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    Home»Costume e società»Cultura»Indesiderabili – di Chiara Cremaschi
    Cultura

    Indesiderabili – di Chiara Cremaschi

    DolsBy Dols09/10/2011Updated:01/07/2014Nessun commento6 Mins Read
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    Parola ai protagonisti di ViaEmiliaDocFest:

    LA II GUERRA MONDIALE DI CHIARA CREMASCHI REGISTA DI INDESIDERABILI

    Intervista esclusiva all’autrice del film in concorso al primo festival italiano online del cinema documentario, visibile su http://www.viaemiliadocfest.tv/.

    “Indesiderabili” (Italia, 2010, 52’) diretto da Chiara Cremaschi è il titolo di uno tra i 30 documentari in gara alla seconda edizione di ViaEmiliaDocFest. Il film racconta una vicenda ignorata e, ancora oggi, dimenticata all’interno della 2° Guerra Mondiale. A partire dal 1939 numerose donne considerate “indesiderabili” per lo stato francese – ladre, pro-stitute, trafficanti di droga, comuniste e anarchiche – furono deportate e confinate a Rieucros, un piccolo paese del sud della Francia. Filo conduttore del documentario il libro autobiografico di Teresa Noce: “Rivoluzionaria professionale”.

    Cosa ti ha spinto ad occuparti di questa storia?
    “Il progetto non nasce da una mia idea, ma dall’intuizione delle persone che stavano lavorando per costruire l’associazione Casa Di Vittorio, a Cerignola. Lo storico Bernardo Milano, molto interessato alle vicende della famiglia Di Vittorio, ha trovato il libro della storica Mechtild Gilzmer, che aveva fatto una tesi di dottorato sulle donne tedesche al campo. Sono stata contattata per fare delle interviste a Baldina Di Vittorio e a Lina Fibbi, le due italiane ancora in vita… e invece da lì mi è nata l’idea che si potesse fare qualcosa di più oltre alle interviste e con molto tempo e fatica abbiamo costruito il film. Mi interessava raccontare una storia poco conosciuta, di donne che se ne erano andate dalla loro terra per cercare la libertà ed invece erano state rinchiuse e catalogate Indesiderabili per le loro scelte politiche tanto quanto le delinquenti comuni e quindi, tutte insieme, allontanate dalla società. La sentivo una vicenda molto attuale e l’incontro con Lina Fibbi me l’ha confermato. Mentre ero da lei mi ha detto, con ironia: ‘per farti capire la situazione, è come se adesso costruissero dei campi per metterci gli extracomunitari, soprattutto i rumeni…’. Volevo anche che fosse chiaro l’aspetto politico della vicenda. Quelle donne erano tutte comuniste, socialiste ed anarchiche. Insomma, era una storia in cui mi riconoscevo molto, anche se ero consapevole che non era semplice da raccontare”.

    Il tuo lavoro è formato da materiali molto diversi tra loro: materiale proveniente dall’Istituto Luce, i disegni delle detenute che avete animato, interviste realizzate oggi alle protagoniste, immagini girate da te in super8. Quanto è stato importante il materiale d’archivio nel tuo lavoro e hai incontrato delle difficoltà nel recuperalo e nell’utilizzarlo?
    “Il materiale d’archivio è stato molto importante, per me lo è sempre nei lavori che faccio (sia per i film sia per le scritture). Mi interessano le storie delle persone e i loro sentimenti nella Storia, non riesco a pensare che ognuno vada avanti per sè e basta. Il materiale del Luce non è stato di difficile reperimento (basta pagare), l’Associazione sulla memoria delle donne di Rieucros ci ha messo a disposizione le fotografie e grazie alla Gilzmer abbiamo avuto la liberatoria sui disegni. Anche due delle interviste sono d’archivio, erano state realizzate da una regista francese Delphine de Blic, che me le ha date. Insomma, intorno al progetto, si è creata una grande solidarietà da questo punto di vista”.

