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    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»Rosetta che non c’è
    Pari opportunità

    Rosetta che non c’è

    Cristina ObberBy Cristina Obber19/08/2012Updated:18/06/20146 commenti3 Mins Read
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    Rosetta è La lavoratrice invisibile, quasi sempre femmina, che lo stato non vede, non riconosce.

    di Cristina Obber

     

    Sono ad una festicciola in giardino dalla cara amica Lucia.

    C’è una ragazza di 28 anni, Tamara, in sedia a rotelle per una distrofia muscolare congenita.
    C’è  anche la sua mamma, Rosetta, sorridente e solare come la figlia.

    Chiacchierando finiamo sul discorso pensioni.
    Rosetta mi dice che il marito, dopo 40 anni di lavoro, è andato in pensione nel 2008 – giusto in tempo per non finire nelle grinfie della riforma Fornero – e tra la pensione e lo stipendio della figlia, che ha un impiego in un ufficio, riescono a sostenersi decentemente.
    Mi dice anche “Io non ho mai lavorato, non fuori casa”.
    In effetti Rosetta è casalinga, non ha mai avuto un lavoro retribuito, ma mi racconta che oltre a prendersi cura di una figlia malata di distrofia -e una cosa è immaginarlo e altra cosa è farlo tutti i giorni di tutti gli anni di un’intera vita-, ha dovuto occuparsi anche di tre fratelli disabili poiché la madre, che soffriva di depressione, è mancata presto.

    La disabilità dei fratelli è di tipo mentale, non grave, mi spiega, ma sufficiente per aver bisogno di una sorella che ti faccia la spesa e si prenda cura di te e della tua casa come se fossi eternamente piccolo.

    Ma la lavoratrice Rosetta non esiste, per lo stato non ha mai lavorato, non lavora.
    Per lo Stato Rosetta ogni mattina si sveglia, si pettina, e guarda fuori dalla sua finestra il mondo che si muove.

    Rosetta è La lavoratrice invisibile, quasi sempre femmina, che lo stato non vede, non riconosce. Ma Rosetta non ha poteri magici per apparire con in mano uno scettro come le eroine dei cartoni animati. Lei è un’ eroina dei nostri tempi, è il simbolo di tanti eroine invisibili che lavorano duramente tutta una vita, prendendosi cura di una casa, dei figli, di un marito spesso incapace di contribuire a questo lavoro di cura sulle spalle delle donne.

    Una cura prestata con amore certo, una cura che gratifica ma che affatica, che toglie spazio e tempo alla cura di sé, che vede le donne votate a farsi carico anche di fratelli e genitori e suoceri in difficoltà.

    Ma lo stato tiene alto lo sguardo, cerca all’orizzonte il suo popolo astratto.
    Basterebbe abbassarlo, questo sguardo altezzoso, sulla vita quotidiana delle persone, delle famiglie, di chi questo paese lo ha costruito e lo costruisce ogni giorno, invisibile e forte proprio come certi eroi.
    Basterebbe fare due passi tra la gente per bene.

     

     

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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    6 commenti

    1. Lucia Martini on 19/08/2012 21:18

      Ciao Cristina , che bei momenti che ci sai dare tu , sempre con le tue novità , e nessuna a caso , un bacio Lucia

      Reply
    2. Avatar photo
      Dols on 20/08/2012 09:53

      Basterebbe cara Cristina, essere onesti. Ma l’onestà non è di questo paese.

      Reply
    3. Paola on 20/08/2012 10:14

      Sai sempre cogliere e nello stesso tempo fai emergere, con estrema sensibilità, la parte più vulnerabile di uno scorcio di umanità che dovrebbe essere protetta senza mai che nessuno lo chieda. La potenza delle tue parole entra direttamente e riesce a scuotere gli animi di chi già ogni giorno analizza la realtà…e spesso si sente impotente.
      Grazie. Paola

      Reply
    4. Alessandra on 20/08/2012 10:26

      E continuano così, se si sentono i discorsi dei nostri governanti, capiamo che quello sguardo non l’abbassano mai!

      Reply
    5. Eugenio on 27/08/2012 15:36

      Brava Cristina.
      Bravissima Rosetta.
      Però è scandaloso! ci deve essere un qualche appiglio perché l’ASL rimborsi una parte dei costi che non sostiene grazie a questa opera quotidiana.
      Ci vorrebbe un parere di qualche tecnico esperto del settore…

      Reply
    6. guido on 15/09/2012 10:11

      Ciao Cristina,
      basterebbe più onestà da parte di TUTTI e probabilmente lo stato ci sarebbe…………….e invece ci insegnano fin da piccoli a essere più “furbi” degli altri!!!!
      Un abbraccio

      Reply
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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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