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    Home»Vie e disparità»Toponomastica femminile in Veneto
    Vie e disparità

    Toponomastica femminile in Veneto

    DolsBy Dols30/07/2012Updated:19/08/20126 commenti7 Mins Read
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    La foto.
    Mauro Zennaro
    Venezia, Campiello Santa Maria Nova, 1972

    Toponomastica femminile in Veneto.

    Modalità di ricerca, comportamenti e risposte.

    Di Nadia Cario, Giulia Penzo, Silvia Enzi, Alessandra Mareto

     

    La toponomastica veneta non differisce sostanzialmente dal quadro generale che emerge dalla ricerca nazionale: vie, luoghi e piazze, a una prima rilevazione statistica, sono dedicate quasi tutte all’universo maschile e ai nomi geografici.

    Dai dati femminili, seppure parziali, si evince che nella regione prevalgono come altrove le intitolazioni a madonne e sante. A esse va tuttavia a sommarsi una discreta presenza di letterate, benemerite e benefattrici anche laiche, a testimoniare l’importanza in loco della solidarietà e della beneficenza.

     

    Il gruppo di lavoro veneto al momento ha raccolto i dati di 148 comuni su 581 (25,47%).

    Il territorio è stato censito con varie modalità: recandosi in Comune a chiedere gli stradari, scrivendo e-mail agli uffici anagrafici, a sindache, sindaci e assessore, scaricando mappe e indirizzari da Internet, utilizzando Google maps.

    Le difficoltà sono state diverse, soprattutto nella fase di avvio.

    I Comuni sembravano restii a rilasciare dati e c’è chi ha gridato al ridicolo, paventando l’introduzione di quote rosa anche sui nomi delle strade.

    Ulteriore difficoltà è emersa dalle interpretazioni soggettive di nomi, personaggi e ruoli. Quando i Comuni inviano censimenti elaborati e non accompagnati da stradari, si verifica talvolta l’esclusione di santi, beate, sante e madonne dal computo. In questi casi le segnalazioni sono state registrate in via transitoria e si è in attesa degli stradari completi già richiesti alle rispettive amministrazioni.

    Nella Provincia di Padova ha risposto circa il 32% dei Comuni e sono stati censiti 70 comuni su 104 (67,31%).

    I dati che emergono si possono così riassumere: su un totale di 9.019 tra vie, piazze, corti, passaggi e larghi, 4.339 (48,11%) sono intestati a uomini, e 222 (2,46%) a donne.

    Il Comune di Padova, con le sue 61 strade femminili (di cui 4 madonne e 22 tra sante e beate), si attesta al 2,85%, al di sotto, quindi, della media nazionale del 4%. Recentemente, abbracciando le proposte di Toponomastica femminile e la spinta ad accorciare il divario di genere, la città ha intitolato due vie a due donne che hanno vissuto intensamente le loro vite e professioni: Ilaria Alpi e Marisa Bellisario. Segno di una sensibilità che sta trovando terreno culturale fertile nella stessa Amministrazione, confermata, peraltro, dalla disponibilità dell’Ufficio Toponomastica, che si è reso disponibile concedendo alle nostre ricercatrici di consultare lo schedario e il materiale, tra scaffali pieni di piastrelle dal fondo bianco e dal bordo blu, numeri civici ordinati in attesa di essere applicati, e cassettini di metallo grigio-beige, in stile vintage, con schede di intestazioni, motivazioni e riferimenti documentali.

    Sono molti i Comuni del padovano a non avere vie intitolate a donne: 17 su 70 censiti.

    Il comune più virtuoso è Grantorto con 5 strade su 56 totali (8,93%), dedicate alle Principesse Jolanda e Mafalda, alle Regine Elena e Margherita e a Sterni Beata Gaetana.

    In generale, accanto a molte figure religiose e alcune della mitologia greca, come Asterodea e Gorgofone che rimandano a figure molto lontane, il comune di Bagnoli, intitolandole una strada, onora la levatrice del paese Onorina Scanferla, che ha fatto nascere bambini e bambine per 40 anni. Dalle rilevazioni spicca che nei Comuni più lontani dalla città i toponimi legati ai paesaggi rurali sono più diffusi rispetto alle intitolazioni a persone.