    Il mondo del web, la multimedialità e le nuove tecnologie influiscono sul tuo modo di creare film? E se sì, come?
    “A dire il vero ho ricominciato a ‘fare’ film da pochissimo, proprio con Indesiderabili. Dopo qualche corto in pellicola, girati una vita fa, per dieci anni ho fatto la sceneggiatrice. Quindi sto riscoprendo tutto. E tutto mi affascina, ma non posso dare una vera risposta. Sono molto influenzata dalla mia formazione di scrittrice, mi rendo conto che sono un passo indietro rispetto alla tecnologia (oltre ad essere un’imbranata pazzesca) ma sto studiando…”.

    Credi che il web possa essere decisivo nella diffusione del cinema documentario?
    “Penso di sì, visto anche che il documentario ha poco spazio in tv e quasi nulla al cinema… Ho visto diversi siti e piattaforme molto interessanti. La rete ormai è fondamentale. Grazie a internet è nata anche la rivoluzione nei paesi mediterranei, no?” .

    Tre cose per invogliare il pubblico a guardare il tuo doc e votarlo.
    “Mi fa piacere che questa storia sia vista e ascoltata, perchè si sa molto poco degli esuli politici italiani, delle donne politiche ancor meno. Vorrei che vedendo Indesiderabili ci si facesse delle domande su quanto costa fare delle scelte, su cosa vuol dire trovare l’orgoglio e la solidarietà. Comunque vada la vita, vale sempre la pena scegliere. Inoltre mi piacerebbe che venisse compreso ‘chi ha fatto cosa’ in quella situazione, perchè l’importante per quelle donne era trovare un modo, insieme, per prendere il meglio da dove si era. Al di là dei voti, questi sono i messaggi importanti che ci hanno lasciato”.

     

    Chiara Cremaschi comincia ad occuparsi di cinema nel 1990, collaborando con Lab80 film e Bergamo Film Meeting e lavorando sui set prima come segretaria d’edizione e poi come assistente alla regia.
    Dirige numerosi cortometraggi, tra cui “Parole per dirlo-dalla parte delle bambine”, “Dolce attesa”, e “Quella cosa incredibile da farsi”, che ottengono numerosi riconoscimenti ai Festival. Con la prima sceneggiatura “Il cielo stellato dentro di me” ottiene la Menzione Speciale al Premio Solinas e il Premio Film Made in Italy di Rai-International. Poi i due soggetti originali: “Senza di voi” e “Rumori di fondo”, ancora premiati al Premio Solinas, e il soggetto di adattamento “Quando avevo cinque anni mi sono ucciso” è Finalista. Ha scritto numerose serie televisive, tra cui “Compagni di scuola”, “Raccontami”, “Squadra Narcotici” e le serie di animazione “Milo” e “Penny X”.

    ViaEmiliaDocFest è ideato, organizzato e gestito da PULSEMEDIA editore, produttore e distributore multipiattaforma di film-documentari, videoclip, livecast, che ricopre oggi un ruolo strategico e innovativo nella comunicazione multimediale grazie ad un suo peculiare modo di raccontare il Prodotto, l’Evento, le Storie, basato su una felice sintesi tra sensibilità autoriale e know how tecnologico tra i più avanzati.
    Piombo Fuso (82’, 2009), di Stefano Savona vincitore al Festival di Locarno 2009, Il Popolo che Manca (75’, 2010) di Andrea Fenoglio e Diego Mometti vincitore del Premio Speciale della Giuria alla 28° edizione del Torino Film Festival – sezione Italiana.doc; Il Palazzo delle Aquile (123’, 2011) sempre di Stefano Savona (produzione associata), vincitore del concorso internazionale al Cinéma du Réel 2011 e selezionato nella sezione ACID al Festival di Cannes 2011 e Lo chiamavamo Vicky (50’, 2011) di Enza Negroni unico lavoro italiano in concorso al Biografilm Festival 2011, sono solo alcuni dei titoli prodotti dalla società emiliana, che anno dopo anno ottiene dal mondo cinematografico e del documentario – addetti ai lavori e pubblico – autorevoli riconoscimenti.
    Attualmente è in fase di postproduzione Freakbeat (t.p.), film lungometraggio per la regia di Luca Pastore, e sceneggiatura di Claudio Piersanti, con Roberto ‘Freak’ Antoni, realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna e della Cineteca di Bologna.

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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