esistere e di elaborare. Che ha scelto una modalità di rapporto con le tante donne che erano in piazza il 13 febbraio di tipo verticistico-piramidale che. se ha visto la positiva nascita di tanti comitati territoriali, ha anche di fatto escluso, allontanato e deluso molte donne singole o riunite in gruppi, associazioni e movimenti.

    La stessa Rete delle Reti (che sta cercando anche attraverso un portale www.retedelledonne.org di mettere in relazione singole donne e gruppi, associazioni e movimenti) è nata per cercare di colmare quel vuoto di relazioni e reciproco ascolto, che non nega anche di conflitto quando occorre,  di cui molte sentono un grande bisogno.

    A Paestum però, più che negli incontri a cui ho partecipato di Snoq, lo sforzo reciproco di ascoltare le istanze di tutte è stato fatto. E dall’iniziale smarrimento di molte, io fra loro, nell’ascoltare l’estraneità e la diffidenza di alcune verso il tema della rappresentanza; nel rimuovere, altre, l’angosciosa e terribile quotidianità di degrado istituzionale e politico, nel lavoro nei gruppi e negli interventi di domenica, mi sembra che le posizione di tutte abbiano trovato ascolto, cittadinanza, rispetto.

    Io più che di rappresentanza credo sia corretto parlare di presenza delle donne ovunque, in tutti i luoghi dove si decide per tutti e anche per noi (Donne e informazione l’ha scritto anche in un manifesto-appello nell’autunno scorso). Non restringendo quindi il campo alle sole assemblee elettive istituzionali. Con l’ambizione di decidere, ovunque, non solo per noi, ma anche per gli uomini. Non esistono temi che non ci riguardano, non esistono problemi che le donne non sanno affrontare e risolvere per il bene di tutte e tutti.

    Alessandra Bocchetti, donna che stimo e ammiro, (sulla RetedelleReti troverete il suo intervento) non poteva trovare parole migliori per spiegare perché le donne non possono più non esserci.

    Ma, aggiungo, senza un reciproco riconoscimento (del valore, delle competenze, dell’autorevolezza, del desiderio, che ci rende ognuna diversa dall’altra) il nostro esserci rischia di risultare inefficace, ininfluente, e ancora subalterno all’eterno esserci (troppo) maschile. E se non siamo capaci di “riconoscerci” prima fra noi, perché mai gli uomini dovrebbero farlo e lasciare alle donne i posti che hanno occupato?

    La sfida è ancora tutta fra noi. Mi auguro che venga affrontata e risolta positivamente proprio in nome di quel “primum vivere” che ci ha portato a Paestum.

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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