    In alcune province venete i dati sono così parziali da non poter offrire un quadro esauriente della situazione.

    Nonostante il patrocinio dell’Anci, molti Comuni, infatti, non hanno risposto alle nostre mail e non hanno spedito né censimenti, né stradari.

    Ci si interroga sulle ragioni di tanta ritrosia, che non coglie l’importanza strategica della trasparenza dei dati, ai fini di una maggiore democrazia e partecipazione cittadina.

    È il caso della Provincia di Rovigo. Dei 50 Comuni che rientrano nella sua provincia, finora hanno risposto solo in 6 (12%), consentendo di censire un totale 460 strade, di cui 211 (45,86%) intestate a uomini e 10 (2,17%) a donne.

    Sono state contattate anche le Consigliere di Parità delle Province di Padova e di Rovigo, per dare maggior impulso all’invio dati, ma da entrambe non è ancora arrivata risposta alcuna.

    Ancora meno significativo il campione della Provincia di Vicenza, dove sono stati censiti solo 9 Comuni su 121 (7,4%).

    I dati forniti dall’amministrazione della città capoluogo indicano 1.122 aree intitolate di cui 20 nomi femminili e 535 maschili, con valori inferiori (1,8) alla media nazionale (4%). Le donne in prevalenza sarebbero scrittrici (9), benemerite e benefattrici (8), insegnanti (2) e una fondatrice della Congregazione delle Suore Dorotee di Cemmo. Siamo in presenza, tuttavia, di uno dei casi in cui madonne e sante sono state escluse dal computo, categorie presenti invece negli stradari di rete: (Bertilla, Margherita, Maria Nova…).

    Non dissimile la situazione nella Provincia di Belluno, dove sono pervenuti 8 censimenti su 69 (11%). L’amministrazione segnala un’unica via dedicata alle donne, omettendo madonne e sante presenti nella toponomastica cittadina (santa Fosca, santa Maria dei Battuti, Madonna della Salute, Madonna Prima…).

    Da notare il caso particolare del Comune di Sappada, che per la conformità territoriale di borgate sviluppatesi da antichi masi che portano nomi dialettali e bilingue (tedesco/italiano), non ha vie intitolate al genere umano. Si presume che altre zone di montagna, non ancora censite, mostrino analoga particolarità.

    Anche la Provincia di Verona non è stata generosa con l’inoltro di stradari o censimenti. Abbiamo raggiunto solo 10 Comuni su 98 (10,2%), tra cui l’amministrazione del capoluogo, che si è complimentata per l’iniziativa e ha spedito lo stradario. Attraverso la lettura delle schede biografiche ritroviamo storie locali di donne coraggiose, come quella di Rosa Bello Passigato, che fu uccisa durante l’arrivo dei tedeschi a Oppeano il 26 aprile 1945, per difendere il figlioletto e i suoi concittadini. Memorie che andrebbero valorizzate, diffuse e condivise con l’intera cittadinanza.

    Nella Provincia di Venezia sono stati censiti appena 5 comuni su 44 (11%) ma i dati si complicano ulteriormente a causa della conformazione del territorio.

    I cosiddetti nizioleti (nome veneziano delle targhe stradali della sola città lagunare, tradotto in italiano con lenzuolini), ricordano le famiglie importanti, le parrocchie e i tanti mestieri artigiani che connotavano la città. Come scrive Tiziana Plebani, in Toponomastica veneziana e il ricordo delle donne, (http://www.facebook.com/groups/292710960778847/doc/294959323887344/) sono sedimentati nel tessuto cittadino sia i toponimi monastici, compresi quelli femminili (come rii, calli e fondamente intitolate a Cappuccine, Convertite, Eremite, Muneghe, Moneghette, Vergini ecc..), sia i ricordi di pizzocchere, beghine e terziarie e di istituti femminili (Penitenti, Zitelle, Pietà, Ospedaletto, Soccorso, Ca’ di Dio, ecc…). Rarissime, anzi eccezionali, le calli dedicate a un singolo personaggio, e in questo si evidenzia la differenza radicale con altre città. A Venezia attribuire rilevanza a un singolo cozzava contro l’idea di una comunità costruita dall’intero patrimonio delle famiglie e soprattutto contro l’orgogliosa rivendicazione di libertà da un potere signorile o monarchico.

    Gli stessi nomi li ritroviamo anche in altre città del circondario, come a Chioggia, simile nella conformazione territoriale a Venezia, la cui Assessora alle Pari Opportunità ha aderito all’iniziativa 8 marzo: 3 donne, 3 strade (in provincia hanno inoltre aderito il Comune di Cavarzere e il Centro Donna di Venezia, che ha segnalato la recente dedica di tre aree di circolazione di Mestre ad altrettante donne).

    Del tutto diversa la situazione nella Provincia di Treviso.

    Sono 40 su 95 i Comuni (42%) che hanno collaborato alla ricerca. Stefania Barbieri, Consigliera provinciale di Parità, ha inviato una sua richiesta dati  a tutte le Amministrazioni provinciali e le risposte non sono mancate, sottolineando l’importanza del collegamento con chi conosce il territorio ed è in grado di sensibilizzare le istituzioni locali.

    Nel territorio ci sono 11 comuni sui 40 censiti (27,5%) che non hanno dedicato strade alle donne.

    Nel capoluogo si contano 1.087 vie/vicoli/piazze: 534 intitolate a uomini, 57 a donne (5,2%) con valori superiori la media nazionale. L’Amministrazione, inoltre, ha inviato alle ricercatrici la scheda biografica di ciascuna donna segnalata.

    Al momento è Asolo a risultare il nucleo più attento  “al femminile”, con 6 strade su 61 dedicate alle donne (9,8%).

    Per una lettura più dettagliata si rimanda al sito www.toponomasticafemminile.it, dove i dati vengono via via raccolti e selezionati.

    Si ricorda che il gruppo lavora su base volontaria ed è aperto a tutte/i coloro che vogliano contribuire per accelerare il cambiamento culturale e offrire alle generazioni future modelli di riferimento più vari ed equilibrati.

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    6 commenti

    1. Maria Pia Ercolini on 31/07/2012 05:08

      La foto.
      Mauro Zennaro
      Venezia, Campiello Santa Maria Nova, 1972

      Reply
    2. giulia basile on 31/07/2012 08:00

      Che lavoro ragazze! Brave!Diffondere esempi positivi in un mondo distratto è una delle poche cose buone che si possono fare.

      Reply
    3. gioiastella on 02/08/2012 11:24

      il lavoro mi sembra buono ma ho un appunto da fare sulla fotografia:
      la scritta che appare sotto la targa della via E’ INOPPORTUNA e FUORVIANTE.. a meno che l’intenzione non fosse quella di fare propaganda politica!!!

      Reply
      • Maria Pia Ercolini on 02/08/2012 21:46

        Per la foto, vorrei sottolineare che è una testimonianza del 1972. Ne ho precisato la data proprio perché si capisse il valore artistico dell’immagine d’epoca: è storia di quarant’anni fa.

        Reply
    4. Alessandra Mareto on 02/08/2012 14:08

      Che orgoglio e che onore aver partecipato a questo lavoro preziosissimo,importante e bellissimo! Un ringraziamento speciale a Maria Pia Ercolini per la meravigliosa idea avuta per questo progetto, per il suo grandissimo impegno per questo lavoro e anche per la parità di genere.
      Ringrazio tutti i “colleghi” del gruppo Facebook di Toponomastica Femminile e soprattutto quelli della mia Regione il Veneto con particolare affetto per Nadia Cario che ho conosciuto personalmente.

      Reply
    5. toni on 19/07/2013 11:33

      “gioiastella
      la scritta che appare sotto la targa della via E’ INOPPORTUNA e FUORVIANTE..”

      a me pare grammaticalmente scorretta, ma molto oppurtuna e latrice di una verità storica inoppugnabile.

      Reply
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